L’appello degli editori per la libera informazione

Creato il 11 ottobre 2011 da Sulromanzo
Sezionare un articolo fra il serio e il faceto

Il Governo è sulla strada per l'approvazione di una legge che vieta la pubblicazione di intercettazioni. La maggior parte della stampa ne parla e innumerevoli siti online discutono su che cosa cambierà nel nostro paese.

Sul Romanzo vorrebbe rivolgere qualche critica e domanda a Luigi Mascheroni, giornalista presso il Giornale, autore di un articolo sul tema sopraccitato.

Le critiche e le domande saranno fra parentesi quadre [...].

***

Il titolo: Editori uniti anti-bavaglio Un'accolita di ipocriti che grida alla censura

[Manca un punto fra "anti-bavaglio" e "Un'accolita"? Si suppone di sì, data la lettera maiuscola che segue. Inoltre, complimenti per "accolita", variante più letteraria di "accolta"].

Il sottotitolo: L'appello anti intercettazioni è pura militanza. Nel 2007 nessuno protestò per il decreto Mastella. Ora tutti si scagliano contro "i rischi per la libera informazione"

[ Anti è un prefisso, quindi nei composti va pigiato contro la parola dominante, in questo caso siamo certi che Mascheroni si sia interrogato con profondità perché una i segue un'altra i. Bastava un trucco legalizzato per non farsi prendere dall'agitazione, utilizzare il trattino: anti-intercettazioni, ma il vuoto cosmico fra le due no, ci spiace. Son vezzi, chiederemo per precisione all'Accademia della Crusca.

Si dichiara che nel 2007 nessuno protestò per il decreto Mastella, vero, infatti l'Ordine dei Giornalisti concordava, i magistrati ne erano felicissimi, tanto che si parlava di proteste con scioperi. Non erano pochi i blog e le associazioni di cittadini che si erano mossi contro Mastella, una domanda sorge spontanea: signor Mascheroni, è sicuro che all'epoca vivesse in Italia?

Inoltre, aggiunge che " tutti si scagliano contro i rischi per la libera informazione". Questo è curioso per un giornalista scafato come Mascheroni, eppure nelle prime lezioni dei corsi di giornalismo si insegna che nessuno, tutti, sempre, mai, fra i possibili esempi, sono termini da evitare come la peste bubbonica].

Testo dell'articolo:

Gli appelli, per gli intellettuali, sono come le ciliegie. Irresistibili. Appena qualcuno ne lancia uno, con riflesso pavloviano scattano penna in pugno a sottoscriverli. E così è successo ieri, non appena un gruppo di editori ha ri-lanciato [il trattino è un vezzo da intellettuali?] un appello "In difesa della libera informazione", identico a quello pre-lanciato [a ridaje coi vezzi da intellettuali!] lo scorso anno al Salone del Libro di Torino contro il ddl intercettazioni. Stessa materia di discussione, stesso governo in carica e quindi stesse urla scandalizzate.

E ieri, stesso cinema. Un minuto prima dell'apertura della Fiera di Francoforte, quando l'effetto sputtanamento mondiale è assicurato, un gruppo di editori coraggiosi (Marco Cassini e Daniele di Gennaro di minimum fax, Giuseppe e Alessandro Laterza, Stefano Mauri e Luigi Spagnol di GeMs, cioè il fior fiore della sinistra progressista radical snob, ovvero gli antiberlusconiani [oooh finalmente un prefisso piazzato come Dio comanda] con la bava alla bocca) hanno gridato alla censura: "Aiuto, ci vogliono mettere il bavaglio!" (ma a chi? A minimum fax? Daì...).

[A parte il "Daì" che, date le origini nordiche-meridionali del sottoscritto [si noti l'utilizzo del trattino nel caso di aggettivo+aggettivo, son pur sempre vezzi], non si capisce se volesse evocare qualche parlata centrico-romana minimumfaxiana [trattini a go go], si chiede a Mascheroni di leggere l' appello, non c'è traccia di timore per minimum fax, bensì, come evidenziato, si parla di diritto all'informazione: " Nel maggio 2010, in occasione del Salone del libro di Torino, quasi 200 editori italiani di ogni categoria, dimensione e orientamento culturale (insieme a decine di librai in tutta Italia), pur riconoscendo la necessità di tutelare la privacy dei privati cittadini, promossero un appello a difesa della libera informazione e dell'esercizio della critica dei cittadini. Un bene prezioso a cui gli editori tengono particolarmente visto che la libertà di conoscenza è sempre stata strettamente legata alla diffusione dei libri e alla realizzazione di una piena democrazia "].

