Per l'autore, il titolo del suo libro non è un mero gioco di parole, ma piuttosto un intento di suggerire un continuum di possibili reazioni per mezzo delle quali le persone possono rispondere alle imposizioni sociali del presente. Ad un estremo, c'è il ritirarsi in quella nebbia interiore che è la demenza; all'altro, il furioso attacco frontale che viene scaricato in omicidi in serie [ amok ] ed i cui autori pretendono di sprofondare insieme a loro tutto il mondo che li circonda. Chi si meraviglia nel leggere i termini 'amok' ed 'alzheimer', insieme, dal momento che vengono considerati come appartenenti a sfere incompatibili - l'amok, alla sfera sociologica, e l'Alzheimer, a quella biologica - deve tener conto che le malattie sono anche fenomeni sociali, che non si riferiscono a qualcosa al di sopra della società, quando diventano fenomeni di massa. La demenza non è solo una malattia peculiare in un ambiente sano, ma tende a diffondersi in una società la cui struttura di base è programmata per dimenticare.
L'autore non si limita a descrivere il fenomeni; in ogni momento si tratta di riflettere su quello che si percepisce ogni giorno, elaborando le possibile cause sociologiche relative alla loro comprensione nel quadro dello sviluppo di teorie nella tradizione di Peter Brückner, "il quale sosteneva che la teoria non deve svilupparsi esclusivamente e principalmente a tavolino, ma anche nella strada, attraverso l'osservazione critica della vita quotidiana. La penetrazione intellettuale dei fenomeni sociali non solo richiede la lettura e la determinazione dei concetti teorici, ma anche l'acutezza visiva dell'etnologo, nella sua osservazione empirica."
Facciamo qualche esempio al fine di documentare l'approccio fenomenologico dell'autore. La sua critica è rivolta, ad esempio, contro quello che suppone essere la "interconnessione/retificazione". L'essere ben interconnesso nel Web viene considerata una caratteristica positiva della persona, fino al punto di essere diventato un indicatore della sua rilevanza o importanza sociale e politica. L'autore è colpito da "la passione cui cui le persone attualmente partecipano e si scoprono, sulle reti sociali... Neanche nei suoi peggiori incubi, Orwell avrebbe mai potuto immaginare una simile esposizione e divulgazione volontaria di dati che arrivano gio ai difetti personali più intimi di ciascun individuo. Ed i grandi dittatori avrebbero solo potuto sognare una simile possibilità di sorveglianza, di controllo e di monitoraggio."
Per l'autore questa retificazione, intesa come immersione nelle reti sociali, quest'interconnessione, è l'aspetto centrale di un dominio morbido e flessibile, dal momento che il controllo e la vigilanza universale che esso stabilisce viene camuffata sotto un manto tecnico e pragmatico che si sottrae ad ogni critica. Si domanda quali conseguenze abbia sulla convivenza sociale delle persone, sul modo di comunicare e di collaborare gli uni con gli altri. Tutto è interconnesso, però le distanze fra le persone stanno aumentando, afferma Eisenberg citando Moritz Rinke. "Si potrebbe parlare di un'alienazione di secondo grado. Le persone non si rendono ormai conto di quest'alienazione, fino a sentirsi felici di essere accolti da essa. Ed in tal modo, l'alienazione viene cancellata in maniera cinica e perversa." Questa evoluzione si accompagna ad una crescente normalizzazione e ad un impoverimento delle espressioni, che si riflette nelle abituali formule e slogan della Neolingua, nella misura in cui già dominano e formano parte del repertorio dei politici e dei media. In questo senso, le reti sociali svolgono un effetto omogenizzante che rende uguali e standardizza ogni comunicazione.
