L’ampliamento del Canale di Panamà, la costruzione del Canale di Nicaragua e l’adeguamento del Porto di Mariel a Cuba: le sfide infrastrutturali del XXI secolo

Creato il 08 luglio 2015 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Con l’ampliamento del Canale di Panama, la costruzione di quello di Nicaragua e l’adeguamento del Porto di Mariel l’area dell’America Centrale e dei Caraibi si proporrà al mondo come uno snodo strategico per il traffico commerciale, soprattutto in funzione di un maggiore sviluppo dei flussi di scambio tra i Paesi Asiatici – Cina in primis – e l’America Latina. Lo sfruttamento ed il controllo di queste infrastrutture è diventato, quindi, sempre più appetibile.

Facciamo un rapido excursus dei Paesi che maggiormente sono interessati allo sviluppo degli scambi commerciali Atlantico-Pacifico attraverso le opportunità offerte da infrastrutture potenziate nell’area centroamericana.

Gli USA continuano ad avere interesse per le infrastrutture centroamericane, anche in previsione del fatto che, nei prossimi anni, cominceranno ad esportare verso l’Asia il loro shale gas (metano estratto da roccia ed argilla), visto che nel 2012 la produzione di gas naturale negli USA era per il 40% dovuta allo shale gas (quando solo nel 2000 era soltanto per il 2%). L’estrazione dello shale gas ha costi molto bassi, anche se il crollo dei prezzi del petrolio registrato in questo periodo sta contenendo lo sviluppo della sua produzione, rendendolo – per il momento – meno appetibile rispetto al greggio.

Se i rapporti tra USA e Cina continueranno ad essere pacifici, lo sviluppo delle infrastrutture centroamericane – compreso il Canale Interoceanico di Nicaragua – faciliterebbe i traffici marittimi tra le due potenze, consentendo il passaggio di navi di grande tonnellaggio che trasportano fino a 18.000 container, che sono le modalità di trasporto merci verso cui ci si sta indirizzando negli ultimi anni (con ritmi di crescita annui del 70%, in quanto più economiche). Se, invece, i rapporti tra USA e Cina diventassero tesi, in uno scenario di blocchi politico-economici chiusi, allora la Cina potrebbe decidere di evitare l’utilizzo del Canale di Panama e, realizzando quello di Nicaragua, farlo diventare l’arteria essenziale per il commercio tra Asia e partner atlantici, primo tra tutti il Brasile, che gli USA stanno recentemente cercando di riconquistare nel dialogo politico interrotto, per riattrarlo nella propria sfera economica, per evitare – tra l’altro – il potenziamento dei BRICS.

