Mensura hominis, quae est angeli
di Nicola Ghezzani
Mi sono chiesto perché in questi ultimi anni ho dedicato tanta attenzione al fenomeno dell'amore. E penso di essermi dato una risposta. Certo lo ho fatto perché essendo uno studioso della natura umana l'osservazione dei fatti dell'amore mi consente di cogliere l'uomo nel suo nodo psicobiologico essenziale, di coglierlo alla radice. Ma c'è un altro motivo, esistenziale, nascosto dietro questo e molto più importante, ed è questo. Perché ci è stata sottratta la grandezza: il sentimento epico di appartenere ad una specie capace di crescita, di miglioramento, di continua ricerca della perfezione. La vita ci viene data come programmata, non possiamo né abbattere né scavalcare i muri di mediocrità che ci stanno intorno. Nella vita pubblica hanno il diritto di contare solo le bande organizzate dei mediocri; nella vita privata domina la rassegnazione. L'amore invece è un'esperienza immensa, ci rivela la nostra natura umana, cioè divina (mensura hominis, quae est angeli) e non si nega a nessuno, è un'esperienza possibile a tutti. Si offre a caso e la può vivere chiunque. Quando la si vive appieno, si viene trascesi un altro mondo, un mondo parallelo dove le cose sono concepite e avvengono nella luce di una perfezione cui siamo predisposti per natura e per cultura; e laddove questa perfezione non si realizza, l'amore stesso si occupa di donarci la tenerezza, cioè la contemplazione affettuosa dei limiti nostri e dell'amato. Oggi più che mai i nostri libri sull'amore sono una tenace resistenza alla tentazione nichilista, cinica, cioè alla delusione, e al fascino del minimalismo esistenziale. Questa tentazione ci riguarda tutti e non possiamo aspettare una rivelazione mistica per uscirne fuori. Tutte le vite, anche le più piccole e insignificanti, possono sperimentare qualcosa di grande. Questa cosa è l'amore, senza il quale la gran parte di noi si sentirebbe inutile. Non tutti sono artisti creativi, non tutti sono intellettuali impegnati nella vicenda sociale, pochi i politici che amano davvero la sfera pubblica, sempre meno sono i veri mistici, che dialogano col divino. L'amore è la grandezza alla portata di ogni cuore umano. In questo senso l'amore ci riporta alla nostra intrinseca grandezza sia che lo viviamo, sia che non lo viviamo. Quando lo viviamo siamo persi nell'immensità dell'oggetto amato, nella perfezione che ci suggerisce; quando non lo viviamo ci impone il rispetto di colui che lo sta vivendo, il rispetto della sua intrinseca grandezza. Quindi, quando viviamo l'esperienza dell'amore, siamo dissolti nella sua grandezza; quando invece non la viviamo, ma l'abbiamo vissuta (o almeno intuita), proviamo amore per chi la prova, nella forma della nostalgia e della tenerezza, e lo rispettiamo, lo ammiriamo, gli riconosciamo quella statura – la grandezza, la nobiltà d'animo – che il mondo sociale gli ha sottratto. Tutti i diritti riservati