La nascita di Dylan Dog mi passò quindi sotto il naso senza che me ne accorgessi. Il successo forse insperato che arrise all'indagatore dell'incubo me lo fece conoscere insieme all'apprezzamento che gli tributarono alcuni amici di qualche anno più grandi di me, e questo forse avveniva un po' più in là del 1986. O forse no, di tempo ne è passato vai a sapere che scherzi può fare la memoria. Resta il fatto che questo sorprendente titolo rimase per me una lettura assolutamente occasionale al pari di molte altre cose pubblicate all'epoca.
Cosa avrà trovato il ragazzo fortunato che nell'ottobre del 1986, al contrario di quello che accadeva a me, aveva in tasca le mille e rotte lire necessarie per comprarsi l'albo in questione? Intanto, fortunato e inconsapevole, l'esordio di quello che sarebbe diventato un piccolo (o grande) mito dell'editoria italiana e di un personaggio destinato a una popolarità che gli ha permesso di rimanere vivo e vegeto fino ad oggi, e di anni ne sono passati quasi trenta.
La copertina di Villa che lasciava presagire dosi d'orrore sconfinato mostrandoci un Dylan Dog attorniato da morti viventi in una notte di luna piena, non tradisce ne mistifica quello che il ragazzo di cui sopra si apprestava a leggere.
Non male come presentazione, soprattutto se pensiamo che il titolo della storia, la prosa di Tiziano Sclavi e le matite di un ispirato Angelo Stano ci dicono a gran voce che c'è molto di più di un caso di omicidio alla Nick Raider. Presto entrano in scena elementi che faranno poi parte del mito della serie: l'indirizzo di Craven Road al numero 7, il campanello urlante, il fido aiutante Groucho capace di infilare battute e battutacce a un ritmo insostenibile, la figura fascinosa di Dylan e la costruzione eterna del modellino del galeone. Dylan Dog si presenta come un tipo sicuramente strano e affascinante, un indagatore dell'incubo che presenta alcune somiglianze con il celebre Sherlock Holmes: la postura e alcune gestualità, il riflettere con l'ausilio di uno strumento musicale (il clarinetto) e la convinzione che, scartate tutte le ipotesi possibili, quello che rimane è l'incubo. Al contrario del più celebre collega, Dylan rivela anche essere in possesso di una sana dose di senso dell'umorismo (meno molesto di quello di Groucho) e di gusti particolari: chi di voi metterebbe su un vinile con la soundtrack di Ghostbuster in presenza di una bella cliente al quale fascino lo stesso Dylan non sa resistere (altra caratteristica molto dylaniana quella di non saper resistere al fascino femminile)?
Il caso si presenta ovviamente come una pura e semplice questione romeriana, si, insomma, morti viventi, zombi, il filone è quello e proprio l'arte di Romero viene omaggiata da Tiziano Sclavi che concede ai suoi personaggi una distensiva visione del film Zombi prima che l'azione vera e propria cominci e che l'incubo si trasformi in realtà. Fanno capolino in questo primo numero due dei personaggi che diveranno ricorrenti nella serie: l'ispettore Bloch e il dottor Xabaras, accostato niente meno che al diavolo ma presentato anche come un novello dottor Frankenstein. Si attinge a piene mani alla mitologia dell'orrore e dell'oscuro, facendo questo Sclavi delinea una vicenda dalle atmosfere coinvolgenti e inquietanti che promette sviluppi interessanti e non fatica a far presa sul lettore. Dal canto suo le matite di Stano rendono vive e reali quelle stesse atmosfere volute dallo scrittore raggiungendo il picco nella splendida sequenza ambientata nel villaggio di Undead in Scozia dove Groucho si rivela un ottimo tiratore e Dylan un indagatore pieno di risorse.
L'esordio è di quelli riusciti, di quelli che si prendono un pezzo di storia del nostro amato fumetto. Ora è in atto un rinnovamento della serie affidato alla supervisione di Roberto Recchioni, uno che sa il fatto suo, con lo scopo di riportare questi ormai antichi fasti sulle pagine del personaggio. I risultati dovremmo riuscire a vederli nella seconda metà di questo anno. Per ora le prime uscite legate a questa nuova gestione non fanno gridare al miracolo ma tutto questo era preventivato. Non ci rimane che tifare per Recchioni e la sua banda e stare a vedere cosa ne sarà del buon vecchio Dylan.