La Cina è fortemente interessata allo sviluppo delle infrastrutture in Centroamerica e, possibilmente, ad averne il controllo, sia perché il volume degli scambi commerciali tra Cina ed America Latina ha raggiunto, lo scorso anno, il ragguardevole traguardo di 261 miliardi di USD (sicché è importante per la Cina avere collegamenti privilegiati con le economie latinoamericane, anche rispetto ad Europa e Stati Uniti); sia perché vuole garantirsi l’approvvigionamento di risorse naturali strategiche essenziali per i suoi elevati standard di produzione (in particolare: il petrolio venezuelano, il ferro brasiliano, il carbone delle foreste ecuadoriane, il litio boliviano). Non è un caso, quindi, che la Cina gestirà il nuovo Porto di Mariel a Cuba; finanzierà la creazione del Canale Interoceanico di Nicaragua; la ferrovia transatlantica che passerà attraverso quattro Stati brasiliani (Minas Gerais, Mato Grosso, Rondonia, Acre) collegando il Porto di Açu (RJ) sulla costa Atlantica al Porto Ilo in Perù sulla costa Pacifica; oltre al c.d. Canal Seco, un’altra ferrovia transoceanica che attraverserà tutta la Colombia dal Porto di Buenaventura sul Pacifico a quello di Apartado nei Caraibi. Riguardo alle risorse naturali di cui la Cina ha necessità di approvvigionarsi, è noto il suo interesse ad aumentare l’importazione di petrolio dal Venezuela fino ad 1 milione di barili al giorno entro il 2016, ed il Canale di Nicaragua sarebbe un’alternativa economicamente più vantaggiosa rispetto al Canale di Panamà, visto che per il nuovo Canale potranno passare navi Super Panamax fino a 330 mila tonnellate, che, invece, non passeranno attraverso il Canale di Panamà anche quando sarà ampliato, potendo così passare dalle 2-3 petroliere al giorno, che oggi transitano da Panamà, ad 1 petroliera ogni 4 giorni che passerebbe per Nicaragua, con notevole riduzione dei costi. La Cina sembra avere intenzione d’interrompere il monopolio di Panamà sui collegamenti interoceanici cercando di accaparrarsi parte del traffico mari no mondiale, che, nell’area caraibica, vale il 10% di quello totale con la creazione del Canale di Nicaragua. Tenuto conto del fatto che, secondo previsioni maggioritarie, la rapida ascesa della Cina come centro manufatturiero continuerà a favorire il transito internazionale di container anche nei prossimi anni, la gestione di queste infrastrutture diventa strategica anche in prospettiva di nuovi e diversi equilibri geopolitici nel mondo.

Anche il Brasile, come potenza globale emergente e riferimento economico per la regione, ha interesse allo sviluppo infrastrutturale del centroamerica. E questo sia perché le imprese brasiliane potranno incentivare le loro esportazioni in tutta l’America Centrale; sia perché il Brasile intende diventare il 1° partner commerciale di Cuba, scalzando il Venezuela, che lo scorso anno ha avuto scambi con Cuba per 530 milioni di USD, come dichiarato dalla Presidente Rousseff in occasione dell’inaugurazione dei lavori di ampliamento del Porto di Mariel, nel gennaio 2014, lavori finanziati dal BNDS del Brasile e realizzati dalla brasiliana Odebrecht; e non da ultimo perché lo sviluppo infrastrutturale dell’area può facilitare il flusso di merci da e verso la Cina, potendo espandere così i propri scambi commerciali e la propria influenza politica.

La Russia è anch’essa interessata allo sviluppo infrastrutturale del centroamerica, anche se per motivi più geopolitici che economici. In particolare si è dimostrata interessata alla creazione del Canale di Nicaragua, cui, però, probabilmente, non parteciperà per finanziarne la realizzazione, o almeno lo farà in via residuale, ma garantendone la sicurezza della realizzazione con supporto militare, come recentemente dichiarato dal Presidente Putin. Con la realizzazione del Canale di Nicaragua la Russia potrà rafforzare le proprie posizion i strategiche nella Regione, e potrà trasferire rapidamente la sua flotta dall’Atlantico al Pacifico, il che rientra nell’ottica di una politica di costruzione di un mondo multipolare cui sia Russia che Cina sembrano essere interessate. Se la Russia, poi, dovesse decidere di creare una base navale a Cuba, la possibilità di passare per il Canale di Nicaragua sarebbe di fondamentale importanza, vista la vicinanza del Canale agli USA. Il che servirebbe da contrappeso al rafforzamento della presenza militare della NATO presso i confini Russi in Europa (Paesi Baltici, Polonia e Romania hanno 5 basi NATO), creando a Washington qualche ansia in più riguardo alla sua sicurezza.

Conclusioni

Il controllo statunitense di importanti e tradizionali rotte commerciali marittime potrà essere messo fortemente in discussione dal potenziamento delle infrastrutture nel Centro America e nei Caraibi. Ciò comporterà un riassetto degli equilibri geopolitici – non soltanto con riguardo a quell’area – ed un riposizionamento economico-politico nel mondo per chi controllerà quelle infrastrutture.