L’anteprima di quel che sarà

Creato il 20 gennaio 2015 da Antonio De Rose @antonio_derose

S’avvicina il momento del nuovo Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano accettò il reincarico con una riserva: in diciotto mesi il Parlamento avrebbe dovuto votare le riforme politiche e istituzionali urgenti per rimettere in moto il Paese. Scaduto quel termine senza esito, appesantito dalla veneranda età di novant’anni, Napolitano altro non poteva fare che dimettersi. Arrivate all’indomani del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, le dimissioni dal Colle aprono un periodo d’incertezza sugli sviluppi del processo riformatore, comunque avviato, che sciaguratamente s’incardina con l’elezione del nuovo Capo dello Stato. Il Quirinale rappresenta il primo argine nei confronti dell’esercizio abusivo del potere legislativo e di revisione della Costituzione. Mentre scrivo Renzi e Berlusconi si accordano sulla nuova legge elettorale, che mantiene i profili di illegittimità censurati dalla Consulta sulla vecchia. L’Italicum può passare al Senato senza i voti dell’opposizione interna al Partito democratico, a patto evidentemente che il nuovo inquilino del Colle sia gradito a Berlusconi. Avremo dunque un Presidente della Repubblica eletto sulla base di un commercio tra il capo del Governo e il leader dell’opposizione, che dovrà garantire dal vertice delle istituzioni l’avanzamento del cosiddetto patto del Nazareno. Sul Corriere della Sera Sabino Cassese avverte “che l’attenzione dell’opinione pubblica dovrebbe essere rivolta non tanto a chi salirà al Quirinale, quanto alle modifiche costituzionali e alla legge elettorale, perché le istituzioni contano più degli uomini. Sono esse che conformano e condizionano la condotta delle forze politiche e delle persone, correggendone anche le inclinazioni negative.” Le istituzioni sono quelle disegnate dal Governo d’intesa con Forza Italia. L’anteprima di quel che sarà è già nero su bianco.



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