L’ALLEANZA TERAPEUTICA NELLE COMUNITÀ RESIDENZIALI Tra dipendenza istituzionale e appartenenza sociale

Creato il 05 settembre 2015 da Raffaelebarone

Nel dibattito scientifico sui fattori comuni ai diversi modelli
psicoterapeutici, l’alleanza terapeutica ha assunto una funzione centrale
e una dimensione di collaborazione relazionale collegata sia all’esito,
che alle strategie utilizzate per realizzarlo in modo efficace (Ponsi, 2002;
Lingiardi e Colli, 2010). La ricerca attuale la definisce come un processo
continuo e dinamico di negoziazione intersoggetiva caratterizzato da
inevitabili momenti di rottura e da momenti di risoluzione e riparazione;
soprattutto per i pazienti gravi, l’alleanza rappresenta più un obiettivo
che una precondizione del trattamento (Safran, Muran 2000). Scopo della
giornata di studio è quello di interrogarsi su come si possa costruire
questo fattore terapeutico nelle comunità residenziali e nei servizi che
accolgono pazienti gravi per psicopatologia e obbligatorietà del mandato
istituzionale.
Lo scenario attuale riguardante i percorsi nelle Comunità terapeutiche
italiane infatti è reso sempre più complesso da fattori variegati, spesso
distanti tra loro e conflittuali che spaziano da elementi sociali e politici,
e in particolare economici, a elementi legali e forensi, a quelli clinicoorganizzativi,
a fisiologiche, quanto necessarie, modificazioni culturali
e di trattamento. In questo contesto ci sembra importante ripensare
l’alleanza terapeutica quale base per l’avvio e lo sviluppo del processo di
cura, considerando come soggetti non solo i pazienti con le loro storie
di malattia e le loro risorse, ma gli stessi servizi invianti, i familiari, gli
operatori e i curanti delle comunità, i magistrati, gli avvocati, i tutori,
gli amministratori di sostegno ecc. Si tratta di un sistema di soggetti
plurimi, attori di una costruzione processuale articolata che acquisisce
autentica valenza terapeutica quanto più essi possono porsi come
Agenti, con se stessi e nella complessità della relazione con i residenti.
Le relazioni del mattino approfondiranno queste tematiche partendo
dalla multidimensionalità del costrutto di alleanza nell’azione
terapeutica e nella qualità delle iterazioni tra residenti, comunità,
famiglie e rete dei servizi. Nel pomeriggio l’intervento introduttivo
aprirà al collegamento tra la costruzione dell’alleanza terapeutica a
livello individuale-gruppale e il processo di inclusione sociale che
può restituire ai soggetti sofferenti un reale senso di appartenenza,
documentato da numerose esperienze che esprimono la vitalità del
modello comunitario italiano.
Nel dibattito scientifico sui fattori comuni ai diversi modelli
psicoterapeutici, l’alleanza terapeutica ha assunto una funzione centrale
e una dimensione di collaborazione relazionale collegata sia all’esito,
che alle strategie utilizzate per realizzarlo in modo efficace (Ponsi, 2002;
Lingiardi e Colli, 2010). La ricerca attuale la definisce come un processo
continuo e dinamico di negoziazione intersoggetiva caratterizzato da
inevitabili momenti di rottura e da momenti di risoluzione e riparazione;
soprattutto per i pazienti gravi, l’alleanza rappresenta più un obiettivo
che una precondizione del trattamento (Safran, Muran 2000). Scopo della
giornata di studio è quello di interrogarsi su come si possa costruire
questo fattore terapeutico nelle comunità residenziali e nei servizi che
accolgono pazienti gravi per psicopatologia e obbligatorietà del mandato
istituzionale.
