L’America è stata scoperta dai fratelli Zen, veneziani, nel 1390Intervista ad Andrea Di Robilant – 2a parte

Creato il 23 maggio 2014 da Tiziana Zita @Cletterarie

Esistono rotte che già dal 1000, 1100, portano i navigatori nell’Atlantico e in nord America. Queste rotte verranno percorse alla fine del Trecento dai fratelli Zen, veneziani, che arrivarono in America un secolo prima di Colombo, pur non sapendo di aver raggiunto un altro continente. Andrea Di Robilant ha compiuto un viaggio seguendo le loro tracce. Ecco la 2a parte del suo racconto, se volete leggere la 1a cliccate qui.

Perciò Antonio Zen e Henry Sinclair alla fine del Trecento hanno fatto la traversata dell’Atlantico, sono arrivati in Nord America, a Terranova, e lì sono stati respinti dagli indigeni, armati fino ai denti. Non dai vichinghi perché ormai la colonia vichinga non c’era più, ma dagli indigeni. Non sono riusciti a creare una base sul continente americano e infatti loro non hanno mai detto di aver scoperto niente. Si sono limitati a dire che sono arrivati a Terranova, hanno fatto il giro, ma non sono riusciti ad attraccare. I veneziani non avevano l’idea che dall’altra parte c’era il nuovo mondo, per loro era un continuo: dall’Islanda si passava in Groenlandia e si andava in Nord America.

Per fare che? Ma per prendere la legna. Per costruire le loro città e le loro navi, dalle colonie groenlandesi ogni estate andavano in Nord America a prendere la legna e a cacciare perché in Groenlandia non c’erano alberi. Quelle colonie, dal 1100 al 1400, erano molto importanti per il commercio europeo perché mandavano in Europa merci di lusso: pelli rare, avori e tutta una serie di prodotti di lusso, molto ambiti dai principi arabi.
Dunque questi navigatori non riuscirono a fare una colonia nel nuovo territorio per cui tornarono in Groenlandia e poi dalla Groenlandia fecero ritorno alle Orcadi. Antonio a quel punto tornò a casa, solo che morì nel tragitto e non fece mai ritorno a Venezia.

Questa è per sommi capi la storia dei due che è raccontata nel volumetto che avevo trovato alla Marciana. Le loro storie erano finite nella biblioteca di casa Zen e lì sarebbero rimaste se non fosse che cento anni dopo – nel frattempo Venezia era diventata la capitale dell’editoria e della cartografia – il loro pronipote, Nicolò il Giovane, figura importante nella storia di Venezia – statista e storico – si disse: “Facciamone un libro”.
Erano rimaste cinque relazioni di viaggio, ovvero cinque lunghe lettere. Di queste lui fece un’unica narrazione, fece un editing e alla fine mise la mappa. La narrazione è collegata da brani che ha scritto lui. Per i filologi è abbastanza semplice riconoscere il linguaggio cinquecentesco perché l’originale del Trecento è molto diverso: come dicevo quella trecentesca era una scrittura molto più precisa e funzionale, più pratica.

Il libro esce nel 1558 ed ha un grande successo. Ha anche un enorme impatto per due motivi: uno è che finisce nelle mani di Gerardo Mercatore, il più grande cartografo del Cinquecento. Mercatore stava completando il nuovo mappamondo e quindi teneva conto di tutte le scoperte fatte dai navigatori. Lì però aveva un buco. Così quando arrivò il libro con la carta lui disse: “Eureka! Ora posso completare la mia mappa” e praticamente prese la carta da navegar e la schiaffò nella sua mappa, con tutti gli errori inclusi. Perché la mappa conteneva anche tanti errori e c’erano isole che non esistono come la Frislanda. Però lui aveva una tale fiducia nella reputazione di Nicolò il Giovane che la mise dentro.

