Fidenza: Così riporta l'episodio Luigi Battioni: "Qualche mese prima, in autunno fui inviato con un gruppo di camerati a Salsomaggiore a rinforzo del distaccamento locale. Eravamo accasermati in un albergo all'ingresso della cittadina termale, Villino Catena. Posto a mezza costa di una collinetta, in posizione isolata, non so per quali motivi sia stata scelta come sede di presidio. Divenne, infatti, più tardi, in un notte senza luna, il nostro piccolo Alcazar. l partigiani attaccarono in forze con cannoni eccessivi, i cui colpi passavano da parte a parte l'edificio, a suo tempo costruito in economia, per andare ad esplodere oltre, ed ancora mitragliatrici e fucileria varia. Non passarono. Alle luci dell 'alba, dopo aver chiesto più volta la resa, gli assedianti tornarono sui loro passi." Niente in comune con quanto declamato dalla storiografia divulgativa che così riporta l'episodio: "Concorsero a dare rilievo e risonanza al fatto d'armi l'ubicazione e l'importanza di Salsomaggiore, l'assenza di qualsiasi tentativo da parte del nemico di portar soccorso al presidio attaccato, l'audacia dimostrata dai partigiani, i quali tennero in pugno la situazione fino all'annientamento pressoché totale del presidio." In verità le versioni dell'episodio sono molteplici e talvolta contraddittorie sul numero e la qualità dei prigionieri liberati e su quelli fatti, sulle modalità di sganciamento degli assediati ed altri particolari, l'unica cosa in qualche modo concorde è la consistenza dei mezzi impiegata dagli assedianti. ____________________________ |
E' un ragazzo di Fidenza (Parma) che a 17 anni dopo lo sbandamento dell'8 settembre si arruola volontario per continuare a combattere a fianco dei tedeschi, ritenendo l'armistizio firmato da Badoglio un "inaccettabile tradimento". Durante la Rsi conosce Pino Romualdi, allora segretario di Parma del Partito Fascista Repubblicano che lo chiama nelle Brigate Nere. Riuscito a sopravvivere alla furia partigiana dell'aprile-maggio '45, spacciandosi come reduce dai campi di prigionia in Germania, anche perché dato per morto con tanto di tomba al cimitero. Per più di un anno è costretto a vivere da clandestino, spostandosi di città in città fino a Roma dove incontra di nuovo Romualdi e arriva l'amnistia del giugno 1946 di cui beneficia per potersi dedicare al giornalismo e all'organizzazione del Msi. Negli anni '50 una serie di eventi lo portano ad occuparsi dell'azienda di famiglia, mantenendo pur sempre un legame con la politica.
Un racconto di vita, ricco di episodi (la visita di Churchill a Piazzale Loreto, i topi di De Gasperi a Reggio Calabria e altri), dove c'è la tragedia della guerra civile, ma anche la baldanza e il coraggio giovanile. L'ironia nell'affrontare anche situazioni drammatiche, l'odio e l'amore, l'amicizia con il giovanissimo commilitone Ughetto e quella con Anna Maria Mussolini, la figlia del Duce. E poi le difficoltà del nuovo partito voluto soprattutto da Romualdi e l'incontro con figure di primo piano del Msi e semplici attivisti, non solo Michelini, Almirante, Rauti ma anche Tedeschi, Finaldi, De Boccard, Fiorini e tantissimi altri.Una testimonianza da "dietro le quinte", ma non per questo meno importante, per conoscere e capire la storia della destra.http://www.fergen.it/pagine/memorie_senzatempo.htm
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