Lo scenario attuale riguardante i percorsi nelle Comunità terapeutiche
italiane infatti è reso sempre più complesso da fattori variegati, spesso
distanti tra loro e conflittuali che spaziano da elementi sociali e politici,
e in particolare economici, a elementi legali e forensi, a quelli clinicoorganizzativi,
a fisiologiche, quanto necessarie, modificazioni culturali
e di trattamento. In questo contesto ci sembra importante ripensare
l’alleanza terapeutica quale base per l’avvio e lo sviluppo del processo di
cura, considerando come soggetti non solo i pazienti con le loro storie
di malattia e le loro risorse, ma gli stessi servizi invianti, i familiari, gli
operatori e i curanti delle comunità, i magistrati, gli avvocati, i tutori,
gli amministratori di sostegno ecc. Si tratta di un sistema di soggetti
plurimi, attori di una costruzione processuale articolata che acquisisce
autentica valenza terapeutica quanto più essi possono porsi come
Agenti, con se stessi e nella complessità della relazione con i residenti.
Le relazioni del mattino approfondiranno queste tematiche partendo
dalla multidimensionalità del costrutto di alleanza nell’azione
terapeutica e nella qualità delle iterazioni tra residenti, comunità,
famiglie e rete dei servizi. Nel pomeriggio l’intervento introduttivo
aprirà al collegamento tra la costruzione dell’alleanza terapeutica a
livello individuale-gruppale e il processo di inclusione sociale che
può restituire ai soggetti sofferenti un reale senso di appartenenza,
documentato da numerose esperienze che esprimono la vitalità del
modello comunitario italiano.
Nel dibattito scientifico sui fattori comuni ai diversi modelli
psicoterapeutici, l’alleanza terapeutica ha assunto una funzione centrale
e una dimensione di collaborazione relazionale collegata sia all’esito,
che alle strategie utilizzate per realizzarlo in modo efficace (Ponsi, 2002;
Lingiardi e Colli, 2010). La ricerca attuale la definisce come un processo
continuo e dinamico di negoziazione intersoggetiva caratterizzato da
inevitabili momenti di rottura e da momenti di risoluzione e riparazione;
soprattutto per i pazienti gravi, l’alleanza rappresenta più un obiettivo
che una precondizione del trattamento (Safran, Muran 2000). Scopo della
giornata di studio è quello di interrogarsi su come si possa costruire
questo fattore terapeutico nelle comunità residenziali e nei servizi che
accolgono pazienti gravi per psicopatologia e obbligatorietà del mandato
istituzionale.
Lo scenario attuale riguardante i percorsi nelle Comunità terapeutiche
italiane infatti è reso sempre più complesso da fattori variegati, spesso
distanti tra loro e conflittuali che spaziano da elementi sociali e politici,
e in particolare economici, a elementi legali e forensi, a quelli clinicoorganizzativi,
a fisiologiche, quanto necessarie, modificazioni culturali
e di trattamento. In questo contesto ci sembra importante ripensare
l’alleanza terapeutica quale base per l’avvio e lo sviluppo del processo di
cura, considerando come soggetti non solo i pazienti con le loro storie
di malattia e le loro risorse, ma gli stessi servizi invianti, i familiari, gli
operatori e i curanti delle comunità, i magistrati, gli avvocati, i tutori,
gli amministratori di sostegno ecc. Si tratta di un sistema di soggetti
plurimi, attori di una costruzione processuale articolata che acquisisce
autentica valenza terapeutica quanto più essi possono porsi come
Agenti, con se stessi e nella complessità della relazione con i residenti.
Le relazioni del mattino approfondiranno queste tematiche partendo
dalla multidimensionalità del costrutto di alleanza nell’azione
terapeutica e nella qualità delle iterazioni tra residenti, comunità,
famiglie e rete dei servizi. Nel pomeriggio l’intervento introduttivo
aprirà al collegamento tra la costruzione dell’alleanza terapeutica a
livello individuale-gruppale e il processo di inclusione sociale che
può restituire ai soggetti sofferenti un reale senso di appartenenza,
documentato da numerose esperienze che esprimono la vitalità del
modello comunitario italiano.