L’america latina davanti alla sfida dell’energia sostenibile

Creato il 21 marzo 2013 da Eurasia @eurasiarivista

:::: Federica Di Pietro :::: 21 marzo, 2013 ::::  

Il 2012 è stato designato “anno dell’energia sostenibile per tutti” dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la quale ha colto l’occasione per richiamare l’attenzione della comunità internazionale sul tema del rispetto dell’ambiente e dello sviluppo energetico sostenibile[1].

L’obiettivo che la comunità internazionale si è proposta di raggiungere nel corso dei numerosi vertici che si susseguono da circa un ventennio[2] è quello di garantire l’accesso energetico a tutti gli abitanti del pianeta[3]. Sebbene la diffusione dell’energia elettrica su scala mondiale ed il rispetto dei parametri internazionali sanciti nelle diverse Convenzioni internazionali sull’ambiente possano sembrare realtà inconciliabili, l’utilizzo di forme di energia sostenibili può rappresentare un valido strumento per risolvere i problemi legati alla crescente povertà nel mondo, alla crisi finanziaria mondiale ed alla futura mancanza di risorse per il sostentamento dell’intero pianeta[4].

La crisi finanziaria, che sta colpendo in particolare i Paesi occidentali, può costituire un’occasione per un punto di svolta verso un nuovo modo di utilizzare le risorse disponibili a livello globale. Il rapido sviluppo economico di alcuni Stati che si affacciano nello scenario internazionale, quali nuovi protagonisti dell’economia mondiale, può infatti rappresentare per l’Europa e per l’Italia[5] l’opportunità per aprirsi a nuovi mercati.

La crisi economica, che dal 2008 non accenna a diminuire, sta mettendo in difficoltà in particolar modo le economie dei Paesi europei. Trattandosi di una crisi prevalentemente finanziaria, analizzando il bilancio degli Stati occidentali emerge la presenza di uno scompenso nelle cd. attività detenute e un aumento delle passività. Tale situazione appare invece invertita per quanto riguarda i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) che stanno accumulando riserve di valute straniere “forti”, come ad esempio i dollari americani, e al contempo registrano un afflusso di capitali dall’estero, con una conseguente crescita di investimenti diretti esteri e una riduzione del proprio indebitamento pubblico[6].

Oltre ai cinque Stati facenti parte dei Brics, tra le zone del mondo maggiormente interessate dal grande sviluppo a livello economico dei nostri giorni, vi sono i Paesi dell’America latina. E’ opportuno ricordare che questi ultimi stanno vivendo un periodo particolarmente favorevole non solo per quanto riguarda l’aspetto economico, ma anche per quanto concerne il consolidamento delle istituzioni democratiche all’interno dei singoli Stati. Grazie all’economia florida, le disuguaglianze dovute alla diversa distribuzione del reddito tra gli abitanti di numerosi Paesi dell’America latina stanno venendo via via attenuandosi a favore di un contesto di maggiore stabilità socio-economica[7]. Tale scenario geopolitico appare in netta contrapposizione con quanto sta avvenendo nei Paesi occidentali nei quali l’economia appare stagnante e dove le disuguaglianze nel reddito appaiono sempre più accentuarsi con la prosecuzione della crisi.

L’area sudamericana rappresenta oggi una delle regioni nelle quali lo sviluppo economico ha raggiunto livelli ragguardevoli e verso la quale si stanno orientando gli investitori dei Paesi occidentali. Il Brasile è senz’altro lo Stato che tra i Paesi dell’America latina ha svolto la funzione di principale attore nel mercato globale. Anche se la produzione non ha registrato un aumento costante[8], le prospettive di crescita economica rimangono comunque notevoli grazie alla domanda interna in continua crescita, a causa dell’aumento del reddito pro capite che ha visto coinvolta gran parte della popolazione brasiliana[9].

Oltre al Brasile, anche il Cile sta muovendo i primi passi nell’economia mondiale, si tratta infatti del primo Stato andino ad essere stato ammesso all’Ocse[10]. Gli interventi legislativi volti ad incentivare la libertà d’impresa e a snellire la burocrazia hanno permesso al Paese di diventare uno dei principali interlocutori sud americani nel contesto mondiale.

Appare opportuno sottolineare come alcuni Paesi dell’area sudamericana, che negli anni passati hanno conosciuto grandi difficoltà di tipo socioeconomico e proprio a causa di ciò sono considerati più vulnerabili agli attacchi speculativi, non hanno avvertito effetti minimamente paragonabili a quelli verificatisi nel continente europeo a causa dell’attuale crisi[11].

