No, non è l’ottavo volume della saga, ma tra un trucido e l’altro amo alleggerire l’atmosfera con “qualcosa di magico” (qui ci starebbero bene i Queen con “who wants to live forever” o “a kind of magic”?).
Guardo la libreria.
Tah-dah, HP! Perché no?
L’anno che uscì in GB il volume conclusivo (se sentite un mugugno, non preoccupatevi: lo gnomo-inside non ha ancora digerito la traduzione del titolo “Deathly Hallows”) ero in vacanza a Genova e una parente, forse perché sa che sono una lettrice furiosa, indagò: hai già letto? No? Se vuoi, ti regalo i primi sei.
Offerta ghiotta, ma avevo un dubbio: tutta l’isteria che circondava il fenomeno Harry Potter mi frenava. Così mandai sms a Loredana:
M. Vogliono regalarmi HP 1-6, è il nostro genere? È una <<sola>> o lo accetto?
L. Sì-sì-sì, accetta, è il nostro genere.
La fonte autorevole diede il suo placet (col fantasy avevamo preso un sacco di bidonate), accettai e ammetto che lo lessi con piacere.
Tutto questo accadde forse nel 2007 e da allora ho sfogliato migliaia di pagine, molte anche polverose ed ingiallite: lo sapete bene, vi siete beccati qualche mia spora!
L’ho riletto con lo stesso gusto.
Nel complesso la trama è ben costruita, tra colpi di scena e bei personaggi. Ci sono pagine veramente ingegnose e grandi verità svelate con la <<semplicità>> della favola.
Dumbledore è un gran personaggio, ma non può competere col mio Merlino.
E il famoso expecto patronum? È geniale: ex – pecto, ovvero esce dal petto.
Poi traduco e l’italiano espettorare… mi vedo Harry che scatarra qualcosa di gigantesco con un rumorino di sottofondo tutt’altro che gradevole. Sì, sarà pure a forma di cervo argentato, ma…
Un fatto mi infastidì già anni fa: perché spalmare così la storia? Sì, sì, ho capito, è un romanzo in crescita o di formazione, accompagna il lettore nel suo excursus scolastico e di vita bla,bla,bla. Ora l’ho trovato davvero pesante; sfrondando qua e là si può ottenere al massimo una bella <<trilogia ciccia>> altrettanto godibile e senza il solito schema “vacanze-primo-settembre-anno-scolastico-fine-libro-con-botto-Voldemortiano”.
E poi non ho ritrovato la magia.
Lo so, sembra un paradosso. Forse è come quella piccola regola assurda dell’inglese che ti si incolla nel cervello il primo anno: “in inglese due negazioni affermano”.
Ecco, qua due (o più) affermazioni negano: tutta ‘sta magia straripante alla fine toglie la magia. E poi, dopo altre letture…
Dopo tre post su Merlino non vi trito oltre le castagne. Prendiamo Gens Arcana, che mi tocca profondamente: quel libro continua a crepitare magia solo a guardarlo e sussurra ancora adesso alla faccia di quel babbeo di Aristotele (l’autrice cita la Metafisica). Sarà che le categorie aristoteliche fanno comunque parte della mia formazione, del mio pensiero. Anzi, forse i miei pensieri hanno quella struttura. E gli elementi?
Dico, aria-acqua-fuoco-terra:
In nomine foederis sempiterni (…) et vis arcana mihi subvenit.
In nome del patto eterno…e la forza arcana mi viene in aiuto
Ego, sanguis hominis et progenies aetheris, quintae essentiae,
io, sangue d’uomo e figlio dell’etere, quinto elemento
Aquam et terram et aerem et ignem voco…
chiamo acqua, terra, aria e fuoco
Mi si arriccia la pelle!
Uhm.
Loredana…e se per il prossimo “giro magico” spolverassi le due trilogie di Dragonlance firmate Weis – Hickman?