"La maggioranza di governo sta per approvare in Parlamento una legge che vieta la pubblicazione delle intercettazioni disposte dai magistrati... La libera informazione e l'esercizio della critica dei cittadini sono un bene prezioso a cui gli editori tengono particolarmente visto che la libertà di conoscenza è sempre stata strettamente legata alla diffusione dei libri e alla realizzazione di una piena democrazia", recita l'appello. [in realtà, e Mascheroni sa bene che cosa significhino i caporali, non è così, si sono unite parti, si è eliminato un punto, no no, se ci sono i caporali, si rispettano: l'appello integrale e preciso è qui]. Che prima dei lanci di agenzia era già sull'homepage di Repubblica.it... [si chiedono dati, orari, IP, fonti caro giornalista, fonti, altrimenti non è fonte e quindi notizia, ma fuffa] Ora, a parte che la "piena democrazia", semmai, si gioca sul difficilissimo equilibrio fra libertà di informazione da una parte e tutela della privacy del cittadino dall'altra [appunto, ma bisognava leggere l'intero appello, che coincidenza, non c'è traccia nell'articolo della parte in cui si dichiara: " pur riconoscendo la necessità di tutelare la privacy dei privati cittadini". Perciò il contenuto che segue fra parentesi è alquanto sorprendente] (un aspetto che i pasdaran del "Pubblichiamo tutto, sempre e subito", anche i contenuti delle intercettazioni penalmente irrilevanti, tendono a dimenticare)... E a parte il fatto che fra il minacciare il carcere per i giornalisti e il pubblicare indiscriminatamente qualsiasi carta esca dalle Procure c'è tutto lo spazio per una civile discussione senza per forza parlare di legge "fascista" come ha fatto l'Idv appena letto l'appello... [il nodo della questione non erano alcuni editori? Che cosa c'entra l'Idv di Di Pietro?] A parte tutto questo, il manifesto degli editori pone un dubbio e una domanda. Il dubbio è che appelli come questo siano atti di militanza intellettuale, legittima se la si ammette ma ipocrita se si vuole fare "quelli che noi siamo super partes" [chi l'ha detto? Dove? Quando? Fonti, non fuffa please] (a Torino i medesimi Laterza, Mauri e Spagnol dissero che "la politica in questa cosa non c'entra nulla"... [chi l'ha detto? Dove? Quando? Fonti, non fuffa please] Sì, certo...). La domanda, invece, è: perché questi stessi editori non lanciarono un identico appello nel 2007 quando, nell'allora governo Prodi, si discuteva il decreto Mastella sulle intercettazioni, così simile all'attuale? [chiederglielo invece che fare dietrologie? Un giornalista non dovrebbe ascoltare le diverse voci in campo su un argomento per rendere quanto più obiettivo un articolo?] Comunque, a Torino, aderirono in molti, ma non il colosso berlusconiano Mondadori-Einaudi, che dichiarò: "Nei nostri libri difendiamo già ogni giorno la libertà di espressione di tutti gli autori" (fra i quali tanti anti-berlusconiani che a Segrate pubblicano ciò che vogliono [vero, infatti Saramago era felice di pubblicare ancora con Einaudi e intanto non pochi altri militanti di sinistra che pubblicano col gruppo Mondadori blaterano di libertà dello scrittore, cito le fonti se servono, troppe!], tagliando così la testa alla polemica e le gambe alla sinistra, soprattutto dopo che Eugenio Scalfari commentò: "È un appello importante. Ma riconosco che sia Mondadori sia Einaudi non erano tenuti a firmarlo". Ma forse aveva paura di giocarsi il Meridano (!) [ottimo il punto esclamativo, Merid i ano, non Meridano] che gli sta preparando Mondadori. Mah... Per il resto, se il principio della libertà di informazione è sempre sacro, la sua difesa a volte - quando è strumentale - rischia di diventare, se non falsa, profana.

[Nell'articolo di Mascheroni profana è forse la scrittura, mentre strumentale è forse l'inserimento di Idv e Repubblica parlando dell'appello degli editori. Ma non prendiamoci troppo seriamente, erano commenti ironici alle parole del giornalista e lui sa che l'ironia è fondamentale, non solo nel giornalismo, o il sottoscritto dovrebbe citare fonti illustri a riguardo?

Last but not least, non sarebbe il caso di lasciare il vezzo dei punti di sospensione a L.F. Céline? Qui nessuna ironia].


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