Il sabato pomeriggio in una metropoli del XXI secolo ha perso il fascino di leopardiana memoria.
Gente che va e che viene. E' fine settimana solo per alcuni di noi.
Un treno metropolitano. Un omone siede di fronte a me. Direzione West London, passando attraverso sobborghi posh.
Posso percepire chiaramente il suo respiro affaticato dalla pressione del ventre.
In mano una busta di plastica di una nota catena di supermercati inglesi.
E' giovane e visibilmente sovrappeso. Sguardo fisso nel vuoto, sembrerebbe stanco? triste? apatico? immobile?
Invece con la coda dell'occhio percepisco il gesto nervoso della sua mano che fruga nella busta.
Tira fuori e ingurgita in 30 minuti di viaggio, nell' ordine:
un croissant con ripieno di crema di mandorle
due sacchetti di pollo arrosto speziato
un pacchetto di patatine aromatiazzate al bacon
un doppio sandwich al pastrami
una bevanda viola e gassata ai frutti "rossi"
un barra di cioccolato al caramello.
Nella tasca di un impermeabile di pelle ha un'altra bevanda gassata gialla.
Sono rapita dai suoi gesti meccanici come fossero un rito quotidiano quanto quello di sfogliare un giornale gratuito alla stazione del metro'.
Temo si tratti di routine.
Io che casualmente, in quel momento, con il mio mac sulle ginocchia, scrivo un post sull'ultima ricetta. Io che elevo l'esperienza culinaria a processo creativo, io che faccio la ruffiana con le parole, mi sento schiacciata dal peso delle contraddizioni.
Questa e' una citta' in cui il cibo, il suo consumo e la frequentazione dei suoi ristoranti e' uno status symbol. Una citta' dove la quantita' e qualita' di quello che mangi e' indice della tua appartenenza sociale.
Dove i politici fanno complimenti a cuochi famosi quanto star e non disdegnano di dividere la stessa copertina dei tabloid.
Questa e' anche la citta' di enormi e costosi schermi piatti appesi a muri delle case popolari, di frigoriferi pieni di bibite gassate dai colori improbabili, di cibi pronti a 0,99 sterline, di pellicole di cellophane da strappare velocemente, di indicazioni sui minuti di microonde necessari per sfamare una famiglia.
Di mancanza di tempo, di lavoro e di motivazione colmata da migliaia di calorie.
Di fronte a tutto questo avrei voluto voltare le spalle. Avrei potuto cambiare posto sul treno ma avrei fatto la stessa identica cosa del mio compagno di viaggio...perdermi nell'indifferenza e nel bulimico conforto di desideri e sapori posticci.
Ogni tanto un po' di nausea e' necessaria.
La gatta anche questa volta non ritrae lo zampino.