C'era una volta, in Africa , un maestro dell'Islam, che un giorno aveva deciso di recarsi a piedi dalla sua in un'altra città del Paese.
Mentre stava per incamminarsi però viene raggiunto da un uomo,capace di utilizzare molto bene arco e freccia.
Si trattava, infatti, di un cacciatore.
L'uomo gli domanda se può seguirlo nel suo viaggio e l'altro acconsente.
Fatti alcuni passi per raggiungere il fiume, che li separava dall'altra città,i due vengono raggiunti da un terzo uomo.
Questi ha un bastone ed è molto abile nel lanciarlo.
Anche lui chiede al maestro dell'Islam se può aggregarsi a loro nel viaggio.
Ricevuto il consenso,i tre insieme guadano il fiume ,che li separa dalla nuova città senza bisogno di canoa, perché il livello delle acque è basso.
Le grandi piogge, infatti, dovevono ancora arrivare.
Giunti a destinazione,tutti e tre si fermano poi, tra una cosa e l'altra, circa un mesetto in questa nuova città ,girando e conoscendo e fermandosi a dialogare con i passanti allo scopo di apprendere cose nuove.
Viene però il momento del rientro a casa e con esso, purtroppo, anche l'arrivo della pioggia.
Il fiume è in piena e per essere attraversato occorre escogitare qualche stratagemma risolutivo.
Intanto dall'altra parte del fiume il re della città nativa del maestro dell'Islam con il suo seguito è venuto anch'egli ad assistere alla piena del fiume neanche fosse uno spettacolo.
Come fare per raggiungere l'altra sponda si chiedono,allora, i tre uomini ? Non ci sono in giro canoe.
Ed ecco che il Mallem tira fuori dei fogli di carta, quelli che aveva portato con sé,li stende sull'acqua e ,come fossero una passerella asciuttissima, se ne serve per l'attraversamento.
Il cacciatore, osservato il Mallem, fa la stessa cosa con le sue frecce,che divengono percorso per rientrare a casa nella propria città.
E la cosa funziona benissimo nello stupore generale dei presenti.
Anche l'uomo del bastone fa la stessa cosa.
Ma, al lancio del bastone, a lui addirittura le acque del fiume si dividono in due e gli offrono la via.
Giunti tutti e tre sani e salvi in città e a casa, sulla strada del rientro s'imbattono in una vecchietta alla quale chiedono da mangiare.
Ma questa rifiuta perché dice loro d'avere mescolato prima acqua calda e acqua fredda e aver rovesciato poi sbadatamente tutto il contenuto della pentola in terra, per cui non può fare da mangiare.
Più avanti ,sempre i tre, incontrano un uomo vicino ad un pozzo al quale chiedono da bere.
Ma anche questo rifiuta ,perché dice di dover spostare il suo pozzo dal luogo troppo soleggiato, in cui si trova, ad uno più riparato.
E così niente da fare.
Alla fine della storia, amici lettori, è lecito chiedere- domanda il griot che l'ha narrata- quali analogie vi sono con le storie d'Occidente e quale di questi miracoli si può considerare il più importante?
A cura di Marianna Mcheluzzi (Ukundimana)
Tratto e liberamente adattato da "Leggende della Madre Africa"-Arcana editrice (MI)