L’Amore Imperfetto, una riflessione di Fabio Panozzo

Creato il 01 aprile 2015 da Alessandro Zorco @alessandrozorco
L'Amore Imperfetto. Fabio Panozzo, autore di poesie, conosce bene il mondo della disabilità perché lo vive tutti i giorni in prima persona. Nato nel 1979, impiegato in una azienda di prodotti farmaceutici, Panozzo ha scritto per il blog di Contact Srl questa riflessione sull'amore e sui sentimenti.

La ricerca dell'amore nasce come risposta al bisogno di amare e sentirsi amati. Succede tutto in un incontro - fortuito, casuale, insistito, costruito, cercato - sono mille le variabili che accendono l'attrazione verso l'altro. Il viso, gli occhi, le mani, il corpo, il modo di fare, quelle cose che ci conquistano creando le condizioni per continuare conoscersi e frequentarsi con assiduità. Normalmente succede così ma non è un concetto assoluto, e non vale per tutti.

L'Amore Imperfetto non è né un tempo né uno stato, ma un titolo provocatorio. Sottolinea come le normali dinamiche amorose per una persona con disabilità possano cambiare.

Nell'Amore Imperfetto domina la paura di dichiararsi, perché ci si sente brutti, inadatti e si ha paura di

ricevere un no. Soprattutto si teme che il no possa compromettere anche l'amicizia, e così si rinuncia - sbagliando - a dichiararsi subito, accettando di ricoprire il ruolo dell'amico pur di stare vicino alla persona amata, sperando che capisca... Così facendo però, si alimenta soltanto un sentimento d'amore sofferto che ci logora dentro.

"Lei è troppo per me; non farà mai parte del mio mondo; posso dargli solo problemi". Queste sono solo alcune frasi che si pensano, contestualmente al bisogno sempre accesso di dichiararsi, che si lascia libero nel cuore sperando che, per una volta, corrisponda alla realtà.

E' un sentimento che tieni chiuso dentro di te, per anni, per mesi, ma basta una frase, una parola, una fotografia che riaccenda il bisogno di confessare il proprio amore, di dire "Ti amo da così tanto tempo, non sai quante volte ho immaginato di stare con te". Sono parole forti e impegnative, ma assumono una valenza liberatoria per chi fino a ieri non riusciva a dirle. Purtroppo però spesso si rischia di scioccare la persona che le riceve, perché ci siamo nascosti troppo, e le nostre parole perdono di credibilità.

Succede proprio così e non c'è modo di rimediare, di far capire che il nostro sentimento era ed è sincero. Insistere, per chiarire e spiegarsi non serve, ci trasformerebbe di lì a poco da persone che provano ad amare a persone che danno fastidio. L'ho imparato di persona.

L'Amore Imperfetto spesso è un film senza possibilità di rewind, in cui tra le variabili gioca un ruolo fondamentale la distanza, la possibilità di muoversi e quindi di frequentare l'altro con assiduità. Purtroppo chi è costretto in carrozzina non può sempre farlo, perché non ci si può spostare da soli e coprire grandi distanze. Internet in questo aiuta molto, riducendo le distanze, e trasformando temporaneamente uno spazio virtuale nella cucina, nel salotto e nella camera di casa nostra. All'affermazione " non puoi dirmi che mi ami o mi vuoi bene perché siamo distanti e non ci siamo mai visti di persona" mi viene da rispondere che il web è solo un mezzo e spesso ce ne dimentichiamo. Chi ti ama si fida, rischia e viene a conoscerti di persona. Sovverte i canoni classici di un appuntamento, si fa chilometri solo per vederti, impara a caricare in macchina la carrozzina come fosse una borsa, ti aiuta saltando con naturalezza i marciapiedi , ti asseconda nelle tue esigenze e ringrazia ogni momento perché ci sei.

Nell'Amore Imperfetto c'è infine una ultima variabile, forse la più importante: l'infermità e la sofferenza.

Nessuno parte con l'idea di avere un partner in carrozzina, e anche dopo che ci si dichiara, allo shock iniziale segue il pensiero di una vita di cure e sofferenze in cui la felicità ha un ruolo marginale .

La sofferenza e l'infermità sono parte della disabilità. Non sono facili e da gestire ma tutto sommato penso che ciò non debba né possa impedire di amare ed essere amati. Ci vogliono cuore, sensibilità e coraggio per vedere, oltre la malattia, una bella e appagante vita quotidiana insieme.