L’anima dolente di New York che viaggia in metrò

Creato il 22 novembre 2013 da Maryandthebooks @MaryTraf


Alzare lo sguardo dall’onnipresente smartphone e iniziare ad osservare chi ci circonda, magari fantasticando sulle loro identità e sulle loro storie. Vi sarà capitato di farlo durante un viaggio in metropolitana o in autobus, vero? C’è chi ci ha pensato ogni mattina nel suo trantran da commuter newyorchese, solo che lo smartphone lo ha tenuto ben saldo in mano, per scattare migliaia di foto rubate e poi scriverci su delle storie.

Lo ha fatto Antonio Monda, giornalista corrispondente di Repubblica e professore alla New York University, e ne è nato un libro, Città Nuda (Le mille anime di New York), una raccolta di varia umanità ripresa in metrò, e di storie. Solo che l’idea che me ne ero fatta leggendone in giro era molto diversa dal libro che ho scoperto andandolo a sentire, qualche settimana fa, quando Antonio Monda  ha presentato il suo lavoro e le sue foto a Milano.

New York ritratta attraverso le foto “rubate” ai suoi abitanti, wow, mi ero detta, energia allo stato puro, eccentricità, piccoli scorci metropolitani. Pensavo all’energia ed invece quello che ne è venuto fuori è quasi il suo esatto opposto, la debolezza.
Ed ecco perchè. Foto e storie. Solo che nel libro di Monda le storie non sono quelle dei personaggi ritratti, che peraltro non sono mai perfettamente riconoscibili. “Ho scelto tra le migliaia di foto scattate ed ho immaginato per ciascuna una storia, che non ha a che fare con la persona”, ha detto Monda. Ma che hanno tutte un tratto in commune: sono storie di dolore, perchè quella ritratta è una New York diversa dalla Manhattan di Sex and the city. Ed ecco spiegato perchè: “A Ny si deve indossare una corazza, ma ci sono due momenti, la mattina andando al lavoro in metro e la sera, al ritorno dopo una lunga giornata, in cui si è indifesi, nudi appunto”.

E l’intento del libro è proprio quello di tratteggiare questo momento di riflessione e solitudine. E di dolore, che è quello che traspare dalle storie che ho potuto ascoltare (storie di madri e figli, di giovani, di minoranze etniche ed aspirant suicidi). Quindi vi avverto, aspettatevi una lettura intensa, ma “scomoda”. Niente di patinato, per intenderci.

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