l'analogico è morto, viva l'analogico!

Da Guchippai

non so se quest'anno andrò a Savignano sul Rubicone per il SI Fest, ma di certo non avevo intenzione di perdermi Fotografia Europea a Reggio Emilia; ci sono stata sabato scorso e mi dispiace solo che non sono riuscita a vedere tutto perchè, malgrado fossi sicura di avere un margine di tempo sufficiente, in realtà mi sarebbe servita almeno un'altra ora. e una piantina più dettagliata, visto che non sono riuscita a trovare la Sinagoga XD questa manifestazione finora non mi ha mai deluso, forse perchè c'è così tanta roba che qualcosa che mi piace lo troverò sempre! ho iniziato il giro dai Chiostri di San Pietro, dove l'affermazione del titolo ha trovato subito la sua giustificazione, in quanto al piano terra c'era una mostra di libri fotografici. 

una delle sale con la mostra dei libri fotografici;
da segnalare anche l'allestimento originale

eh già, pare che in tempo di fotografia digitale, i fotografi adorino stampare i propri lavori... a vedere questa parte ci ho messo un bel po' di tempo perchè mi sono guardata tutti i libri. ovvero: da principio tutti tutti, dalla prima all'ultima pagina, poi man mano che passavo da una stanza all'altra e mi rendevo conto della mole, ho cominciato a scorrerli più velocemente e a posare subito quelli che non mi ispiravano. amando i libri, ho apprezzato moltissimo i diversi tipi di carta e di stampa, inoltre ho notato con molto piacere che alcuni libri non erano altro che raccolte di Polaroid. ecco quindi una seconda giustificazione del titolo. passata al secondo piano, mi sono subito goduta la splendida retrospettiva dedicata a Luigi Ghirri. nativo della zona, Ghirri è morto quando aveva la mia età, dettaglio che mi ha fatto correre un brivido lungo la schiena. la sua produzione è molto varia e particolare; come ogni grande fotografo, egli ha prodotto un proprio stile, che esalta la banalità. a dirla così, c'è il rischio di venire fraintesa. ciò che voglio dire, è che Ghirri aveva il dono di notare ed esaltare i dettagli, e nel fare questo poteva rendere speciale anche la più squallida veduta di provincia. penso che le sue parole spieghino ancora meglio questo concetto: Fotografare, per me, è come osservare il mondo in uno stato adolescenziale: rinnova quotidianamente lo stupore; è una pratica che ribalta il motto dell'Ecclesiaste: niente di nuovo sotto il sole. La fotografia sembra ricordarci che "non c'è niente di antico sotto il sole".  

Luigi Ghirri, Alpe di Siusi

e ancora: Paradossalmente proprio gli angoli più consueti, quelli canonici, quelli che abbiamo sempre sotto gli occhi e abbiamo sempre visto, sembrano diventare misteriosamente pieni di novità e aspetti imprevisti... Affidandoci ad alcuni stereotipi consolidati, abbiamo dimenticato l'enorme potere di rivelazione che ogni nostro sguardo può contenere.

un lavoro di Sarah Moon

le foto di Sarah Moon mi regalano un'ulteriore sorpresa; sono, ma pensa un po'!, delle Polaroid... o, più probabilmente, delle Fuji bianco e nero di quelle che non fanno più, sigh. ovviamente scansionate e ingrandite a dimensioni notevoli, enfatizzano l'effetto onirico e fuori dal tempo. un applauso a questa grande fotografa!

un scatto di Erich Lessing risalente al 1958

di Erich Lessing, classe 1923, viene mostrata una serie di fotografie scattate nel dopoguerra a dedicate al lavoro; la selezione infatti è stata curata dal MAST di Bologna. le foto danno un'idea di dinamismo e laboriosità che rendono bene lo spirito di ricostruzione che ha animato quegli anni.

una cartolina che mi piacerebbe avere nella mia collezione

Harri Kahla è un finlandese che condivide la mia passione per le cartoline d'epoca, solo che lui le colleziona con più metodo e in particolare si è concentrato sulle immagini surrealiste che erano in voga all'inizio del Novecento. queste cartoline erano vere e proprie fotografie, che venivano sottoposte a colorazioni o collages, oppure integrate da disegni o decori con materiali vari (agghiacciante il primo piano di fanciulla al quale sono stati applicati dei capelli veri!). si ottenevano scenette umoristiche, siparietti osè o semplici modi originali di augurare Buon Anno. inutile dire che questa mostra mi ha divertito moltissimo.

