L'appartamento spagnolo del titolo, gioco di parole con un'espressione linguistica francese, è quello sito in Barcellona dove alcuni ragazzi provenienti da paesi diversi convivono per la durata del loro progetto Erasmus condividendo, più che giornate di studio, sentimenti, confidenze, crescita, culture e frigorifero. Protagonista è il francese Xavier (un giovane Romain Duris) che lascia a Parigi una scontenta Martine (Audrey Tatou) per imbarcarsi in quest'avventura in prospettiva di un lavoro al ministero. In terra spagnola (olè) troverà un italiano, un tedesco, un danese, un inglese e un'autoctona. (e non è una barzelletta) per lui futuri compagni di viaggio. Ah, c'è pure una belga. Con il dipanarsi della vicenda si instaureranno simpatie e amori, ci saranno tradimenti e dolori, quello che sembrava essere un forte senso di appartenenza sposta il suo baricentro e si trasferisce altrove.
Lontano dall'essere un gran film, nonostante le varie soluzioni trendy usate dal regista, L'appartamento spagnolo si lascia guardare volentieri soprattutto in virtù del cast giovane e ben assemblato che compone la combriccola affiatata, si gioca con i luoghi comuni sulla Spagna (come ho fatto io più sopra, olè) e si affrontano con tocco leggero temi legati alle differenze culturali o alle differenze tout-court. Tra gli interpreti diversi volti ora noti del cinema francese (e non), oltre a Roman Duris (Tutti i battiti del mio cuore, splendido) e Audrey Tatou (Il favoloso mondo di Amélie) anche Judith Godrèche (chapeaux), Cécile de France, Kelly Reilly (Sherlock Holmes).
Sapendo che il regista Cédric Klapisch ha girato due ideali seguiti del film, Bambole russe e Rompicapo a New York, tutto sommato l'idea di dargli un'occhiata non è poi da escludere, magari tra un po'.