L’ambientazione nel fantastico – Puntata n. 4

Creato il 01 maggio 2015 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Torniamo a parlare di ambientazioni e dopo personaggi e luoghi ora è il turno delle trovate impiegate nelle ambientazioni e delle eventuali attinenze alla realtà. Fate largo all’orco imparruccato che c’è in voi, si parte!

SENZA MOTORE A CURVATURA, FORSE A VELA

Anche se dal titoletto potrà sembrare un articolo incentrato sulla fantascienza, sarà cura del sottoscritto farvi cambiare idea immediatamente. Per farlo userà una carta segreta del tutto fantasy: la saga di Earthsea. Ma veniamo all’articolo.

La tecnologia in un’ambientazione è ciò che rende possibile attraversare i luoghi, mettendo a disposizione dei tipi di personaggi gli strumenti necessari per sviluppare la storia. Fin qui sembra facile: un cavallo serve a percorrere velocemente una prateria, senza ci vorrebbero più giorni. Farlo con un fuoristrada migliorerebbe ancora di più l’efficienza. Se il mezzo è guidato da un sistema di guida remoto, come i droni dei missili, le cose si fanno più complicate. Specie se siamo agli inizi del Novecento.

Quindi non basta la singola tecnologia per risolvere il problema: serve il contesto, ovvero serve una logica per rendere attinente all’ambientazione le nostre trovate, siano navi spaziali, catapulte o pterodattili giganti guidati da omini blu*.

Infine c’è un aspetto ancora più importante da considerare: la verosimiglianza di ciò che viene scritto, perché se E. E. “Doc” Smith poteva scrivere di navi spaziali sempre più grandi agli albori della space opera di prima generazione, oggi è impossibile parlare di supercomputer grandi come sette palazzi. L’aspettativa del lettore è orientata a cose che hanno una loro logica e che non siano troppo campate in aria per essere credibili. Navi spaziali imponenti quanto stazioni spaziali o bestie giganti dal peso di milioni di tonnellate sono gli esempi più palesi, ma se vogliamo andare per il sottile anche credere di poter difendere qualsiasi cosa con un campo di forza è un’inesattezza. Almeno secondo la termodinamica!

*Chiedete a un certo James Cameron e al suo Avatar!

PROPULSIONE ALDERSON, ALTRO CHE CURVATURA!

Prima dell’ambientazione fantasy, parliamo della portata principale: il ciclo dei Moties di Niven e Pournelle. Il menestrello avverte tutti gli scrittori di fantascienza – e in particolare chi vuole scrivere di space opera: se non avete letto il ciclo o se non sapete di cosa stiamo parlando, ponete rimedio il prima possibile!

Niven e Pournelle usano la loro tecnologia come mezzo per attirare l’attenzione del lettore sull’intera vicenda narrata e lo fanno tramite uno dei capisaldi: la propulsione delle loro navi spaziali. Se infatti l’ipotesi della propulsione Alderson serve come pretesto per un impero galattico che si snoda su molti sistemi stellari, fornisce anche il secondo punto cardine della tecnologia su cui è basato l’intero romanzo: il campo Langstone. Diverso per funzione (è uno scudo in grado di immagazzinare energia in proporzione all’energia delle particelle che lo colpiscono) è in realtà la pietra angolare dell’intero intreccio, dove i Moties (gli alieni) non riescono a costruirne uno simile di altrettanta efficienza
Tali tecnologie sono dunque fini a se stesse? La verosimiglianza tra progresso tecnologico e logica è mantenuta insieme da un’infinità di fattori come la fisica della propulsione e persino dalle orbite dei pianeti. In tutto questo l’attinenza delle tecnologie alla società si evince dal fatto che un impero esteso su più sistemi molto distanti tra loro non potrebbe esistere senza un mezzo di trasporto in grado di abbattere i “tempi di percorrenza” e se pensiamo al campo Langstone, viene da chiedersi cosa potrebbe mai resistere all’attacco di una nave spaziale, se non lo stesso campo di forza che difende la nave?

NAVIGARE A VISTA

Veniamo all’ultima parte di quest’articolo: il fantasy.
Il menestrello avrebbe potuto usare “Il Signore degli Anelli” come esempio, invece ha scelto un’ambientazione dove a farla da padrone sono maghi, acqua e isolotti più o meno sperduti. Earthsea (da cui hanno ripreso film e serie tv) è uno dei cicli fantasy tra i meno esotici che si possa trovare, infatti non ci sono elfi o altre razze ad alimentare il sense of wonder, non c’è un impero malvagio da sconfiggere o battaglie da combattere. Le Guin crea Earthsea su misura per gli uomini, quindi dà ampio spazio alla società distribuita su arcipelaghi e isole più o meno grandi. L’eccezione è rappresentata però dai maghi e dai draghi, unici in grado di utilizzare la magia.

Anche qui la “tecnologia” dei maghi è strettamente legata a delle regole imposte dall’autrice: infatti non ci sono bacchette magiche o palle di fuoco. La magia è legata alla conoscenza e nello specifico alla conoscenza del reale nome delle cose. Tutti i personaggi infatti devono fare i conti con questa realtà, da Ged (detto Sparviero) all’imponente drago dell’isola di Gond, ridotto ai minimi termini dal giovane mago appena uscito dalla scuola di magia.
Tale prerogativa si ritrova nei canti delle gesta di altri maghi, nei regnanti e in tutti coloro che hanno a che fare con l’intreccio: basta infatti pronunciare il nome di qualcuno per averlo in pugno, ma ancora di più, basta dimenticare un canto per perderne definitivamente il senso. Non tutto in Earthsea è però magia, LeGuin infatti spende molto tempo nel parlare delle isole e dei loro abitanti, di come le navi e soprattutto le città siano cresciute secondo le usanze e la magia. Crea un mondo, quindi, fatto di personaggi e di luoghi, ma tutto è sempre collegato: tutto è in funzione di quelle tecnologie che rendono possibile l’ambientazione.

Dove Niven e Pournelle creano una società basata sulle loro tecnologie più importanti, LeGuin disegna le sue isole in base alle leggende, agli imponenti draghi e soprattutto al potere indiscusso dei suoi maghi. In sostanza entrambi i generi convivono sotto l’aspetto della tecnologia e devono sottostare alle regole che si sono imposti. Altrimenti l’incrociatore MacArthur potrebbe implodere nel collasso del suo campo Langstone e Ged morire perché la sua nemesi ha maledetto il suo nome.

Anche per questa volta è tutto, alla prossima puntata!

Davide Zampatori



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