L’amico del criminale Gheddafi è “preoccupato”. Quando il silenzio è complicità

Creato il 22 febbraio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
GENOCIDIO. Come si può definire altrimenti quello che Gheddafi e i suoi figli stanno commettendo in Libia? Parliamo del massacro indiscriminato di inermi che, alla fine, è lo sport preferito dei dittatori sulla via del tramonto. Il problema non è il nome del popolo che viene sottoposto alla “cura disintossicante” da parte di regimi che non hanno altri mezzi per continuare a sopravvivere a se stessi, ma il risultato finale: migliaia di morti senza una ragione se non quella di mantenere un potere dispotico e fuori da ogni legittimo controllo. E di genocidi la storia è piena e ogni volta che si ripropongono, con una ciclicità impressionante, siamo sempre a domandarci come sia possibile. Si chiamino tutsi o ebrei o ceceni o armeni o zingari o omosessuali o negri o tibetani o curdi e le ragioni razzismo, intolleranza, volontà di dominio, fanatismo, pregiudizio, discriminazione, settarismo, diversità, i termini della questione non cambiano: i genocidi hanno mille nomi e altrettanti perché. Quello che offende e indigna è il silenzio che diventa complicità quando accampa la ragione della “interferenza” negli affari di uno stato sovrano, come se governare un popolo possa essere scambiato per possesso e, quindi, legittimità anche di annientarlo. Questo è il millennio dell’”economia” e in suo nome si stanno compiendo i misfatti più atroci. E se perfino la grande “esportatrice di libertà” che è l’America, alla fine chiude un occhio sulle violazioni dei diritti umani in Cina, un paese come l’Italia economicamente e commercialmente legato a filo doppio con la Libia cosa può fare se non dichiararsi “preoccupata”? Aggiungiamoci poi che il ministro degli Esteri si chiama Franco Frattini e che in tutta la sua carriera di capo della diplomazia italiana, è riuscito solo a farsi arrivare, con un pacco della FedEx, dei documenti da Saint-Lucia. In attesa che vada a riferire in parlamento su quale sia la posizione del governo italiano nei confronti di Gheddafi (come ha fatto da inarrivabile quacquaracquà per la casetta di Montecarlo), il ministro Frattini nelle scorse ore ha addirittura negato che in Libia ci fosse un’emergenza, “non avvertiamo l’esigenza di un ponte aereo per il rimpatrio dei nostri connazionali – ha detto – sono sufficienti i voli di linea”. Detto, fatto i libici hanno chiuso gli spazi aerei utilizzati per bombardare le migliaia di oppositori scesi in piazza. Qualcuno si domanda perché Gheddafi ha dovuto far ricorso ai Mig e la risposta sta nel fatto che l’esercito (che agisce sul terreno e non per aria) gli si è rivoltato contro stanco di essere preso per il culo dalle amazzoni “vergini guerriere” del dittatore. Italia e Libia, complici anche i governi di centrosinistra, sono da anni partner commerciali per svariati miliardi di euro. Molte imprese italiane, dall’Eni all’Impregilo (sempre lei, quella dell’ospedale dell’Aquila), prosperano da decenni grazie agli affari con il dittatore mentre la Libia ha messo le mani ormai da tempo, su interi pezzi dell’economia italiana; disturbare il fautore di cotanto benessere sarebbe politicamente riprovevole. L’Italia tace impegnata com’è a discutere della riforma della giustizia. Gli amici, come le mignotte, del presidente del consiglio non possono essere disturbati perché parte integrante della vita dell’imperatore e portatori (...trici) di benessere economico, fisico e psicologico per uno solo, quello che il refolo della democrazia che spira nel nostro paese non riuscirà mai a spazzare via. Forse è per questa ragione che ci sentiamo di sottoscrivere il documento di tanti intellettuali italiani che chiedono all’opposizione di bloccare in tutti i modi leciti questo parlamento di vacche al pascolo e di ignoranti dell’ultima ora. E il documento lo riportiamo pregandovi di sottoscriverlo nello spazio dei commenti anche solo con una sigla, a volte dare un segnale di esistenza in vita vale più di una vita raccontata dagli altri e non vissuta da noi. Spira un forte vento di morte e qualcuno troverà, anche da fatti raccapriccianti come questo, il modo di far soldi, magari telefonandosi alle 4 del mattino per ridere di un genocidio.PS Nei “commenti” il documento sottoscritto da Andrea Camilleri, Dario Fo, Margherita Hack, Franca Rame, Antonio Tabucchi e tantissimi altri.

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