L’amore al tempo di Meetic, o sulla nuova Commedia umana

Creato il 20 luglio 2011 da Sulromanzo

Una cosa che a me piace: consultare i profili personali in quei siti dove ti promettono l'amore, il sesso per il sesso, l’eterna felicità dei giusti.

Nelle pagine maschili io, però, non posso entrare, a meno che non crei un profilo femminile fasullo, che è una cosa che mi ripropongo sempre di fare. Ma anche solo leggere ciò che le donne scrivono di sé – e non scrivono molto, ma quel poco è più che sufficiente – è un'esperienza che consiglio a tutti. Una buona alternativa all’ennesimo giallo svedese se non altro. Che ormai riescono a infilarti anche all’interno del Kebab.

Basta andare su un sito come Meetic, quindi registrarsi dopo aver compilato un breve questionario. Oltre a una svelta mappatura antropometrica – statura, occhi, capelli, gruppo etnico di appartenenza (è su questi siti che ho scoperto di essere "caucasico") – vengono richieste sono alcune informazioni di carattere generale. Ad esempio, hobby, interessi, titolo di studio, sport praticati, lingue conosciute, religione, abitudini alimentari o di altro tipo, come il fumo. È possibile utilizzare le stesse indicazioni per la persona cercata, tanto da poter includere solo persone di un certo tipo. Maschi caucasici e oltre il metro e ottanta e con gli occhi azzurri come Leonardo di Caprio, per dire. Oppure, compresi in un determinato range di età, che ormai anche le donne non disdegnano inferiore al proprio.

Nel complesso ciò che risulta dalla lettura di un profilo completo, è una buona sintesi della persona. Più che un compendio psicologico direi, però, antropologico, cioè di appartenenza a qualcosa come una tribù sociale, che include comparti umani tendenti a un’orgogliosa estraneità. Indicazioni che si precisano ulteriormente quando viene compilato anche uno spazio discrezionale, in cui la donna o l'uomo – chiamiamoli provvisoriamente “i candidati" – hanno la possibilità di rilasciare una sorta di dichiarazione spontanea, come l'estremo appello agli elettori nella campagna elettorale.

In questo genere di contesti, in effetti, il senso è un po' quello: autopromuoversi, fare marketing di sé. Per collocarsi, infine, quali oggetti unici o provvisori del desiderio. Ma, a questa prima e ovvia costatazione va aggiunta una precisazione che non era così scontata: le donne – i maschi, come ho detto, non so cosa scrivono – più che un’opera di persuasione agiscono di frequente in senso opposto, cioè per via di una dissuasione, anche vibrante. Ad esempio: “komunisti, intellettuali e morti di fame (termini qui utilizzati come sinonimi) girare al largo, non c’è trippa per gatti”; “no uomini senza laurea e che non siano professionalmente affermati, solo persone di una certa classe, grazie”; “se sei bruttino e con gli addominali flaccidi non fai per me, vattene, smamma, chi ti vuole!”.

Affermazioni anche brutali, certo, ma se le riformuliamo in termini di strategia delle vendite, probabilmente, non significano altro che il buon senso di chi ha compreso come le proprie risorse siano quantitativamente limitate. Quindi, vanno promosse secondo i parametri commerciali degli oggetti di lusso, destinati a un’elite che, prima di tutto, deve percepirsi come tale, in una sorta di ossimoro che porta al conformismo dell’unicità, come gli slip di Dolce e Gabbana. Da qui una spietata selezione del target, per poter allocare la merce solo a una clientela che è sì generica, ma allo stesso tempo esclusiva, differenziata, selezionata secondo i canoni della tipizzazione letteraria (per non dire dei semplici stereotipi).

L’idealtipo sentimentale, così come emerge con forza dai siti web attrezzati allo scopo, si caratterizza attraverso un processo di esclusione progressiva, di connotazione sottrattiva, non contenendo una denotazione mirata e consapevole che faccia da sfondo al desiderio, la quale sia ricavabile dall’esperienza. L’unica esperienza, che qui intuiamo, è quella dei modelli spettacolari e di consumo, a cui accostarsi per opposizione. Vengono, insomma, ricalcate le forme di una “teologia negativa”, in cui il divino acquista consistenza nella successiva elencazione di quel che divino non è. O, più modernamente, non possiamo non cogliere l’eco dei famosi versi di Montale: "Codesto solo oggi possiamo dirti, \ ciò che non siamo, ciò che non vogliamo...".