Ad Eisenberg non sfugge che ultimamente anche i movimenti sociali vanno servendosi di questi media i quali hanno tanto contribuito ai loro successi. Tuttavia considera che la cosa dovrebbe funzionare anche senza questi media. "Non dovremmo ricevere come predeterminate, dalla mano di Facebook e di Twitter, le forme con cui vivere la nostra socialità. Le nuove forme di socializzazione, come vengono cristallizzandosi negli attuali movimenti sociali, e nei quali viene profilandosi qualcosa di qualitativamente nuovo, non devono consistere nel socializzare le reti digitali, ma devono basarsi su relazioni in carne ed ossa, di presenza fisica. La fraternità e la solidarietà nascono faccia a faccia, quando ci si riconosce nell'altro, e tutti insieme si arriva a sperimentarsi come un'unica forza, della quale fino a ieri non sapevamo che fosse a nostra disposizione, che esisteva, e non nella solitudine davanti ad uno schermo e ad una tastiera. L'unica cosa che cresce, in tal modo, saranno le nuove forme di autismo, e mai una qualche forma di incontro solidale."
Eisenberg mostra come, in nome del neoliberismo, la crescente deregolazione, nelle sue molteplici manifestazioni per quanto riguarda il Welfare, l'economia e la società, va di pari passo con la deregolazione psicologica e morale delle persone. "La logica del mercato e del capitale, non solo sposta tutte le barriere ed i controlli esterni che possono ancora ostacolare il suo costante desiderio di espansione, ma anche le barriere ed i controlli interni all'individuo. L'uomo flessibile deve abbandonare tutti i suoi legami e le sue inibizioni per arrivare ad essere disposto a tutto. Di fatto lo è già. Risulta ovvio che non si possono ottenere entrambe le cose allo stesso tempo: l'uomo altamente flessibile, agile, universalmente in grado di connettersi e mantenere consolidato ed ancorato in una persona un contesto di norme e di valori che guidino la sua condotta. Chi cresce sotto l'egida del mercato sfrenato, impara a ridurre la normativa esigibile a quel minimo che serva a proteggerlo dalla persecuzione penale. Chi nella sua lotta per il successo vorrà osservare le norme etiche e morali, deve assumere un certo svantaggio dovuto al suo insolito punto di vista e la rapida caduta del prezzo del suo ego." Si sta formando un carattere sociale che già appare abituato ad accettare come indiscutibile e quasi consustanziale quello che il capitalismo flessibile esige dalla sua condotta; un carattere aperto e disposto al continuo cambiamento professionale e di luogo, ma soprattutto, un consumatore dipendente da tutto quello che gli suggerisce la pubblicità.
Fra i capitoli che mi hanno più colpito, ci sono quelli dove sta l'impegno dell'autore nel recuperare il termine ed il concetto di 'Heimat' (che potrebbe indicare il piccolo luogo in cui ci si sente a casa). Sebbene tale concetto non appaia essere del tutto libero da una certa carica e connotazione ideologica, come sangue e suolo, patria, razza, anima, confortevolezza, ecc., che consiglierebbero di usarlo in maniera prudente, per l'autore 'Heimat' continua ad essere un luogo di indiscutibile appartenenza ed accettazione, un ambito sociale, familiare e vicino, che permette di identificarsi un questo mondo fatto di un sempre più crescente anonimato, mobilità, vuoto e frenesia, che si riflette nella zona commerciale delle nostre città. "Quest'ambito sociale, familiare e vicino, come categoria della nostra emancipazione, significa e presuppone distruggere il ghetto di una vita subumana, soprattutto per i vecchi e i bambini; riavviare le relazioni fra vicini; umanizzare l'architettura urbana [...] trasformare le città, che sotto il giogo della speculazione del territorio [...] sono state del tutto mercificate, (ri)convertendole in uno spazio dove si possa dispiegare le nostre vite in tutta la loro pienezza sensuale e recuperare ed esprimere la loro dimensione pubblica e sociale."
