L’ altra citta’: un libro quasi film

Creato il 20 maggio 2010 da Viadellebelledonne

Di “cartonati” belli ne abbiamo visti tanti. Ma questo merita una particolare attenzione. Ci mostra una città con i suoi abitanti, quella che non vediamo subito o che fingiamo di non vedere, forse perché ci irrita e spiazza un po’, eppure è sotto i nostri occhi tutti i giorni. L’Altracittà, scritto da Mia Lecomte e illustrato da Andrea Rivola (Sinnos editrice, Roma, collana Fiabalandia 2010) è un cartonato non a caso di formato orizzontale e le bellissime e spiritose illustrazioni si inseguono orizzontalmente come una sequenza filmica ininterrotta, quasi dilatandosi, e il testo assomiglia a una sceneggiatura: ci ricorda certi amabili films in cui protagonista è la collettività, quella di una città, appunto, o la comunità di un paese o quartiere con le sue microstorie che s’intrecciano. L’occhio del regista si sposta da un primo piano ad un altro, o fa scorrere il piano americano, o si sofferma sui volti e altri particolari, creando brevi fermi-immagine. In che modo si può realizzare questo in un libro che non è un film, ma è scritto da una scrittrice, che non è una regista? Raccontando di ogni personaggio – ognuno con un nome e un’identità ben precisa – una brevissima storia (sono poche frasi connotanti un carattere, tipo di vita, attività) o la breve azione che sta compiendo mentre l’occhio della cinepresa (o la penna della scrittrice) le gira intorno per poi riprendere a parlarne (cioè tornare sul primo piano) là dove l’aveva lasciato. E a questa intrigante passeggiata della cinepresa, come dentro la lettura del testo, il lettore è chiamato a partecipare, spettatore-attore di un racconto coinvolgente. Che non è solo quello della collettività che vive e abita nella città ma di tanti racconti individuali che, tutti insieme, compongono il mosaico corale di una narrazione. L’Altracittà infine non è che una grande città multietnica e multireligiosa e per questo così variegata, complessa e colorata, e ci sfila sotto i nostri occhi ormai costretti a vederla così com’è – “costretti” dall’evidenza prepotente della realtà stessa, una realtà umana mostrata con tanta delicatezza e tenerezza divertita, senza fronzoli, senza lirismi inutili, e lo slancio vitale necessario. L’autrice del testo è Mia Lecomte – poetessa nota, autrice apprezzata di altri libri per l’infanzia, e adesso anche brillante curatrice di antologie multietniche – che sa cogliere la realtà urbana e sociale nei suoi molteplici aspetti, con tanti personaggi quante sono le situazioni da loro interpretate e si chiamano: Viorel, Salvatore, Ling, Mimma, Pap, Ivan, Oscar, Yamila e Shana, Pablo e Tamara. L’Altracittà / è la città che tutti abitiamo/ e spesso non sappiamo /L’Altracittà/ è la città che abbiamo sotto gli occhi/ e spesso non la vediamo. L’Altracittà /è la solita città/ e spesso non la riconosciamo../L’Altracittà / è la nostra città… L’Altracittà è la città di chi lavora sodo e combatte quotidianamente per la sopravvivenza, dorme nelle periferie quando ha un letto e dentro i cartoni quando non ce l’ha, lotta tra mille difficoltà per non essere emarginato e ottenere i suoi diritti di cittadino compiendo i suoi doveri, onestamente, con una bella carica positiva e senso di responsabilità; ma è anche la città di chi si approfitta degli altri e non s’impegna in nulla, si droga, spaccia, è obbligato a prostituirsi e a truffare, compiere dei reati contro la legge, vivere nell’invisibilità e nell’assoluta indigenza con la paura di essere ricacciato verso il paese d’origine: sono bianchi e neri, gente di ogni colore, donne e ragazze, vecchi, giovani e bambini, illusi e delusi, ingenui e smaliziati, gente di cuore, dalle ambizioni normali e dall’anima limpida, e gente che non ce l’ha più, se l’è venduta o forse non sa neppure cos’è. Immergere il ragazzo o il bambino in questa realtà ormai ineludibile che è lì attorno a noi, palpabilissima e visibilissima, introducendolo alle problematiche dell’integrazione, dell’identità e del rispetto delle differenze, per una convivenza equilibrata: farlo con grazia, spirito critico e poesia…sarebbe cosa molto difficile. Ma questo libro-quasi film sembra volerci dire che è una sfida possibile.

LUCETTA FRISA



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