L’Anarca – Ianva

Creato il 17 agosto 2014 da Maxscorda @MaxScorda

17 agosto 2014 Lascia un commento

Se un giorno le vostre campane la nota più mesta e straziata
La suonassero in morte d’un cane travolto sulla strada,
Non dico che mi ricrederei sul conto di ogni vostro campanile
Ma da cane solo al mondo un vespro lo potrei sentire.
E invece i rintocchi ferali che esortano i popoli al lutto
Sono dati a signori speciali cui dicono dovremmo tutto.
E le distese sonore più sguaiate sempre un po’ ferragostane
Sian senz’altro riservate alle nozze più mondane.

Ma non c’è lega che faccia un fragore
Che possa raggiungermi nel cuore del bosco
Neppure se fosse percossa per ore
Scalzerebbe la voce che domina il posto,
La voce del bosco è un immane me stesso
Che è arbitro solo del bene e del male
E la sola legge tagliatami addosso
E’ scritta nel codice della mia morale.

Gli amici li tengo a distanza
Gli amori, spiacente, lo stesso
Ma questa mia autocoscienza
Sono loro a insidiarla più spesso,
Ma nondimeno mi riesce naturale dare a ognuno il suo dovuto
E accresciuto ritornare il rispetto ricevuto.
Tolleranza non è solo uno sfiato
Specie verso le altrui debolezze
E mai dall’alto in basso ho guardato
Pur chi meritava disprezzo
E non ho mai ingigantito nullità, né sminuito altrui grandezze,
Possa essere dannato se tradisco una promessa.

Mi tengo alla larga da arrampicatori,
Dagli intriganti e da tutti i vigliacchi,
Da chi screditando guadagna favori,
Bado soltanto a pararne gli attacchi,
Non voglio umiliarmi, strisciare o piaggiare
Sebbene l’indotto sia cosa evidente,
Mi piace discutere, ma non litigare,
Preferisco il chiarire al dogma spiovente.

Se sono impeccabile in ogni dovere
E’ solo perché tengo a sentirmi nel giusto,
Tuttavia non corteggio e non servo il potere,
Non concedergli nulla è il mio minimo gusto.
E se il potere spettacolo dona
Non mi vedrete tra i suoi spettatori:
La sola campana che dentro risuona
E’ per i cani chiamatisi fuori

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