L'Angolo di Matesi: "FRA VILLAINS E BAD BOYS"

Creato il 08 marzo 2016 da Blog


Quando il cattivo diventa... l'EROE! Come è cambiato il ruolo dell'antagonista nel romance? Ce lo spiega Teresa Siciliano nel nuovo articolo "TRA VILLAINS E BAD BOYS"!
Negli ultimi anni molte cose sono cambiate nella narrativa rosa. Una delle più importanti è senza dubbio la figura dell’antagonista, che molto spesso è diventato (udite! udite!) l’eroe.Per quel che mi riguarda il fenomeno è cominciato nel 2011 con Il bacio dello Scorpionedi Anne Stuart. In verità già dall’inizio la serie dei Rohan aveva presentato l’originalità di avere protagonisti maschili, almeno a prima vista, negativi, ma per un po’ non me ne accorsi: forse mi parevano l’ennesima riproposizione dell’eroe decadente, lussurioso e affascinante, ma destinato ad essere redento e convertito dalla solita fanciulla casta e pura, come già in tanti romanzi di Delly di inizio Novecento.Lucien, invece, ha caratteristiche diverse. Certo fa parte anche lui dell’Esercito celeste, una specie di setta dedita alle orge, ma così, come dire?, a tempo perso e senza un vero interesse. D’altra parte è proprio un eroe del male: sfregiato e zoppo, capace di uccidere spietatamente chi gli attraversa la strada, ricco grazie a traffici illegali, complice di un boss della malavita come Jacob Donnelly, è tormentato dal desiderio di vendetta per il suicidio di sua sorella, di cui attribuisce la responsabilità a Benedick Rohan. Per questo motivo decide di vendicarsi su Miranda (sorella per sorella) e assume Christopher per sedurla, sposarla, uccidere il fratello in duello e renderla infelice. Ma il progetto si realizza solo in parte, perché la ragazza viene sì violentata, ma poi si rifiuta di accettare la sua sorte e cedere al matrimonio riparatore, come si faceva allora (e forse non soltanto allora). A questo punto Lucien decide di agire personalmente e concepisce un piano complesso. In verità forse troppo complesso per essere credibile, ma non è che all’epoca lo notai.In ogni caso in tutta la parte centrale della vicenda, quella della seduzione, la Stuart raggiunge davvero un livello eccellente di scrittura, grazie anche al personaggio di Miranda, una ragazza a dir poco fuori dal comune, intelligente e determinata, quindi capace di reggere il gioco e sviluppare una sua strategia. Manco a dirlo tutto finirà bene, dal momento che, nel frattempo, come al solito, entrambi si sono reciprocamente innamorati, ma non è che Lucien si sia convertito o sia diventato buono. Però Miranda, da parte sua, gli tiene testa fino all’ultimo e ci induce a fidarci di lei per l’avvenire. Cosa che i volumi seguenti confermeranno. Gran finale, uno dei più originali che abbia mai letto.Se lo Scorpione poteva sembrare non tanto diverso dall’eroe dominante della tradizione (e difatti nei seguiti si addolcirà ancora), la Stuart non si è fermata qui. Nella serie Ice diventa più audace e inventa come protagonisti agenti segreti sempre più spietati, che uccidono con grande facilità non solo i delinquenti di turno, ma anche testimoni o passanti, insomma senza curarsi di quelli che si chiamano, in linguaggio tecnico, effetti collaterali. Il leit motiv è che la donna di turno deve essere uccisa, ma pian piano l’agente prima rimanda, poi rimanda ancora, poi rinuncia, poi mette a rischio la propria vita (e magari anche quella di altri) pur di salvarla. Affascinante, ma certo un tantino inverosimile, la figura della “capa” Madame Lambert, che sembra riecheggiare Shakespeare quando, nel Riccardo III, rappresenta il fatto che anche i malvagi possono toccare il loro limite, quello al di là del quale non se la sentono di andare. Ed eccola in Freddo come il ghiacciopreoccuparsi all’idea che Peter sia vicino al punto di rottura, che spezzerebbe la sua personalità.Altre autrici trasformano in questa direzione anche gli eroi positivi: per esempio il Julian della Clare o il Damiano della Castellano ricorrono a mezzi illeciti per un obiettivo in sé buono e il John della Rice si apposta su una collina, immobile per quattro giorni, senza mangiare, bere o altro, pur di uccidere il narcotrafficante che minaccia la vita della sua donna!E tenete presente che io non ho mai letto uno dei dark, pare terribili, che si stanno diffondendo in questo periodo, in cui la protagonista accetta dal suo uomo trattamenti particolarmente sadici, per me insopportabili anche solo a leggerli.Spesso ho espresso sconcerto di fronte a questi cosiddetti bad boys e mi sono chiesta come ha potuto il genere rosa accettare queste commistioni. Però, a ripensarci, non è che tali aspetti fossero sconosciuti anche ai primordi del rosa, cioè nel primo Ottocento.“È strano come mi senta invaso da sentimenti selvaggi verso tutti quelli che dimostrano d’aver paura di me. Se mi trovassi in un paese dove le leggi fossero meno strette e i gusti meno delicati, mi offrirei la vivisezione di quei due, per divertirmi una serata.” A dire queste parole è Heathcliff e parla di due ragazzi indifesi! Non stupisce che all’epoca Cime tempestose fosse giudicato un romanzo immorale e patologico.Ora mi chiedo: come mai quasi tutte noi lettrici ci siamo innamorate di Heathcliff, un uomo capace di tutto, anche nei confronti dei più deboli e innocenti? Personalmente confesso che da giovane anch’io notai questa frase, ma non le diedi particolare valore: mi sembrò solo un po’ stramba. Non so se si tratti del cosiddetto spirito della crocerossina, cioè della maledetta tendenza di noi donne a tentare di salvare gli uomini peggiori. Non mi spiego altrimenti il fatto che molte lettrici giovani tendono a giustificare i personaggi maschili violenti e accettano tanti stupri che abbiamo letto negli ultimi anni con la scusa che “lui la ama tanto”. Insomma, l’amore va sempre bene, anche quando è malato.
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