L’amica geniale di Elena Ferrante

Creato il 30 gennaio 2015 da Tiziana Zita @Cletterarie

In genere la protagonista di un romanzo anche se povera e sfortunata è buona, oltre che bella, e si contrappone ad un’antagonista ricca, potente e malvagia. Invece L’amica geniale di Elena Ferrante è povera, geniale e cattiva. Eppure tutti l’adorano, tutti pendono dalle sue labbra, tutti la seguono e ne sono incantati, a cominciare dalla sua amica del cuore, per finire con tutti i ragazzi del poverissimo quartiere di Napoli in cui vivono.
La Ferrante ha usato uno pseudonimo per scrivere i suoi romanzi, fatto che sta alimentando oltremodo la sua fama. Si favoleggia che lei sia un uomo, si ipotizza che sia questo o quello scrittore, e mentre gli interpellati negano, lei rilascia interviste e dialoga proficuamente con i media, tanto che l’autorevole rivista americana Foreign Policy la dichiara, insieme a Renzi, il pensatore italiano più influente del 2014 e la mette tra i cento menti più autorevoli del mondo.

I libri della serie de L’Amica geniale, tradotti in inglese, stanno avendo un grande successo negli Stati Uniti, così come in Italia. La serie è al primo posto nel passaparola e da Feltrinelli, durante le feste, al posto della quadrilogia c’era un buco perché li avevano comprati tutti.
Certo all’inizio il fatto di non apparire, di nascondersi, non le avrà giovato e probabilmente avrà rallentato la sua notorietà, ma da un certo punto in poi la tendenza si è invertita e oggi il fatto che la scrittrice da oltre vent’anni non appaia in pubblico e celi la sua vera identità, si sta rivelando una straordinaria trovata pubblicitaria che aumenta l’interesse nei suoi confronti. A questo si aggiunga che scrive, e bene, romanzi che si divorano.

Il mistero che si è creato sulla sua identità sviluppa una curiosità morbosa che spinge a leggere i suoi libri. Che sia un uomo io non ci credo. Be’ non posso saperlo per certo, ma da quello che leggo mi pare una donna. Ha una sensibilità femminile. D’accordo anche molti uomini ce l’hanno, ma a me sembra una donna. I suoi anni poi stanno scritti tutti nei suoi libri. Basta leggerli per sapere che appartiene alla generazione del primo dopoguerra.

Cosa dicono di lei i detrattori? Che ha successo perché i suoi romanzi seriali sono una soap opera. In effetti già l’elenco iniziale dei numerosi personaggi, divisi per famiglie, ricalca la struttura della soap. Il critico della Stampa scrive che “la grande assente della letteratura italiana” “assomiglia a un software che produce una algida serie tv”. Tra l’altro la quadrilogia de L’amica geniale diventerà presto una serie tv per davvero: una produzione Rai Fiction/Fandango, con Francesco Piccolo alla guida del team di scrittura.

Se penso alle due protagoniste mi viene in mente quello che scrive Jung in Tipi psicologici a proposito di Tertulliano e Origene, due Padri della Chiesa vissuti alla fine del secondo secolo. A 35 anni, Tertulliano divenne cristiano. Secondo Jung, era un pensatore introverso che la conversione al Cristianesimo portò al sacrificio dell’intelletto: per lui la parte più importante dell’uomo. Rinunciò al suo acuto ingegno, condannò ogni forma di conoscenza per accettare l’irrazionalità della realtà interiore che era il fondamento della sua fede.

Invece Origine fu spinto ad approfondire e assimilare tutte le correnti filosofiche che confluivano ad Alessandria, la città in cui viveva. Forte personalità, grande oratore, aveva un gran numero di allievi e fece numerosi viaggi. La sua dottrina era vastissima e abbracciava ogni campo del sapere. E’ stato considerato uno dei più grandi eruditi che la Chiesa abbia mai avuto. Secondo Jung, Origine era un estroverso che prediligeva il rapporto con la realtà, rappresentato dalla sessualità. Mentre Tertulliano attuò il sacrificio dell’intelletto che per lui era il legame più forte col mondo, Origene attuò il sacrificio del fallo e si auto-evirò. Insomma ognuno dei due sacrificò alla fede quello che aveva di più prezioso e che considerava un ostacolo alla propria spiritualità. Così l’intellettuale Tertulliano divenne un sentimentale, mentre il sensuale Origene, divenne un erudito intellettualista.

Che c’entra con L’amica geniale? C’entra perché tra le due amiche si è prodotta un’inversione del genere (che ne dice Elena Ferrante?), ma non posso andare oltre, anche per non rovinare a nessuno il piacere di leggerlo.

Di Lila, la ragazzina con una determinazione assoluta che strizza gli occhi mentre riflette, che non ha paura di niente e che ha la capacità di rendere interessante tutto quello che sfiora, ci siamo innamorati anche noi lettori, perciò non vedo l’ora di passare al secondo volume. Poi vi saprò dire.


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