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L’approccio ecosistemico e le buone pratiche agronomiche in difesa dei nostri olivi secolari

Creato il 22 ottobre 2014 da Antoniobruno5
L’approccio ecosistemico e le buone pratiche agronomiche in difesa dei nostri olivi secolari Il Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo
L’approccio ecosistemico e le buone pratiche agronomiche in difesa
dei nostri olivi secolari
Roberto Gennaio
Tecnico Tutela Ambiente, Naturalista
[email protected]
www.robertogennaio.it
Il complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO) è una patologia che si sta
manifestando per la prima volta in Europa sugli alberi di olivo già dal 2010, con un
focolaio iniziale localizzato in località Li Sauli –Castellana lungo la provinciale
Gallipoli – Taviano (LE) , propagandosi in seguito in tutti gli oliveti dell’interland
jonico, interessando attualmente migliaia di ettari di oliveti, una patologia che sta
mettendo a dura prova il paesaggio agrario e l’economia locale salentina.
Si manifesta:
Con foglie parzialmente disseccate nella parte apicale e/o marginale, con
disseccamento delle drupe
· disseccamenti di rami isolati, di intere branche, o dell’intera chioma;
· imbrunimento interno del legno a diversi livelli dei rami più giovani, delle
branche e del fusto
· disseccamento della pianta
Diverse possono essere le concause :
· ridotta o assente movimentazione del terreno, reso asfittico (il terreno spesso è
compattato non permettendo gli scambi gassosi tra l’atmosfera, le radici e la
ricca fauna batterica presente nel terreno che attraverso la loro funzione trofica
mettono a disposizione delle radici, ossigeno, azoto e oligoelementi )
· scarsa o assente cura agronomica delle piante;
· stress idrico (assenza di irrigazione e di fenomeni meteorici anche per 7 mesi
consecutivi, (la fascia jetografica del gallipolino è quella a più basso indice
pluviometrico della Puglia con mediamente 500 mm di pioggia/anno !)
· presenza di larve del lepidottero rodilegno giallo (Zeuzera pyrina) che con la
loro attività trofica scavano gallerie nei rami e nelle grosse branche
indebolendole meccanicamente,
· vie di penetrazione di funghi patogeni tacheomicotici (Phaeoacremonium
parasiticum. P. rubrigenun, P. aleophilum, P. alvesii, Phaemoniella spp.)
presenti nell’ambiente, che proliferando determinano una occlusione dei vasi
xilematici con conseguente limitazione della circolazione della linfa e
disseccamento della chioma
· presenza di un batterio patogeno da quarantena (Xylella fastidiosa), mai
riscontrato prima d’ora in Europa, al quale potrebbe essere attribuito un ruolo
primario nei disseccamenti dell’olivo.
· Uso di erbicidi e fitofarmaci che hanno sterilizzato e annullato l’equilibrio
ecologico del terreno e fatto scomparire interi generi di insetti necessari a
contrastare le varie avversità e fitopatie
· Rottura di quella simbiosi millenaria uomo-albero di olivo.
Box: uso dei fitofarmaci in Puglia
Nel gennaio 2009 è stata approvata la direttiva n° 128/CEE sull’uso sostenibile dei
fitofarmaci, recepita dall’ Italia con D.Lgs. n° 150 del 14 ago 2012, dove all’art. 1) si legge uso
sostenibile dei fitosanitari al fine di ridurre i rischi e gli impatti sull’ambiente, sulla salute
umana e sulla biodiversità, promuovendo l’applicazione della difesa integrata e di approcci a
metodi alternativi non chimici (all. III del D.Lgs. 150/2012)
Fitofarmaci dati di vendita Puglia 2011
(Fonte: Gruppo di lavoro fitofarmaci delle agenzie ambientali -dati 2011)
SOSTANZA ATTIVA AZIONE CONSUMO Kg/anno
INSETTICIDA
Clorpirifos (revocato dal M.Salute 12 giugno 2012 liposolubile nell’olio d’oliva) 41.065 Kg
Clorpirifos-metile 18.179 Kg
Olio minerale paraffinico 40.635 Kg
Dimetoato (Rogor) 22.907 Kg
Imidacloprid 2524 kg
FUNGICIDA
Mancozeb 99.109 Kg
Ossicloruro di rame 77.604 Kg
Rame ossicloruro tetraramico 75.534 Kg
Metam potassio 33.425 Kg
Fosetil alluminio 29.568Kg
DISERBANTE
D -2,4 acido 2,4-diclorofenossiacetico (Nufarm) 18.728 Kg
LINURON 3.447 Kg
METAMITRON 2.978 Kg
METRIBUZIN 1979 Kg
DIQUAT 1713 kg
Glifosate ( Roundup) Monsanto 255.230 Kg
sterlizza il terreno e gli habitat, interagisce con il DNA umano a concentrazione 450 volte
inferiore a quelle utilizzate in agricoltura, con effetti teratogeni e cancerogeni , provocando
malattie degenerative come il Parkinson, cancro al seno, alle ovaie, linfomi, leucemie.