Dopo una buona mezzoretta di lettura in siti web come Meetic, si finisce così con l’avere l'impressione di essere rifiutati. Ci si sente respinti, scartati come uomini ma, soprattutto, come maschi, come macchine riproduttive tendenti all’obsolescenza. Addirittura, ciò che viene liquidato è una sorta di testimone che segni la continuità storica e civile – tutto ciò che non è il mio Lui è contro di Lui, dunque contro di Noi – lasciando emergere la sagoma di una neo-umanità che ha rinunciato a ogni vincolo di appartenenza, se non quella a un’immaginaria fotocopia di sé, di genere solo invertito. Ciò che viene ricercato dalla prevalenza delle donne su Meetic è un maschio che le replichi, prima ancora che integri, certe che gli altri maschi sono privi di qualsiasi interesse, se non ostili.

Questa particolare condizione io non saprei come altro chiamarla se non letteratura. Con ciò intendendo il senso complessivo di un’epoca che progressivamente emerge dalla voce di infiniti personaggi, i quali, raccontando di sé in poche, pochissime battute, riescono a dire ben oltre a sé, esorbitando il singolo tassello nell’immagine del puzzle. Potremmo addirittura azzardare che questi siti web siano l'equivalente moderno della Comédie humaine di Balzac, assai più efficaci nell’opera di rappresentazione storica e sociale di quanto potrebbe riuscire a un moderno narratore, anche conscio e stilisticamente virtuoso.   Però qui il risultato viene raggiunto seguendo percorsi non intenzionati, accidentali e realmente spontanei, senza alcun burattinaio nell’ombra vellutata delle quinte. Potremmo chiamarla “autogenesi romanzesca”.

Pensiamo a due autori diversi che si cimentano in una scrittura estremamente attenta ai mutamenti sociali – definiamola in via provvisoria “antropologia pop” – come Niccolò Ammaniti e David Sedaris. Le loro pagine sono spesso forzate in semplificazioni ironiche, unghiate espressioniste ai colori lanciati con vivido sfarzo sulla tela. Il tutto in funzione della rappresentazione di una socialità franta, un’umanità frazionata e avversa, idiosincratica. Un mondo radicalmente nuovo che presenta, però, anche numerose ricorrenze, personaggi o meglio ancora caratteri che richiamano le macchiette sgangherate della commedia di costume, tanto che la scelta del registro sarcastico non è del tutto impropria. Eppure l’impressione è che un unico registro non sia adeguato a contenere il tema.

Ma adesso vediamo, a puro titolo di essay, come lo stesso tema potrebbe essere svolto da altri due “autori”, ma questa volta ignari di produrre letteratura. I loro componimenti narrativi – perché davvero si tratta di narrativa, di racconti, di  frammenti di romanzo – li ho estrapolati quasi casualmente da Internet. Il primo corrisponde a uno tra le migliaia di profili presenti su Meetic, mentre il secondo è preso da un’agenzia matrimoniale online. Attualmente, Meetic, società francese quotata di borsa, dichiara di avere decine di milioni di iscritti in tutto il mondo, tra cui  me e “disarmante_67”. La quale disarmante ci comunica di avere 42 anni ed essere di Treviso, così continuando nella propria presentazione:

"odio ipocrisia e falsità, sono sincera e diretta, un pò bastarda dentro e molto fuori, disarmante ma dolce e sensibile, che dire...uno spettacolo della natura...il mio uomo ideale deve darmi l'emozione in un sorriso, quindi chi è senza denti vada pure prima dal dentista. sono appassionata di sport ( W MILAN ), moto ( la mia DUCATI MONSTER 696) e auto, ricamo e uncinetto non fanno per me. sono molto alta, astenersi i piccoletti i fumatori e gli psicanalisti fai da te che vogliono insegnarti come si vive la vita...sorry.”

Ecco, credo, a questo punto, che sia piuttosto chiaro cosa intendessi con la nozione di autogenesi romanzesca. In poco meno di otto righe, disarmante_67 è riuscita a imbastire la struttura elementare di un romanzo. Il  protagonista: un personaggio a cui davvero non manca nulla. È presente sia uno sfondo sociale e culturale (il Milan, le moto Ducati, le automobili scattanti)  che un nucleo psicologico riconoscibile, improntato a un vitalismo vagamente mascolino, oltre che a un compiaciuto ed esibito cinismo: ”bastarda dentro e molto fuori”. Ma disarmante_67, per essere un personaggio credibile, non può farsi limitare da un solo carattere. E, infatti, è anche tanto dolce e sensibile, “uno spettacolo della natura”. Come Lupo de Lupis, che è lupo, sì, ma pure tanto buonino.

