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Direttamente dalla scrivania di Lucilla
Quello di cui sto per raccontare è un vecchio sceneggiato italiano degli anni '70, il periodo d'oro della nostra televisione, in cui vennero prodotti lavori che non solo a mio avviso sono autentici capolavori. (premetto: anch'io li ho conosciuto con le repliche, non sono così "datata"!)
Si tratta de "L'amaro caso della baronessa di Carini", una vera pietra miliare del genere.
La storia prende il via da una leggenda che si tramanda realmente in quel di Carini, nel palermitano: nel XVI secolo, una giovane nobildonna siciliana, Laura Lanza di Trabia, malmaritata come spesso accadeva in quel periodo, si prese un amante, il nobile Ludovico Vernagallo; scoperta la cosa, il marito di lei li uccise entrambi in un perfetto esempio di delitto d'onore. La tragedia avvenne nel castello di Carini, nella stanza della baronessa; prima di morire, la poveretta, ferita a morte, fece in tempo ad appoggiarsi ad un muro, lasciando l'impronta di una mano insanguinata che, si dice, si può vedere ancora oggi. Il marito della baronessa acquisì anche le terre del rivale ucciso. Di tutto ciò rimase traccia in una ballata tramandata dai cantastorie.
Da questo canovaccio già di per sè affascinante, il regista Daniele d'Anza trasse uno sceneggiato, come allora si chiamavano le "fiction",
davvero magico.
Nei primi dell'ottocento, in pieno periodo napoleonico, un discendente dei Vernagallo torna in Sicilia col segreto scopo di riprendersi le terre che vennero strappate al suo antenato con la scusa del delitto d'onore. Giunto a Carini, si introduce sotto il falso nome di Luca Corbara, nel palazzo dell'attuale barone di Carini, ma il destino è in agguato, nei panni della giovane moglie del barone, Laura: tra i due scoppia un amore irrefrenabile e passionale, che sembra ripercorrere passo passo la storia dei due antichi amanti.
Sì, perchè se Luca è un discendente dei Vernagallo, anche Laura discende dalla tormentata baronessa del '500 e tutto sembra congiurare perchè la storia si ripeta inesorabilmente, verso un finale tragico quanto quello dei due famosi amanti.
Il tutto sullo sfondo dei primi efflati patriottici, con conseguente perdita dei privilegi feudali da parte dei baroni siciliani.
C'è spazio anche per le società segrete, rappresentati dalla semileggendaria congregazione dei Beati Paoli, associazione che, secondo la leggenda, avrebbe raccolto persone appartenenti all'alta società e che si riunivano, mascherati, in grotte nascoste, per amministrare la giustizia al posto dei baroni corrotti.
La storia si snoda fra colpi di scena e avvenimenti che apparentemente hanno del paranormale; su tutto domina la storia d'amore fra Luca e Laura, parallela a quella di Ludovico e dell'antica Laura. Fino alla fine si sta col fiato sospeso chiedendosi se i due innamorati si salveranno dal destino macabro che sembra incombere su di loro, se riusciranno a realizzare la propria felicità, come non fu possibile per i due sfortunati amanti del '500.
Filo conduttore della storia è la ballata popolare, risalente davvero al XVI secolo, qui cantata con piglio energico da un giovane Gigi Proietti.
Il fascino di questa produzione sta non solo nella buona storia iniziale, ma anche nella cura dei particolari che oggi è sconosciuta negli sciatti lavori che ci vengono propinati; i protagonisti vestono costumi che sono perfette riproduzioni di elegantissimi abiti stile Impero, curatissimi nei particolari fino alle calzature e ai gioielli; (io ho perfino preso spunto per il mio abito da sposa....) le donne hanno sempre acconciature tipiche del periodo e gli uomini sembrano presi pari pari da incisioni del Piranesi.
Ma la vera differenza la fanno gli attori, veri mostri di bravura: uno stupendo Ugo Pagliai (....sospiro....) nel doppio ruolo di Ludovico/Luca, mentre Laura era interpretata da un'attrice straniera, Janet Agren; superlativo, poi, Adolfo Celi nei panni di un sulfureo barone di Carini, diabolico e carogna al punto giusto. Menzione d'onore per il grande Paolo Stoppa, immenso attore di teatro prestato alla tv. Recentemente, di questo lavoro è stato fatto un remake ma, se posso permettermi di criticare, è una cosa assolutamente da evitare per sciatteria, pressappochismo e sì, bruttezza, nonchè per manifesta incapacità recitativa di certi attori (attori?).
Per anni questa storia mi ha affascinata, finchè ho potuto visitare i luoghi in cui i fatti si svolsero realmente: il bellissimo castello normanno di Carini, in Sicilia, che vide il nascere e lo svolgersi dell'amore tra Laura e Ludovico, merita davvero una visita che è quasi un pellegrinaggio; la stanza autentica della baronessa non è ancora visitabile ma, si dice, su una delle pareti appare l'impronta sbiadita di una mano insanguinata: tutto quello che resta della splendida, disperata storia di Laura e Ludovico.
Lucilla
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