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L’AIEA denuncia l’Iran: “Nessuna garanzia sul programma nucleare”. Altri imprenditori italiani a Teheran…

Creato il 10 novembre 2014 da Nopasdaran @No_Pasdaran

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L’appello dei sette leader politici senza arte ne parte, tra cui Emma Bonino, in favore di un accordo nucleare con l’Iran, suona sempre di piu’ come una ridicola farsa. Questa affermazione è vera soprattutto alla luce del nuovo report dell’AIEA sul programma nucleare iraniano. Un report che non lascia dubbi sulla volontà del regime iraniano di non collaborare seriamente con la Comunità Internazionale. Secondo quanto riportato nel paper rilasciato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Teheran “non ha dato alcuna spiegazione che permetta all’Agenzia di chiarificare la situazione o ha proposto nuove pratiche misure” per rispondere alle domande degli ispettori internazionali. Non solo: secondo quanto contenuto nel report AIEA, il regime iraniano ha anche violato l’accordo temporaneo firmato con la Comunità Internazionale nel Novembre del 2013 (noto come JPA). Infatti:

  • Il quantitativo di uranio arricchito al 3,5% è continuato a crescere di almeno 230 chilogrammi al mese. L’Iran ha oggi un ammontare di 12,945 chilogrammi di uranio arricchito al 3,5%;
  • La quantità di uranio arricchito al 20% e trasformata in ossido in possesso di Teheran rimane alta, abbastanza per poter essere riconvertita in poco tempo al fine di costruire una bomba nucleare;
  • In piena violazione del JPA, Teheran ha caricato con esafloruro di uranio UF6 la sola centrifuga di tecnologia avanzata IR5 nell’impianto di Natanz.

C’è poi di peggio: come riportato dal report AIEA, nessun passo avanti è stato fatto per chiarire quanto succede all’interno della base militare di Parchin ove l’Iran ha testato, in una apposita area, gli effetti di una esplosione nucleare. In tal senso, bisogna riportare che proprio il 7 novembre, negli Stati Uniti, l’opposizione iraniana facente capo ai Muhjadin del Popolo (MeK), ha rivelato nuovi importanti particolari in merito a Parchin. Secondo quanto denunciato dal MeK, nella base di Parchin sarebbero presenti non una ma due camere per testare esplosivo ad alto potenziale, sotto il diretto controllo dell’ “AzarAb Industries”, gruppo industriale dei Pasdaran. A gestire questo programma segreto c’è un uomo fidato di Mohsen Fakhrizadeh, anche noto come il padre dell’atomica iraniana. L’ufficiale dei Pasdaran responsabile dell’area si chiama Saeed Borji, laureato all’università di Sharif (controllata direttamente dalle Guardie Rivoluzionarie). Sotto di lui ha lavorato sia l’ingegnere ucraino V. Danilenko, che Vladimir Padalko, parente dello stesso Danilenko. Entrambi hanno permesso a Teheran di avere la tecnologia necessaria per testare gli effetti di una espolosione nucleare. Qui di seguito potrete rivedere la conferenza stampa completa dei rappresentanti de MeK negli Stati Uniti, relativa al sito di Parchin. Vogliamo ricordare che, nel 2002, furono proprio i rappresentanti del MeK a denunciare per primi il programma clandestino nucleare del regime dei Mullah.

Conferenza stampa della resistenza iraniana in merito alla base militare di Parchin (7 Novembre 2014)

Nonostante le condanne internazionali contro l’Iran (non solo sul nucleare, ma anche sui diritti umani come dimostra l’ultimo report dell’inviato speciale ONU Shaheed), non si arresta il viavai di imprenditori europei verso la Repubblica Islamica. Favoriti dal clima di appeasement internazionale, numerosi industriali sono atterrati in questi mesi a Teheran, con la speranza di ottenere qualche ben contratto economico, fregandose altamente se questi accordi favoriscono un regime repressivo come quello dei Pasdaran. Questo week end, quindi, è toccato nuovamente ad una delegazione di imprenditori italiani: benedetti dalla Camera di Commercio Iran Italia, sono arrivati nella Repubblica Islamica un gruppo di rappresentanti di aziende italiane. Secondo le prime informazioni fatte trapelare solo dalla stampa iraniana, gli imprenditori sarebbero particolarmente interessati ad investire nella Provincia di Fars. Insomma, come suddetto, tutto va bene pur di fare soldi. Cosi, mentre i soliti pochi si continueranno ad arricchire all’interno del regime, la maggior parte della popolazione iraniana continuerà a subire l’effetto tragico e perverso di questo sostegno economico: la sopravvivenza della Repubblica Islamica.

L’inviato ONU A. Shaheed denuncia gli abusi del regime (28 Ottobre 2014)



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