Ora andiamo a vedere cosa, invece, dice di sé Anna, le cui parole, quasi sussurrate, ho   ritrovato sulle pagine online dell’agenzia matrimoniale Duedicuori:

"SUSY 18enne. Vivo con la mia bimba. Abbiamo una casa nostra, ma fuori c’è un mondo che ci spaventa, vorrei accanto un compagno dolce e sincero che ci accompagni e ci protegga. Abbiamo tanto amore da donare, telefonaci.”

Anche qui, cosa aggiungere… Letteratura! Ma a differenza del frammento precedente, il personaggio Anna viene a delinearsi attraverso una sintassi piana e discorsiva, il dettato è dolente e sommesso. Da cui ricaviamo un pungente quadretto di precarietà umana e affettiva. Utilizzata, però, a ben vedere, anche in chiave strategica e sottilmente ricattatoria. Con tutta evidenza, Anna sta cercando di suscitare pena nel potenziale acquirente, così da ottenere l’affetto e la protezione che desidera per sé e per la sua bimba. E lasciando provvisoriamente perdere l’ipotesi che il testo sia stato compilato dall’agente matrimoniale stesso, assai più esperto nel marketing sentimentale. In ogni caso, un tono e un genere del tutto diversi dal precedente annuncio. Al punto che Anna e disarmante_67 difficilmente potrebbero avere un ruolo dialettico all’interno di un romanzo tradizionale. Mentre qui, sul web, non solo convivono, ma si potenziano reciprocamente nella rappresentazione dell’amore al tempo di Meetic.

Oltre ai due personaggi appena incontrati, ne abbiamo  a decine; anche se non forse a migliaia, già che, come abbiamo visto, l’umanità tende a disporsi entro un certo numero di ricorrenze.  Ecco, così, profilarsi la figurina esile e scontrosa della dark lady corrucciata, che ama l'esoterismo e disprezza i "borghesi"; quella ilare e solare di chi dichiara la sua passione per la nutella e i gattini arruffati; l'altra, che non ha tempo nemmeno di eseguire la correzione ortografica del proprio annuncio, che vuole semplicemente piazzarsi con un buon partito; diversa ancora è la sportiva compulsa, che ricerca un muscolato compagno di cyclette; c'è perfino l'intellettuale, che in un’agile e maliziosa paratassi dispiega la finezza della sua sardonica cultura, adornandola con squisite citazioni da romanzi Adelphi. Ma le citazioni statisticamente più ricorrenti rimangono quelle da Coelho, Gibran e dal sempreverde gabbiano Jonathan Livingston.

Addirittura, una volta, su Meetic, ho trovato una ragazza che voleva corrispondere unicamente con uomini in divisa, scopo matrimonio. Qualsiasi divisa andava bene, anche da portiere d’albergo o metronotte. E uno già se la immagina con i capelli corvini e scarmigliati dal vento, come il personaggio di un romanzo di Liala ambientato negli anni trenta e quaranta. Sola, al bordo di un laghetto, il rombo cupo degli idrovolanti, mentre attende che ritorni il bell’aviatore in missione.

Ma alla fine, dopo un’indigestione di personaggi letterari appena abbozzati, spesso naif, che si unisce all'euforia per aver trovato una cornucopia che assicura la rigenerazione dell’offerta erotica ad oltranza – la speranza che ci scappi un grande amore anche per noi, o una scopatina… – ciò che rimane è un dubbio più dolente, che potrebbe forse essere riassunto a questo modo: ma si possono ancora chiamare italiani, stare dentro lo stesso contenitore linguistico, prima ancora che istituzionale e civile, uomini e donne che si ringhiano ostili e incanagliti dalle pagine di un sito web, alla ricerca di una minima provincia sentimentale in cui rifugiarsi, disinteressati e avulsi a tutto il resto? Un’umanità che, come Anna, ormai desidera unicamente rinchiudersi in casa propria, perché là fuori ci sta un mondo che spaventa. Un mondo da cui, in alternativa, scappare a cavallo di una Ducati Monster 696, gridando viva Milan e abbasso i fumatori, i piccoletti, abbasso tutto e tutti, tranne che me e Lui. E tanto meglio se Lui avrà qualche mostrina scintillante, sopra a una divisa appena stirata con l’appretto.

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Si ringrazia Sergio Lai per la gentile concessione della seconda foto che raffigura il suo dipinto dal titolo: “(Sviluppo di un delirio paranoico di) una donna insoddisfatta di se stessa che si guarda allo specchio”.


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