Andrea Ferrari, Wild Window #32

dopo una rapida sortita in biblioteca, dove la mostra consisteva in un riassunto delle puntate precedenti, mi sono spostata alla Galleria Parmeggiani che ospitava le foto di Andrea Ferrari. confesso che non mi hanno esaltato; non stiamo ovviamente discutendo dei suoi meriti artistici, è proprio che non è il mio stile. e pace all'anima sua. 

Paolo Simonazzi, Le cose ritrovate

meglio invece la mostra più piccola al piano superiore, ovvero quella di Paolo Simonazzi, che fotografa una straordinaria varietà di oggetti bizzarri collezionati da personaggi che immagino ancora più bizzarri, nella miglior tradizione della wunderkammer.Palazzo Magnani ospita una mostra che non fa parte della manifestazione, ma che in qualche modo vi è affiliata in quanto offre un biglietto scontato a chi ha già acquistato l'altro. Un secolo di grande fotografia vuole fornire uno sguardo d'insieme del periodo che va dalla fine dell'Ottocento alla prima metà del Novecento. ho trovato il percorso molto interessante soprattutto riguardo agli esempi di diversi tipi di stampa, che producono ovviamene risultati diversi. molto affascinante e istruttivo.

Jonas Bendiksen, India Mumbai 2006

dopo essermi rifocillata con un affogato al caffè, perchè i panzerotti e il gnocco mangiati a pranzo erano già bell'e che digeriti, mi sono spostata alla galleria di Via Secchi 11 che riuniva diversi autori diversi sotto un unico titolo: No place like home. fotografia a tema domestico, dunque, da intendersi in senso lato. l'autore che forse mi ha colpito di più è stato Jonas Bendiksen con le sue immagini dei bassifondi.

il catalogo della mostra Divine Violence di Adam Broomberg
e Oliver Chanarin è fatto come una vera e propria bibbia!

ed eccomi infine all'ultima location, ovvero i Chiostri di San Domenico, che ospitavano due mostre. tengo la chicca per ultima e parlo prima del lavoro di Adam Broomberg e Oliver Chanarin, i quali hanno riscritto la bibbia. in realtà quello che hanno fatto è stata una ricerca fotografica che li ha portati ad incollare una serie di immagini alle pagine della bibbia, accordandole che frasi e brani opportunamente evidenziati da una sottolineatura in rosso. si tratta di soggetti forti, a volte addirittura disturbanti, perchè la filosofia che sta alla base di questo lavoro è che la bibbia è piena di esempi di violenza. lavoro monumentale, che se mi mettevo a guardarlo tutto nei dettagli perdevo il treno!

Herbert List, Sole primaverile alla Glyptothek

dulcis in fundo, la retrospettiva dedicata a Herbert List. avete presente una folgorazione? ecco. List è stato uno dei fortunati che ha potuto godere del privilegio del denaro e della classe sociale, attraversando indenne i primi anni della Germania nazista ed emigrando successivamente, per poi tornare in patria a guerra finita. dopo aver cominciato a fotografare per diletto, si scoprì artista e produsse una serie di scatti veramente notevoli.

Herbert List, Picnic sul Baltico

è finita che mi sono comprata il catalogo, perchè anche io sono analogica e preferisco un bel libro da sfogliare, anzichè fare come i moderni frequentatori di mostre che usano la macchina fotografica (ovviamente digitale) o lo smartphone per riprodurre le cose che gli piacciono. a proposito, tornando al titolo, è chiaro che basterebbero le sole retrospettive a farmi affermare che questa è stata una delle manifestazioni fotografiche più analogiche che ho visto in tempi digitali, inoltre, come già accennato, sono rimasta colpita dal numero di contemporanei che fa ricorso alla fotografia istantanea.

Herbert List, Giovani uomini sotto un pergolato

annotazione finale: Herbert List era gay. ho cominciato a sospettarlo alla terza immagine che ritraeva bonazzi, perchè secondo me c'è differenza tra le foto fatte ad altri uomini da un eterosessuale o da un gay. non so se la riesco a spiegare, ma credo che nel secondo caso traspaia con molta evidenza una certa dose di desiderio e i soggetti trasmettono molta sensualità. parere del tutto personale, ovviamente. e comunque, un uomo con una Rolleiflex in mano, può fotografare tutto quello che vuole!

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