Sarebbero luoghi dove la democrazia potrebbe essere vissuta e sperimentata al fine di stabilire e mantenere il legame fra l'individuo e la sua comunità. Con la scomparsa di questi luoghi, le persone si sono socialmente isolate ed è aumentato il pericolo che diventino apatiche e politicamente disinteressate; entrambi gli estremi sono fattori di rischio in una democrazia che cresce conformemente al mercato. L'autore ci riporta come esempio di ciò che intende per 'Heimat', il mercatino settimanale della sua città, che corre il pericolo di sparire. In contrasto con la sobria ed affollata uniformità dei supermercati, elogia i vantaggi del suo mercatino: "E' come entrare in un diverso fuso orario. Nei mercatini ci andiamo a perdere tempo, non per guadagnarlo o risparmiarlo. Nei mercatini si percepisce ancora la densa sensualità del mondo, la sua succosa pienezza ed abbondanza. E' anche un luogo di corteggiamento e di conquista. Uno passeggia, guarda, viene guardato, incrociando occhiate si creano delle relazioni, la cui attrattiva consiste nel fatto che le parti non possono essere del tutto sicure che tali relazioni siano reali o soltanto immaginarie. Inoltre abbondano le risa. Il mercatino genera un'atmosfera molto particolare che si può spiegare solamente in una tale nicchia/angolo economico e nella sua particolare struttura temporale. Riassumendo: il mercatino settimanale è un'enclave in differita (di non simultaneità), una colorata oasi nella vita urbana oramai desertificate e del tutto commercializzata. Fa parte del sistema immunitario sociale, di una rete di relazioni e contatti sociali, di cui la gente necessita quanto del sistema immunitario fisico [...] Una comunità democratica necessita di luoghi dove si possa materializzare e dispiegare tale democrazia e la vita pubblica, necessita di luoghi doce si possa manifestare la nostra libido intesa come pulsione vitale. Fra tali luoghi si possono contare i teatri, i parchi pubblici, le piscine, i giardini botanici, le biblioteche e le pubbliche piazze. Vorrei aggiungere che l'autore si riferisce a tutto quello che, nello sforzo di una prevalente austerità, sta correndo il rischio di scomparire."
Passaggi come questo, sono per me la cosa più bella e più potente di questo libro. Dimostrano la virtuosa espressività dell'autore e ci fanno scoprire la sua metodologia: quasi sempre parte di ciò che egli percepisce intorno a sé, nel suo quartiere, per riflettervi e consolidarlo con una varietà di fonti teoriche e letterarie che lo ispirano ed aumentano la vitalità ed il colore del suo racconto. Götz Eisenberg ci consegna un libro importante ed emozionante che ci aiuta fornendoci dei punti di orientamento e di prospettiva in un mondo lacerato e pieno di ambivalenze e conflitti. Ci aiuta, aumentando la nostra sensibilità verso i processi quotidiani che spesso ignoriamo e trascuriamo. Non ci si può aspettare di più, da un libro.
- Joke Frerichs - pubblicato il 13/2/2015 sunachdenkseiten.de
(*1) - In psichiatria, la sindrome Amok è una sindrome culturale o sindrome legata alla cultura e consiste in un'improvvisa e spontanea esplosione di rabbia selvaggia, che fa sì che la persona che ne è colpita si mette a correre all'impazzata o attacchi, armato, ferisca o uccida indiscriminatamente gli esseri viventi che appaiono sul suo cammino, fino a quando il soggetto non venga immobilizzato, o si suicidi. La definizione venne resa nota dallo psichiatra statunitense Joseph Westermeyer, nel 1972. Secondo gli psichiatri, il selvaggio attacco omicida viene generalmente preceduto da un periodo di ansia, di angoscia e di depressione moderata. Dopo l'attacco, la persona rimane esausta, a volte con una completa amnesia ed eventualmente finisce per suicidarsi.
(*2) - Capitalismo sfrenato, in tedesco "entfesselter Kapitalismus". La traduzione ancora più letterale potrebbe essere "capitalismo scatenato". L'idea è quella di un capitalismo senza nessuna regola, restrizione, limite, controllo... Eisenberg si riferisce alla fase attuale del capitalismo, iniziata con la svolta neoliberista.
fonte: El Blog del Viejo Topo