Se analizziamo le cause che hanno contribuito allo sviluppo economico dei Paesi sud americani, possiamo affermare che quest’ultimo è stato favorito in gran parte dai progressi che sono stati effettuati in vari settori dell’economia e non da ultimo, in quello energetico. Grazie all’estensione territoriale di alcuni Stati e allo sviluppo delle conoscenze tecnologiche, avvenuto in particolar modo in Messico e Brasile, si è proceduto ad una diversificazione energetica che ha portato all’utilizzo di forme di energia rinnovabili[12].

Secondo i dati registrati dall’agenzia delle Nazioni Unite ECLAC (Economy Commission for Latin America and the Caribbean), grazie alle energie rinnovabili prodotte nell’area sudamericana, si è prodotto l’equivalente di 1.284.164,0 milioni di barili di petrolio all’anno. Il principale produttore di energie rinnovabili è il Brasile, seguito da Messico, Venezuela, Colombia, Argentina e Cile. Tra le fonti di energia rinnovabili, il Brasile, l’Uruguay e l’Argentina hanno investito in particolar modo sul biocarburante. Inoltre, accanto alla produzione di biocombustibili, anche le risorse idriche hanno costituito un valido contributo per la produzione di energia alternativa[13]. In particolare, il Brasile ha sostenuto alcune tra le più innovative iniziative private nel settore grazie a finanziamenti pubblici, i quali hanno permesso di realizzare un progetto complessivo in cui si prevede un aumento di circa 25.000 MW della capacità di fornitura di energia idrica del Paese.

Oltre ai biocombustibili e all’energia idroelettrica, gli Stati sud americani stanno investendo sulla geotermia: alcuni Paesi, grazie alla loro collocazione geografica nella zona conosciuta come “anello di fuoco”, situata nell’Oceano Pacifico e nella quale si trovano la maggior parte dei vulcani del mondo, stanno pensando di sfruttarne l’enorme potenziale per la produzione di energia geotermica.

In conclusione, la produzione di energia alternativa e gli investimenti legati alle infrastrutture messi in atto presso alcuni Stati dell’America latina per rilanciare l’economia, associati alle risorse naturali presenti nel continente sud americano, potrebbero rappresentare un florido mercato per molte delle aziende europee ed italiane impegnate nella produzione di energia, come peraltro sta accadendo con Eni ed Enel[14].

Saper cogliere l’opportunità di investire in Paesi che hanno ancora molto da offrire sul piano energetico grazie alle risorse presenti sul territorio potrebbe significare dare inizio ad una politica economica volta al rispetto dell’ambiente, alla riduzione delle disuguaglianze sociali in aree del mondo nelle quali non vi è accesso all’energia ed al contempo, raggiungere alcuni dei cd. obiettivi del millennio promossi dalle Nazione Unite come ad esempio, garantire la sostenibilità ambientale e sradicare la povertà estrema. Inoltre, gli Stati di tutto il mondo si sono impegnati a perseguire tre obiettivi legati all’ approvvigionamento energetico entro il 2030[15]. In particolare, essi saranno tenuti a favorire l’accesso universale ai moderni servizi energetici e raddoppiare sia la quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili, sia il tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica.

Alla luce di quanto esaminato appare chiaro che per uscire dalla crisi gli Stati europei saranno chiamati a scegliere l’innovazione e a trovare nuovi mercati nei quali operare. Solo attraverso una visione del futuro rivolta verso nuove frontiere e basata sulla piena collaborazione di imprese, istituzioni e governi nel rispetto dell’ambiente e dell’uguaglianza sociale sarà possibile raggiungere i risultati che gli Stati si sono impegnati a raggiungere. Gli obiettivi che ci si è proposti di conseguire a livello mondiale saranno realizzabili unicamente attraverso il superamento dei limiti imposti dal nostro sistema economico ed emersi sotto forma della crisi, tuttora irrisolta, che sta mettendo a dura prova gli Stati occidentali dal 2008 sino ad oggi.


[1]Le campagne promosse dalle Nazioni e da altre organizzazioni internazionali per promuovere l’utilizzo dell’energia sostenibile hanno avuto successo grazie anche alla collaborazione di numerosi Stati. Per avere maggiori informazioni sulle attività delle Nazioni Unite si rimanda al sito web: www.sustainableenergyforall.org/actions-commitments.

