Che belle queste parole di Josè Saramago, che poi sono tra le ultime cose che ci ha lasciato il grande scrittore portoghese, perché è un testo scritto per un'importante iniziativa del Pen italiano che si terrà il prossimo novembre per il cinquantesimo anniversario del comitato Scrittori in prigione.
Anch'io sono decisamente insofferente all'abuso delle maiuscole, e non credo che si tratti solo di una questione di forma. O almeno, la forma in casi come questi è anche la sostanza.
Si rovesciano maiuscole, per aggrapparsi a concetti svuotati di senso e infarciti di retorica. Oppure con esse si innalzano piedistalli di parole, o addirittura barricate di parole, che dovrebbero mettere in risalto e procurare rispetto e omaggi a qualche autorità.
La burocrazia usa molte maiuscole, non a caso. Le istituzioni, quanti più sono lontane e distratte, fanno ricorso a frasi pompose e gridate fitte di maiuscole. Uno squallore per l'intelligenza, dice Saramago.
I grandi scrittori, no, non ne hanno bisogno. I grandi scrittori sanno pesare le parole. Sono i primi a sapere che le parole non sono bolle di sapone che si dissolvono in aria.
Ps: il Pen Club è un'associazione internazionale di scrittori impegnati nella difesa della libertà di pensiero ed espressione in ciascuna circostanza. Se non mi sbaglio, da una sua costola, nel 1961, è nata Amnesty International. Che è tutto dire.