L’amicizia tra Facebook e l’anonimato di Ask

Da Informaticaprod

Cos’è divenuta oggi l’amicizia? Ha perduto di significato. Si è passati dalle partite di pallone sotto casa, i litigi, gli sgambetti, le passeggiate in centro, i primi amori, e poi il liceo, le delusioni, le serate con gli amici, alle chat, gli amori virtuali, l’inesistente rapporto e reciproco scambio di opinioni tramite uno schermo. Un display.

Un avido ed infimo velo di coraggio, spudorato e spietato, che grazie ai social network, ha reso alla portata di tutti ogni singolo segreto, fatto o misfatto, che ci strumentalizza, abbattendo e facendoci abbandonare ogni parvenza di rapporto sociale. Oggi l’amicizia non è più un rapporto in cui permangano odi e litigi tesi all’abbattimento delle differenze ed all’insegna della lealtà. Si può bensì definire “la conoscenza di brutali stati d’animo, resi noti e condivisi tramite un tag, un twitt, uno stato nell’isolamento delle nostre caverne elettroniche (M.L Rodotà, L’amicizia svuotata nell’era di Facebook).

Con l’avvento di Facebook, per instaurare un rapporto d’amicizia è sufficiente un click, non più una stretta di mano. Un click. Come se ciò non bastasse 3 anni fa, giugno 2010, un tale, che non ha reso nota la sua identità, ha scritto la parola fine ad ogni possibilità di trovare amici veri. Nasce Ask un social network che permette di fare domande a chicchesia, senza censure o moderazioni. Addirittura possiamo rimanere in anonimato, e fingerci chiunque, senza impedimenti, sapere tutto di tutti.

Ecco che così diviene impossibile distinguere tra veri amici, veri amici virtuali, falsi amici, falsi amici virtuali. La parola che potrebbe esemplificare tutto ciò è “Contatto”, siamo tutti contatto di tutti, senza conoscenze, persone di cui fidarsi o amici cui confidare i segreti. L’unico nostro amico è rimasto il diario. Ed invece no. Neppure più quello. Per diario, ora, non s’intende più un agenda a cui noi decidiamo di dire tutto, oggi è un script in Ajax che si rifà spudoratamente a quello che una volta era, dove tutto ciò che vediamo è accessibile tramite un database condiviso da tutti.

Se incontriamo una persona per strada non la classifichiamo più per quello che ha detto o fatto, ma per quello che pubblicato, quello che ha chiesto od a quello cui ha risposto. Adesso il luogo di contatto muta dal Caffè Romano di Renato Guttuso alla postazione PC di casa dove l’unica cosa a tenerci compagnia non è il rumoreggiare delle tazzine di caffè, il vocio e gli aromi, bensì il rumore dei tasti pigiati, la ventola di raffreddamento ed al massimo un tè freddatosi nell’attesa di avere un minimo d’attenzione da noi persi nei pettegolezzii.


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