Il mappamondo Mercatore venne completato nel 1569 e costituisce la base della geografia moderna. Questo naturalmente assicurò longevità alla carta de navegar, infatti le isole zeniane continuarono ad essere disegnate in tutte le mappe nei secoli successivi, fino all’Ottocento. Se guardate le mappe del Settecento trovate ancora l’isola di Frislanda, trovate ancora Estotilandia. C’è una mappa di fine Seicento dove c’è il Canada e sopra c’è scritto: “Estotilandia, scoperta da Antonio Zen nel 1390”. Pare evidente che all’epoca i fratelli Zen erano famosissimi.

L’altra cosa importante è che il libro e la mappa sono finiti in mano a un amico di Mercatore che si chiamava John Dee, era un inglese e si erano conosciuti all’università a Lovagno quando studiavano matematica. Poi John Dee era tornato a Londa: lui era uno storico, un geografo, un geopolitico, un matematico, era astrologo e astronomo, ma soprattutto era il consigliere più ascoltato della regina Elisabetta. Dee già da un po’ di tempo ragionava sul fatto che Spagna e Portogallo stavano arraffando tutto quello che c’era da arraffare nel Nuovo Mondo e pensava: “Se qui non ci siamo una mossa…” quando legge il libro (la sua copia esiste ancora alla British Library con tutte le annotazioni) e dice: “Questa sarà la nostra guida dall’altra parte!” Allora corre dalla regina e le dice: “Guardi, questa mappa dei due veneziani. Con questa noi andiamo dall’altra parte e ci prendiamo la nostra fetta”. La regina un po’ nicchia ma poi gli dice: “Vai a casa e preparami quattro documenti ufficiali che possano servire da base legale per un’azione del genere”. John Dee torna a casa e prepara questi quattro documenti che a leggerli oggi è impressionante perché lui praticamente ha fatto un “copia e incolla” del libro degli Zen. Poi li ha portati alla regina che ha detto: “Va bene, partiamo”.

E così nascono le tre spedizioni britanniche guidate da Martin Frobisher che porteranno gli inglesi nel Nuovo Mondo. Naturalmente usando il testo e la cartina degli Zen, ne succedono di tutti i colori. Per esempio, dopo settimane di navigazione loro arrivano in un’isola in mezzo all’Atlantico che sono convinti che sia la Frislanda, scendono, mettono il vessillo e annunciano: “Abbiamo conquistato la Frislanda”. Invece erano arrivati in Groenlandia perché la Frislanda non esiste. Poi Frobisher, sempre secondo la mappa, arriva in Estotilandia, sale su montarozzo in un isolotto in mezzo alla Baia – che era la Baia di Hudson – vede la terra dall’altra parte e dice: “E’ la Cina!”

Allora torna dalla regina Elisabetta dicendo: “Ho conquistato la Frislanda e ha trovato la via per la Cina”. Tutto questo grazie agli Zen eppure il ruolo dei viaggi degli Zen nella prima espansione imperiale della Gran Bretagna è del tutto ignorato perché i quattro documenti erano scomparsi dalla circolazione. Sono ricomparsi negli anni Settanta in alcuni mercatini e poi sono stati acquistati dalla British Library, dove adesso sono custoditi. Ma nei diari di bordo di tutte le spedizioni in Nord America non fanno che parlare dei fratelli Zen.

Allora perché noi li abbiamo completamente rimossi e dimenticati?
Perché all’inizio del 1800, nel 1830, c’è stato un ammiraglio danese, un tale Zahrtmann, che venne cooptato nel Royal Geographical Society di Londra – il tempio della cultura geografica dell’Ottocento – e fece un discorso che era una bomba. Dichiarò che i fratelli Zen non erano mai esistiti, che era tutta una bufala e che Nicolò Zen, che aveva stampato quel libro nel Cinquecento, era il più grande falsificatore della storia. Ciò provocò un grande sgomento anche perché i “viaggi Zen” erano il canone. Forse Zahrtmann non era in cattiva fede, comunque la Royal Geographical Society avviò un’inchiesta che durò quarant’anni e alla fine dei quarant’anni, la commissione presieduta da Henry Major, il più importante geografo dell’epoca vittoriana, emise il suo verdetto: “Non solo questa storia è tutta vera, ma noi a questi due gli dobbiamo fare un monumento!”
Così fecero un’edizione di lusso dei diari, con le cartine antiche e quelle aggiornate. Un’edizione di marocchino blu che venne donata dalla Gran Bretagna a Venezia.

