Oggi proponiamo la lettura di questo raffinato editoriale di Beppe Severgnini.
L’ALIMENTO MALSANO DEL POPULISMO
Oltre il limite della decenza
L’intervista al Corriere , ieri, ci presenta invece un uomo inconsapevole, che con ogni affermazione aggrava la propria posizione: «Amo gli animali. E poi il mio era un giudizio estetico, non politico». Non faccia l’ingenuo, il senatore Calderoli: non può non sapere che certi accostamenti fanno parte dell’arsenale dei razzisti. L’impressione è un’altra. Superato lo stupore per la reazione pubblica, il leader leghista ha capito che quell’uscita offensiva gli serve a riconquistare il centro della scena, dove la Lega ultimamente è transitata solo per litigi grotteschi, appropriazioni indebite e scandali in famiglia.
Chi lo conosce lo sa: Roberto Calderoli è tutt’altro che uno sprovveduto. Quella frase – come altre simili che l’hanno preceduta – rappresenta una sorta di istinto calcolato, comune ai populisti di tutto il mondo. Non importa se un’affermazione è volgare, aggressiva, imbarazzante. Basta che piaccia ai potenziali elettori.
Leader viene da to lead, condurre. Chi comanda deve guidare, non seguire; consigliare, non assecondare; ispirare, non istigare. Non è fastidiosa «correttezza politica» quella che spinge i media di tutto il mondo, in queste ore, a riportare e deprecare la vicenda Calderoli. È la consapevolezza che tutti i faticosi passi avanti contro il razzismo rischiano di diventare inutili. L’Italia è un grande, generoso Paese europeo; non può ragionare come un piccolo, astioso retrobottega.
Ho ascoltato l’audio del comizio di Roberto Calderoli a Treviglio, pubblicato da Corriere.it: la frase non gli è sfuggita, era il terminale di un ragionamento. È grave che gli uomini politici – non solo leghisti – considerino i comizi una zona franca, dove l’eccesso e l’offesa servono per conquistarsi l’applauso. È un errore di giudizio pari a quello di chi considera Internet un posto senza regole. Comizi, piazze, blog e social network sono luoghi pubblici, dove occorre tenere comportamenti decenti. Perché il contrario di decenza è indecenza. Ne circola abbastanza, di questi tempi, per aggiungerne altra.
Tratto da www.corriere.it del 16 luglio 2013