[2]Ultimo in ordine di tempo è il meeting sull’ambiente tenutosi dal 20 al 22 giugno 2012 a Rio de Janeiro (Brasile). Si rimanda al sito internet delle Nazioni Unite: www.uncsd2012.org

[3] Si legga in proposito la nota del Segretario Generale delle Nazioni Unite del 31 luglio 2012, intitolata Sustainable Energy for All: a Global Action Agenda, A/67/175, consultabile al sito internet: www.unric.org/it/component/content/article/14-economic-and-social/27798-anno-internazionale-dellenergia-sostenibile-per-tutti-2012

[4] La dottrina si è occupata ampiamente del tema dello sviluppo sostenibile. In particolare sul tema si ricordano il contributo di Filippo Salvia, Ambiente e sviluppo sostenibile, “Riv. giur. Ambiente”, 1998, p. 235 e ss., Mauro Politi, “Tutela dell’ambiente e “sviluppo sostenibile”: profili e prospettive di evoluzione del diritto internazionale alla luce della conferenza di Rio de Janeiro”, in AA.VV., Scritti degli allievi in memoria di Giuseppe Barile, Cedam, Padova, 1995, p. 447 e ss.

[5] Si segnala in proposito l’opera di Alessandro Colombo, Ettore Greco (a cura di), La politica estera dell’Italia, Edizione 2012, Collana Iai/Ispi”, 2012.

[6] Per approfondimenti si rimanda a AA.VV., BRICS: i mattoni del nuovo ordine, in Eurasia, Rivista di Studi Geopolitici, XXIV, 3-2011 e AA.VV., Paolo Quercia e Paolo Magri (a cura di), I Brics e noi, L’ascesa di Brasile, Cina, Russia e India e le conseguenze per l’occidente, ISPI, 2011.

[7] Illuminanti sono le parole pronunciate dal Segretario Generale dell’OCSE, Ángel Gurría, nel 2010 in merito alla situazione della classe media in America Latina: “A growing and vibrant middle class is a sign of good economic prospects in Latin America. However, Latin Americans in the middle of the income distribution still face serious hurdles in terms of purchasing power, education and job security. These groups still have some way to go to be fully comparable to the middle classes in more advanced economies”.

[8] Vedi ad esempio, il terzo trimestre del 2011.

[9] Per approfondimenti sull’economia brasiliana si rimanda al sito dell’OCSE: www.oecd.org/brazil/. Inoltre, si leggano Annabelle Mourougane, Mauro Pisu, Promoting Infrastructure Development in Brazil, OECD Economics, Department Working Papers, No. 898, 2011, OECD Publishing consultabile alla pagina web: www.oecd-ilibrary.org/economics/promoting-infrastructure-development-in-brazil_5kg3krfnclr4-en e Jens Arnold, Raising Investment in Brazil, OECD, Economics Department Working Papers, No. 900, OECD Publishing, 2011, pubblicato al sito internet: www.oecd-ilibrary.org/economics/raising-investment-in-brazil_5kg3krd7v2d8-en.

[10] Si rimanda al sito internet ufficiale dell’OCSE, nel quale è possibile reperire informazioni sullo stato economico attuale del Cile: www.oecd.org/chile

[11]Un esempio in tal senso è dato dall’Argentina la quale, in contro tendenza rispetto agli altri Stati sud americani, non ha registrato una crescita economica tale da far pensare ad uno sviluppo del Paese stabile e duraturo, ma ha raggiunto e mantenuto nella capitale Buenos Aires una media di crescita economica annua pari all’8%. Si legga inoltre, il rapporto dell’OCSE dal titolo Latin American Economic Outlook 2013
SME Policies for Structural Change
, Economic Commission for Latin America and the Caribbean, OECD Publishing , 11 Jan 2013.

[12] Si legga Manlio F. Coviello, Juan Gollán y Miguel Pérez, Las Alianzas Público-Privadas en Energías Renovables en América Latina y el Caribe, CEPAL, 2012, consultabile in formato PDF al sito internet www.eclac.org/publicaciones/xml/3/46743/Lcw478e.pdf.

[13] Riguardo alla produzione di energia idroelettrica in Cile si legga il report dell’ECLAC, dal titolo: Análisis de la Vulnerabilidad del Sector Hidroeléctrico Frente a Escenarios Futuros de Cambio Climático en Chile, CEPAL, 2012, consultabile in formato PDF al sito intenet: www.eclac.org/publicaciones/xml/0/49060/AnalisisDeLaVulnerabilidad.pdf

[14]Per approfondimenti si rimanda al sito dell’Eni nella parte relativa alla sostenibilità: www.eni.com/it_IT/sostenibilita/sostenibilita.shtml e a quello dell’Enel per le notizie relative agli investimenti in Sud America: www.enel.com/it-IT/media/news/con-enel-cresce-la-capacita-energetica-in-sud-america/p/090027d981a1ac4e

[15]Si veda il sito internet delle Nazioni Unite dedicato agli obiettivi del millennio e consultabile alla pagina web: www.un.org/millenniumgoals/

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