Qui si chiuderebbe il cerchio ma la verità è che quando vieni accusato di un falso diventa praticamente impossibile dimostrare il contrario. Che la storia sia autentica non ci sono dubbi, che poi ci siano molte zone d’ombra e imprecisioni è ovvio. A me interessa questa storia in tutti i suoi risvolti, anche le accuse di falso, perché cominica nel Trecento e continua, cambia, evolve e ci racconta un po’ come la storia viene assimilata e cambiata.
Il mio viaggio in quei luoghi mi ha dato dei riscontri di fatti che solo chi era stato lì poteva descrivere con quella precisione. Soprattutto era fondamentale ricostruire la vita di Nicolò Zen il Giovane, colui che aveva redatto il libro, perché quelli che lo avevano attaccato come falsario non sapevano chi fosse. Lui era uno statista di primo piano, un membro del Consiglio dei Dieci, un ingegnere idraulico importantissimo e un uomo di specchiata moralità. Bisognava ridare credibilità a questo personaggio chiave. D’altronde io non volevo dimostrare nessuna tesi, volevo solo riportare alla luce questa storia in cui ci sono anche cose che non hanno risposte per le quali ho cercato di usare il metro della plausibilità.

Il turista americano l’ho incontrato più di dieci anni fa. Mentre stavo finendo il libro ho ricevuto una mail da uno che mi diceva che aveva saputo da internet che io stavo scrivendo un libro su questa storia: “Volevo dirle che una decina di anni fa ero a Venezia, stavo facendo una crociera e sono andato alla Biblioteca Marciana perché cercavo il palazzo dei fratelli Zen. Lì ho incontrato un signore, gli ho detto la storia dei fratelli Zen come la conosciamo noi in America, ma lui mi è sembrato molto scettico su tutta la vicenda”.
In seguito, l’ho pure incontrato il turista americano, ma nel suo paese. Siamo andati a mangiarci un hamburger e io gli ho detto: “Guardi sono desolato, l’ho mandata a farsi una foto davanti al palazzo sbagliato”.

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Irresistibile Nord, pubblicato in Italia nel 2012 con Corbaccio, è il libro in cui Andrea Di Robilant ricostruisce i viaggi dei fratelli Zen. Giornalista, scrittore e storico, il suo ultimo suo libro, Sulle tracce di una rosa perduta, è appena stato uscito, sempre con Corbaccio. Non perdetevi prossimamente la sua intervista video realizzata da Cronache Letterarie.

Giornalista, scrittore e storico, Andrea Di Robilant ha esordito con Un amore veneziano (2003), a cui è seguito Lucia nel tempo di Napoleone (2008). Irresistibile Nord, pubblicato in Italia nel 2012, è il libro in cui ricostruisce i viaggi dei fratelli Zen, cercando anche di indagare perché le loro imprese siano state dimenticate. L’ultimo suo libro, Chasing the Rose, appena pubblicato negli Stati Uniti, è di prossima uscita in Italia col titolo Sulle tracce di una rosa perduta. – See more at: http://cronacheletterarie.com/2014/04/28/irresistibile-nord-di-andrea-di-robilant/#more-11589Giornalista, scrittore e storico, Andrea Di Robilant ha esordito con Un amore veneziano (2003), a cui è seguito Lucia nel tempo di Napoleone (2008). Irresistibile Nord, pubblicato in Italia nel 2012, è il libro in cui ricostruisce i viaggi dei fratelli Zen, cercando anche di indagare perché le loro imprese siano state dimenticate. L’ultimo suo libro, Chasing the Rose, appena pubblicato negli Stati Uniti, è di prossima uscita in Italia col titolo Sulle tracce di una rosa perduta. – See more at: http://cronacheletterarie.com/2014/04/28/irresistibile-nord-di-andrea-di-robilant/#more-11589

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