Come avviene la diffusione del batterio Xilella fastidiosa ?
La sua diffusione avviene tramite diversi vettori appartenenti per lo più alla vasta
famiglia dei Cicadellidi, insetti di 2-3 mm (niente hanno a che vedere con la cicala)
le conosciute sputacchine, la cui presenza larvale è caratterizzata da quella
formazione cotonosa che si instaura tra le foglie e il ramo.
Attraverso punture trofiche da parte degli stadi giovanili effettuate per succhiare la
linfa, soprattutto in piena estate, oltre a determinare necrosi e filloptosi anticipata,
veicolano batteri come Xilella fastidiosa che proliferano nei vasi xilematici delle
piante (apparato della pianta conduttore dell’acqua e dei soluti in essa disciolti)
occludendoli, con conseguenza di una necrosi generalizzata (seccume) di parti della
chioma fino ad interessare l’intero albero.
L’azione svolta dai cicadellidi in pratica è uguale a quello svolto dalla zanzara
antropofila del genere Anopheles claviger che trasmetteva all’uomo il plasmodio
della malaria presente nel suo pungiglione quando succhiava il sangue.
Quali profilassi ?
Attualmente non esiste un trattamento per combattere Xilella fastidiosa, ma
trattamenti di buona pratica agricola a minimo impatto ambientale e lotta biologica
al vettore, i CICADELLIDI, sono quanto mai auspicabili :
· effettuare potature nel periodo di quiescenza della pianta (novembre/febbraio)
eliminando tutte le parti con presenza di sintomi di disseccamento, non
tagliando sul vivo, ma lasciare appena un piccolo moncone del secco per non
permettere al taglio vivo di essere una nuova probabile via di penetrazione di
batteri e funghi; bruciare in loco i residui di potatura (rami e fogliame),
· disinfettare i mezzi utilizzati per le operazioni di taglio (candeggina, ipolclorito
di sodio)
- non trasportare eventuali branche tagliate ma lasciarle seccare in loco in modo
da devitalizzare il batterio
- Prevenire gli stress idrici degli oliveti con un razionale programma irriguo
- adottare pratiche agronomiche per consentire un miglioramento ecologico del
terreno e vegetativo degli olivi (concimazione e areazione del terreno)
- Trattamento con zolfo in polvere su piante e terreno circostante, prodotto
biologico per i trattamenti antimicotici preventivi
- Emulsione acquosa costituita da olio d’oliva e detersivo biodegradabile al
100% di origine naturale (soffoca gli insetti vettori e l’olio penetra nella cute
liposolubile, uccidendoli) .
- Irrorare, con poltiglia bordolese costituita da rame e calce in soluzione acquosa,
o soluzione di solfato di ferro, i tronchi e le branche principali (azione fungicida
e disidratante di tutte le uova e larve presenti nei meandri della corteccia)
- Utilizzo di trappole a ferormoni, trappole cromotropiche, trappole a
disorientamento sessuale, specie durante il ciclo biologico e riproduttivo dei
Cicadellidi :
primavera deposizione delle uova, Ia generazione a giugno, IIa
generazione, la più pericolosa, in piena estate, IIIa generazione, settembreottobre
con adulti svernanti.
- Preservare il tappeto delle piante spontanee presente negli oliveti, e altrove,
sfalciarle quando lo richiede il periodo e non utilizzare diserbanti, così come
prescritto dall’informativa dell’Ufficio Osservatorio Fitosanitario del Servizio
Agricoltura della Regione Puglia del 18 ottobre 2013 e dal Decreto del Ministero
Politiche Agricole 26/9/014, perché probabili serbatoio del batterio per gli insetti
vettori (Cicadellidi).
BOX 2:
PERCHE’ NON DISERBARE: IL RUOLO DELLE PIANTE SPONTANEE
L’uso massivo degli erbicidi e degli insetticidi ha comportato la scomparsa, negli
ultimi 40 anni, di una ricca biodiversità vegetale con la conseguente semplificazione
ecologica e sterilizzazione DELLE AREE COLTIVATE una delle cause che hanno
portato alla rarefazione di molte specie di insetti impollinatori (api, lepidotteri) e utili
per l’agricoltura e l’ambiente, limitando l’efficacia della lotta naturale.
