L’antica città sommersa di Pavlopetri, un florido porto provvisto di mercato che si inabissò 3000 anni fa.

Creato il 11 febbraio 2014 da Pierluigimontalbano
L’antica città sommersa di Pavlopetri, un florido porto provvisto di mercato che si inabissò 3000 anni fa.

Circa 5000 anni fa, fu edificata una città costiera abitata da una civiltà avanzata. Poi accadde un cataclisma e il sito scomparve sotto il mare. Atlantide? No, è Pavlopetri, una città sommersa al largo della costa sud della Laconia, nel Peloponneso, Grecia.
Secondo gli studiosi, Pavlopetri è una delle città sommerse più antiche del pianeta. Si tratta di un sito archeologico unico nel suo genere con edifici, strade, cortili e tombe. Gli archeologi hanno contato almeno 15 edifici ben conservati, con pareti realizzate in aeolianite, una roccia composta dalla litificazione dei sedimenti prodotti dall’azione erosiva del vento, ma anche di roccia arenaria e blocchi di calcare, tutte assemblate rigorosamente senza malta. La città copre un’area di otto ettari e pare cristallizzata nel tempo: un’intera città del bronzo, un legame tra il nostro passato e l’epoca contemporanea.
Fu scoperta casualmente nel 1967 dall’oceanografo Nicholas Flemming, durante la ricerca di prove sul cambiamento del livello del mare. L’anno seguente un team di archeologi dell’Università di Cambridge eseguì una mappatura dettagliata del sito. Nonostante il grandissimo interesse archeologico della scoperta, nessun’altra esplorazione fu eseguita fino al 2011, quando Jon Henderson, ricercatore presso l’Università di Nottingham, ha risvegliato l’interesse su quella Pompei subacquea.

Grazie alla collaborazione offerta del Ministero della Cultura Ellenico, Henderson ha guidato un team della British School at Athens per registrare e ricostruire digitalmente l’aspetto dell’antica città. Secondo gli archeologi di Nottingham, la fondazione del complesso urbano risalirebbe al tardo Neolitico (2800-1100 a.C.). Lo proverebbe il ritrovamento di alcune ceramiche risalenti a 5.000 anni fa.
Come spiega lo stesso Henderson sull’Huffington Post, Pavlopetri non era una città di semplici agricoltori, ma una città portuale che ospitava una società sofisticata, con abitazioni su due piani e una rete stradale ben pianificata.
Gli edifici più grandi sembrano essere quelli pubblici, mentre altri indizi fanno ipotizzare che la città conoscesse i sistemi per la gestione dell’acqua. Le case private avevano giardini, cortili e mura di confine ben definite. Molto simile alle nostre zone residenziali suburbane, costituiva una novità sullo scenario dell’epoca: non una città basata su divinità o re, ma basata sul commercio e l’economia. Come città portuale, doveva essere crocevia di un inebriante mix culturale.
Come le moderne città costiere, la sua ricchezza era stata costruita grazie al commercio, con operatori in contatto con le ultime innovazioni e all’avanguardia sulle mode e le tendenze dell’epoca.

Le scoperte di Henderson hanno permesso di comparare Pavlopetri alle moderne città portuali, quali Liverpool, Shangai, Londra, New York, San Francisco e Tokyo. La società era molto complessa con funzionari, scrittori, mercanti, commercianti, artisti, artigiani, maestri nell’arte delle ceramica e nella lavorazione del bronzo. Ma c’erano anche soldati, marinai, contadini e pastori. Fu un insediamento dell’età del bronzo con un’organizzazione gerarchica dove tutti avevano un ruolo ben definito, in maniera simile alle nostre società moderne.
Sparsi su tutto il fondale di Pevlopetri, gli archeologi hanno trovato centinaia di grandi serbatoi di stoccaggio che potevano essere facilmente caricati sulle navi per trasportare olio, vino, coloranti, profumi e piccoli oggetti come statuette e ceramiche da tavola. Il grande numero di ritrovamenti suggerisce che la città fosse in possesso di un complesso sistema centralizzato di archiviazione, dato che tutte le operazioni di carico e scarico richiedevano un livello avanzato di gestione amministrativa e contabile, al fine di tenere traccia delle importazioni e delle esportazioni. E’ probabile che queste operazioni fossero registrate per iscritto, quindi Pavlopetri potrebbe fornire la prima forma di scrittura in Europa, ma nessuna prova definitiva è stata ancora trovata.
Gli archeologi ritengono che la città sia sprofondata nelle acque del mare intorno al 1000 a.C., a seguito di tre terremoti che colpirono la zona. La città fu ovviamente abbandonata e, sebbene l’erosione causata dal passare dei millenni, la città conserva ancora intatta la struttura urbana antica.
Il video realizzato dai ricercatori dell'Università di Nothingam

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