ESCLUSA UNA INTENZIONALITA’ ESTERNA. Riportiamo solo alcuni passaggi particolarmente interessanti, come quando sottolinea che: «la storia dell’universo registra una crescita di complessità a partire dal Big Bang [...] Anche l’evoluzione della vita sulla Terra è segnata da una crescita di complessità a partire dalle forme ancestrali, i procarioti, di 3-4 miliardi di anni fa». Questa complessità è spiegata dalla teoria di Darwin con le innovazioni genetiche casuali e attraverso la selezione operata dall’ambiente (anche se, aggiunge Facchini, «la teoria darwiniana dell’evoluzione viene fortemente criticata da Piattelli Palmarini e Fodor e molti scienziati ammettono che essa non appare adeguata e richiede delle integrazioni. La questione deve considerarsi aperta»). L’antropologo specifica che «è esclusa qualunque intenzionalità esterna. Alla selezione naturale viene riconosciuta una funzione direttiva. Questo modo di vedere ammette però qualche principio finalistico, sia pure intrinseco alla natura. La relazione tra struttura e funzione, i programmi genetici che si formano e regolano lo sviluppo dell’embrione rispondono a un principio finalistico. Monod non lo negava, ma preferiva parlare di teleonomia. Ayala utilizza il termine di teleologia interna, connessa con la natura. Entrambi escludono qualunque intenzionalità esterna. I programmi si formano, senza che nessuno li abbia pensati».
LA CAUSALITA’ DIVINA E NATURALE NON SONO SULLO STESSO PIANO. Eppure, la spiegazione della complessità implica anche una questione filosofica a partire dall’armonia della natura. Infatti, continua lo scienziato, «la razionalità con cui funziona il sistema della natura fa pensare a una mente superiore o a un Lògos ordinatore, ha osservato Benedetto XVI. Questa deduzione non è di tipo scientifico, ma è un’argomentazione razionale che evidentemente ricollega la realtà a una causalità superiore, identificabile con Dio, e alle sue intenzioni. La questione del fine o significato della creazione non è di ordine scientifico, ma filosofico». Occorre quindi spiegare che tipo di rapporto c’è fra Dio e l’evoluzione biologica: «La causalità divina e le cause seconde non possono mettersi sullo stesso piano, non agiscono allo stesso modo. La causa divina, o causa prima, agisce attraverso le cause seconde (proprietà della materia, inanimata e vivente, fattori della natura). Ma la sua azione non va intesa come un agente esterno che si affianca a quelli naturali e guida gli eventi genetici o geologici o li integra nel loro esito. Le novità biologiche si realizzano attraverso le cause seconde, senza che si debba pensare a interventi esterni di tipo direttivo. Va riconosciuta un’autonomia alle cause seconde, che operano per le loro proprietà o regole o meccanismi, che non conosciamo ancora pienamente. Non è necessario disturbare la causalità divina per supplire o guidare in modo diretto i cambiamenti della natura, come sostiene la teoria dell’Intelligent Design. Di fatto si realizzano novità di ordine biologico che acquistano senso e rientrano nel piano di Dio». La causalità divina si può dunque conciliare con i fattori della natura che regolano eventi sia di tipo deterministico, sia del tutto casuali. Causalità e casualità si possono intrecciare.
LA COMPARSA DELL’UOMO E’ L’OBIETTIVO DELL’EVOLUZIONE. Nel finale Facchini affronta il significato che potrebbe avere la crescita della complessità, cioè una finalità generale: «dal fiorire della vita alla comparsa dell’uomo si ha l’impressione di un movimento ascensionale nella direzione dei mammiferi e dei primati per culminare nell’uomo. Riconoscere nell’uomo il senso più alto del movimento evolutivo contrasta radicalmente con la visione del darwinismo che vede nell’uomo un evento puramente fortuito, come in qualunque specie. Ma questo unico modo di vedere l’”evento uomo” non soddisfa una lettura dello sviluppo della vita nel suo insieme e il successo della specie umana. Con l’uomo si apre la grande avventura di un essere che è fornito di pensiero e di libertà, rivela una trascendenza rispetto all’animale e rimanda a una causa trascendente. Il senso o il fine dell’evoluzione può essere visto nell’uomo».