In effetti, dopo gli sconvolgimenti che avevano funestato la tarda antichità, il borgo era rinato intorno al luogo di culto del santo, poco lontano dalle rive dello Stirone, divenendo, già in epoca longobarda e per tutto il Medioevo, un'importante stazione di sosta e di transito lungo la Via Francigena, che portava a Roma i pellegrini di Francia e d'Oltremanica attraverso la strada del Monte Bardone, l'attuale valico appenninico della Cisa, che proprio a Fidenza si staccava dalla Via Emilia.
Più volte riedificata sopra la primitiva cappella, la chiesa di San Donnino è uno dei pochi edifici medievali sopravvissuti e conserva tuttora le eleganti linee romanico-padane che i costruttori, tra i quali l'Antelami, le diedero agli inizi del XIII secolo. Incorniciata da due alti campanili (uno dei quali porta il nome affascinante di Torre del Folletto), la facciata, purtroppo incompiuta, è decorata da un ricco programma di sculture e rilievi. Proprio in corrispondenza del protiro centrale, sorretto da due possenti leoni stilofori, una serie di lastre rappresenta il cosiddetto Ciclo di San Donnino, trasposizione su pietra dei punti essenziali della leggenda del martire.
Soprattutto dal codice di Fulda, dal passionario parmense (XI sec.), dai codici della Biblioteca Nazionale di Parigi e dal codice fiorentino di Santa Croce (XIV sec.) è possibile ricostruire con maggiore ricchezza di particolari la leggenda del santo, che riporto nei suoi punti essenziali, indicando tra parentesi con cifre romane le scene corrispondenti scolpite nel Ciclo di San Donnino.
• L'imperatore Diocleziano invia Massimiano in Gallia per reprimere una ribellione scoppiata ai confini con la Germania. Quest'ultimo si associa la legione Tebea, di cui fa parte Donnino; • Donnino è un ufficiale con il prestigioso compito di cubiculario, vale a dire di cameriere privato di Massimiano e custode della sua corona, incarico solitamente riservato ai membri delle famiglie nobili e senatoriali (I); • Considerando i cristiani nemici del potere imperiale e delle divinità pubbliche, Massimiano fa uccidere numerosi dei suoi soldati che avevano abbandonato l'antica religione e si erano rifiutati di sacrificare agli Dèi, il che era considerato come un tradimento, particolarmente grave trattandosi di militari. Avvisati da una voce notturna, Donnino e alcuni compagni riescono a fuggire verso l'Italia (II e III); • Presa a Piacenza la Via Claudia, che era il nome antico di quel tratto di Via Emilia, Donnino è inseguito e, nei pressi dello Stirone, raggiunto dagli emissari dell'imperatore (IV); • Catturato dai soldati (che evidentemente avevano ricevuto l'ordine di giustiziare colui che era considerato un disertore), Donnino viene decapitato nei pressi del fiume "a quindici miglia da Giulia Crisopoli", vale a dire da Parma (V);
Fin qui le fonti scritte e le immagini del ciclo scultoreo sulla facciata. Al momento della costruzione della chiesa romanica era quindi vivo un corpus di leggende agiografiche su san Donnino, comprendente elementi non presenti nelle prime fonti, secondo il quale il martire decapitato avrebbe raccolto la propria testa e guadato il fiume.
Qual è l'origine degli elementi posteriori della leggenda?
Secondo san Giovanni Crisostomo (344-407), il tema del santo cefaloforo (portatore della propria testa tagliata) sarebbe giunto in Europa, in cui ha ottenuto un enorme successo, dall'Asia Minore, dove in alcune chiese protocristiane erano affrescate le storie di martiri decapitati che portavano il capo come pegno per"tutto ottenere dal Re del cielo". In effetti, i santi cefalofori sono centinaia! La liturgia bizantina esprime con parole ispirate la venerazione per il più illustre di questi santi, Dionigi l'Aeropagita, discepolo di san Paolo, primo vescovo d'Atene e creduto per lungo tempo autore della Hierarchia, uno dei testi cristiani più influenti in epoca medievale. Nell'ufficio del 3 (9) ottobre, festa del martire, il prodigio della cefaloforia era cantato in questi termini:
Vi è tagliata la testa, ed ecco la grande meraviglia:
Voi camminate, san Dionigi, con la testa tra le mani.
Decapitato il terzo giorno, correte portando il vostro capo.