L’unico modo per catturare un serial killer è imparare a pensare come lui…
I protagonisti:
Tito Jacopo D’Urso
Psichiatra, esperto profiler. Intelligente, gelido. La sua vita è stata segnata da un’oscura tragedia familiare
Artemisia Gentile
Psicologa, segue vittime di abusi e maltrattamenti. Anche nel suo passato ci sono fantasmi e ombre
L’anatomista
Il bisturi è il suo pennello, le vittime il suo capolavoro
Hanno scritto di Diana Lama:
«In controtendenza con i thriller d’oggi, dove detective succubi delle mode devono il loro successo alle più sofisticate tecniche di indagine […], questo giallo fa perno sull’imperscrutabilità delle passioni.»
Antonio Debenedetti, Corriere della Sera
«Un plauso va a questa signora del noir, Diana Lama, medico che si diletta a scrivere gialli con il gusto di chi da sempre si nutre del genere.»
la Repubblica
512 pagine lette in due giorni. Questo dà la misura di quanto la storia scorra senza intoppi e afferri il lettore senza dargli scampo. Ho apprezzato molto la descrizione non stereotipata di Napoli e dei suoi angoli più nascosti, ho amato la fragilità di questa donna provata da un passato devastante dal quale non riesce ad affrancarsi e che, per ironia della sorte, le fornirà la via d’uscita dall’incubo in cui si ritrova catapultata. Sono rimasta sconvolta dalla descrizione di dettagli macabri, frutto della professione di medico dell’autrice, talvolta, però, sconfinanti nello splatter dei B-movie degli anni ’80. Qualcuno ha tacciato la storia di mancanza di verosimiglianza. Meno male, aggiungo io.
Non può esserci estate senza romanzi di questo tipo.