L’antinomia dell’insegnante

Da Functor

Nel 1969 Neil Postman e Charles Weingartner pubblicarono il libro L’insegnamento come attività sovversiva.
In esso è presente un colloquio immaginario tra il dottor Gillupsie e il dottor Carstairs in cui vengono messe in parallelo l’attività del medico e quella del docente. Infatti, la penicillina rappresenta le continue spiegazioni che i docenti forniscono agli studenti, mentre i cattivi pazienti sono quegli studenti con i quali non c’è nulla da fare perché non vogliono capire.
Spesso, anche dopo aver condotto una lezione a nostro avviso efficace, solamente i ragazzi “più bravi” traggono vantaggio da quanto abbiamo fatto. Allora si presenta la cosiddetta antinomia dell’insegnante, ovvero la contraddizione in cui si cade quando si riesce ad insegnare solamente agli allievi che imparerebbero a prescindere dal docente, magari leggendo in modo autonomo un testo, ma non si riesce a far presa sugli alunni che necessitano in modo vivo della presenza del docente.

Ma siam proprio certi del fatto che le continue spiegazioni, ripetizioni e riproposizioni di esercizi siano la giusta strada per un’azione didattica efficace? Oppure bisognerebbe riflettere e quindi attuare delle strategie migliori?
Per un’analisi delle difficoltà nell’insegnamento e nell’apprendimento della matematica, si consiglia la lettura del testo Difficoltà in matematica, scritto da Rosetta Zan ed edito dalla Springer.

Il dialogo tra i suddetti medici avviene al Blear General Hospital, dove il dottor Gillupsie ha convocato i suoi chirurghi interni per relazionare sulle operazioni effettuate negli ultimi quattro anni.

GILLUPSIE: E lei, Carstairs, come le vanno le cose?
CARSTAIRS: Temo di essere stato sfortunato, dottor Gillupsie. Niente operazioni questa settimana, ma solo tre pazienti morti.
GILLUPSIE: Bene; dovremmo parlarne un po’, non le pare? Di che cosa sono morti?
CARSTAIRS: Non lo so con certezza, dottor Gillupsie, ma comunque ho fato a ciascuno di loro un bel po’ di penicillina.
GILLUPSIE: Ah! Il sistema tradizionale della cura “buona di per se stessa”, eh, Carstairs?
CARSTAIRS: Beh, non esattamente, capo. Pensavo solo che la penicillina li avrebbe fatti stare meglio.
GILLUPSIE: Per cosa li stava curando?
CARSTAIRS: Insomma, stavano proprio male, capo, e io so che la penicillina fa star meglio gli ammalati.
GILLUPSIE: Certamente, Carstairs. Penso che lei abbia fatto bene.
CARSTAIRS: E i morti, capo?
CARSTAIRS: Cattivi, figlio mio, cattivi pazienti. E non c’è niente che possa fare un buon dottore quando si trova di fronte dei cattivi pazienti. E nessuna medicina può farci nulla, Carstairs.
CARSTAIRS: Eppure mi è rimasta ancora la seccante impressione che forse non avevano bisogno di penicillina, che servisse qualcos’altro.
GILLUPSIE: Sciocchezze! La penicillina non fa mai cilecca su dei buoni pazienti. Lo sanno tutti.
Al suo posto non mi preoccuperei troppo, Carstairs.