L'altro fattore B (Bernanke)

Da Astrofinanza

Pubblicato: 13. 12. 2012   Commenta   


I mercati azionari hanno continuato anche ieri il loro tranquillo rally di fine anno, che per il Dax ha significato il superamento dei massimi del 2011 e la conferma dell’intenzione di voler recuperare tutto il terreno perso con la grande crisi, dopo il 2007. Per il nostro indice il deciso rimbalzo ha recuperato tutto il terreno perso dopo lo show della discesa in campo di Berlusconi, accantonata come un momento di pazzia non in grado di lasciare un segno duraturo. Ieri il Bagaglino politico del cavaliere si è sbizzarrito nell’ennesima giravolta a fianco del compiaciuto Bruno Vespa, arrivando addirittura ad ipotizzare di lasciare il passo a Monti (quello che solo il giorno prima era il colpevole del fallimento governativo, era il commissario liquidatore dell’Italia mandato dai tedeschi per svendere le nostre imprese) se si candiderà alla guida dei moderati. L’instabilità politica (ma forse dovremmo dire mentale) del ricco miliardario è ormai diventata un numero da avanspettacolo. I mercati se ne sono accorti fin da lunedì mattina, quando hanno cominciato il recupero dopo lo sbandamento iniziale. Se lo snobbano i mercati anche noi non possiamo dedicargli più attenzione di quella (forse troppa) che gli abbiamo riservato negli ultimi giorni, per cui ora parliamo di cose serie. Tra le cose maledettamente serie c’è la mossa di Bernanke, su cui i mercati americani hanno scommesso nei giorni scorsi ed anche ieri, ma quando si è materializzata sono scattate, come spesso accade, le prese di beneficio, che hanno azzerato i guadagni della giornata. Si tratta della decisione di allargare il QE già deciso ad ottobre con ulteriori acquisti di 45 miliardi di Treasury Bond al mese e di proseguire la manovra di espansone monetaria almeno fino a quando non sarà superato uno dei due paletti prefissati: inflazione più alta del 2,5% oppure tasso di disoccupazione inferiore al 6,5%. La nuova iniezione monetaria sostituisce l’”operation Twist”, che consisteva nella vendita di bond a breve e contemporaneo riacquisto di titoli a medio-lungo termine per un ammontare all’indcirca pari a quello deciso ieri. La nuova misura è però molto più aggressiva della precedente perché non incide soltanto sulla curva dei tassi, ma va direttamente a fornire nuova liquidità al sistema per un ammontare complessivo di 85 miliardi di dollari al mese e senza scadenza prefissata. E’ un’enormità, che nel breve periodo non sappiamo quanto sollievo possa provocare all’economia USA. Infatti lo stesso Bernanke ha affermato (bontà sua) di aver finora sovrastimato la capacità di crescita dell’economia USA, che si è rivelata poi inferiore alle attese, nonostante tutte le misure di stimolo finora implementate dalle banche centrali di tutto il mondo, Inoltre ha affermato, papale, papale, che a nulla serviranno gli stimoli se non si troverà l’accordo per evitare il Fiscal Cliff. Quel che possiamo però ipotizzare è che, superato il fiscal cliff, che tiene ancora il dito sospeso sul grilletto dei grandi speculatori internazionali, si potranno scatenare i fuochi artificiali dell’ultima fase dell’ondata rialzista ora in atto, con l’ambiziosissimo obiettivo di raggiungere i massimi storici assoluti dei mercati americani. Solo l’incapacità politica di trovare un accordo onorevole (non ci vuole un accordo epocale, potrebbe bastare un accordicchio per spostare un po’ più avanti il problema del debito) potrebbe fermare l’intento speculativo dei padroni della finanza, spalleggiati da Bernanke.

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