“In piedi, ti abbraccia. Ti appoggia la testa sul petto. Si muove lentamente, al ritmo di un motivo triste che mormora tra le labbra. È strano, questa nenia non è nuova. Hai l’impressione che viva dentro di te fin dall’infanzia. Ha a che fare con una canzonetta sentita quando eri piccolo, forse con tua madre. Ti appartiene come l’odore della pelle, la forma allungata delle unghie. Restate lì a dondolare, a ballare un lento sussurrato nel cuore della notte. Consolate l’uno la tristezza dell’altro.”
Silvia invece non ha dubbi, vuole il divorzio, vuole distaccarsi da quell’uomo che si dimostra insensibile o non sufficientemente interessato alla loro vita insieme; lei desidera di più ma questo lui non lo concepisce neppure lontanamente.
Andrea, pittore di professione, va via di casa, non riesce a farsi una ragione della fine del loro matrimonio e si ritrova, in modo involontario, ad avere una relazione con una certa Lola, una donna ripugnante e sudicia che nonostante ciò lo attira tra le sue spire senza che egli riesca a scorgere una via d’uscita.
“L’amore liquido” (Delos Digital, ottobre 2014) è la cronaca di un ossessione d’amore, è il tormento di un uomo che solo troppo tardi comprende, e forse neppure totalmente, i suoi errori e le sue mancanze.
Giusy di Dio, l’autrice, gioca con la componente psicologica trasportando il lettore verso profonde riflessioni sulle relazioni affettive. Dove queste possono arrivare e quale può essere il punto di rottura oltre il quale si rischia di sfiorare la follia?
Il titolo del romanzo della scrittrice di origine siciliana trapiantata a Trento riporta al quasi omonimo libro di Zygmunt Bauman “Amore
In queste parole troviamo condensato il tema centrale del romanzo, trattato con abilità dall’autrice, che si unisce ad altri come la questione della maternità e della paternità ed il rispetto nei confronti della donna. E ad essere protagonista è anche l’arte ed i quadri che riflettono gli stati d’animo del protagonista maschile.
Una storia sconvolgente, a tratti raccapricciante, con un finale che dona un po’ di sosta e di comprensione nei confronti di tutti i soggetti coinvolti nella vicenda.
Written by Rebecca Mais
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