La conservazione e la valorizzazione della biodiversità vegetale degli oliveti
costituisce un principio basilare dell’agroecologia e dell’agricoltura sostenibile,
oltre a svolgere un’azione antierosiva sul terreno, la copertura vegetale risulta
fondamentale ai fini della lotta antiparassitaria, agendo in generale da serbatoi
faunistici, anche per i microrganismi del terreno, e luoghi di moltiplicazione e
rifugio per artropodi benefici in quanto:
- fonti di polline e nettare, per l’alimentazione di predatori e adulti di Imenotteri
Parassitoidi, Ditteri Sirfidi, Coleotteri Coccinellidi
- siti di svernamento per molti insetti utili.
- fonti di prede e ospiti alternativi per Predatori e Parassitoidi, Coleotteri Coccinellidi,
Coleotteri Carabidi, Rincoti (Antocoridi, Nabidi, Miridi) Imenotteri Braconidi.
- Specie erbacee spontanee come Rumex, Daucus carota, Urtica dioica, Amaranthus
Retroflexus, Cirsium arvense, Sonchus asper, Papaver rhoeas, Plantago lanceolata,
Myagrum perfoliatum, tutte specie comuni presenti nei nostri campi, consentono la
moltiplicazone e il rifugio di almeno 15 specie di Coccinellidi, predatori di afidi
e cocciniglie, 39 specie di Parassitoidi e 13 specie di Agromizidi .
- Le Coccinelle, le libellule e una serie di vespidi sono inoltre predatori dei
Cicadellidi !
- Larve di Neurotteri Crisopidi si nutrono delle uova dei Cicadellidi !
- Ninfe e forme adulte di Imenotteri Parassitoidi e Rincoti Antocoridi (una
ricca famiglia di insetti) sono predatrici di tripidi, afidi, acari, uova di
lepidotteri e di Cicadellidi !
Questa è la risposta alle nostre domande !
CONCLUSIONI
No a interventi massivi con fitosanitari di sintesi a largo spettro (erbicidi e insetticidi)
che comportano:
- una sterilizzazione generalizzata dell’agro-ecosistema oliveto con una
irreversibile perdita di biodiversità animale e vegetale (insetti, uccelli, micro
mammiferi, rettili, diverse specie di piante spontanee anche rare) *
- sterilizzazione della ricca fauna batterica presente nel terreno, importantissima
nel rendere disponibile sostanza organica, azoto, fosforo e microelementi alle
radici degli alberi e delle piante in genere
- inquinamento della falda acquifera superficiale
- rischio sanitario per gli operatori agricoli e la salute pubblica.
No alle capitozzature irrazionali che fanno ulteriormente deperire ed esporre alle
infezioni gli alberi, fatte più per speculazione e camuffate come pratica di un
fantomatico ricambio colturale!
La reazione necrotica o di ipersensibilità, il disseccamento di parti della chioma per
intenderci, oltre ad essere indotta dai patogeni, è la più alta espressione di resistenza
da parte degli olivi, degli alberi e piante in genere, una risposta altamente specifica,
che avviene con una serie di meccanismi di resistenza che vengono attivati e che
determinano la morte del patogeno.
L’olivo (la dove non totalmente compromesso) dopo avere compartimentato il
danno (meccanismo di difesa strutturale di confinamento) e attuato barriere di
difesa biochimiche post-infezionale con produzione di sostanze tossiche (fenoli,
tannini, fitoalessine, enzimi come la b-glucanasi e la chitinasi, ecc.) che inibiscono i
patogeni e i funghi xilematici, ha ripreso a vegetare con ricacci di polloni alla base
della ceppaia e nuovi germogli sulle branche primarie e secondarie.
Per questo e in nessun modo bisogna attuare l’assurda pratica di eradicazione degli
olivi ammalati o presunti così come fu proposto dalla Unione Europea e condivisa
dall’ Ufficio Osservatorio Fitosanitario del Servizio Agricoltura della Regione Puglia
e da alcuni Agronomi !
Nel corso dei secoli la resilienza dell’olivo e la simbiosi uomo-albero ci ha
permesso di poter apprezzare oggi anche esemplari di oltre 2000 anni con tronchi
dalla circonferenza di anche 12 metri, come il Gigante di Felline o altri olivi millenari
sparsi nel Salento**, e mai nessun contadino del secolo scorso si è posto
lontanamente il problema di dover abbattere un olivo perché ammalato!
Inoltre dobbiamo avere una visione più ampia dell’agro-ecosistema oliveto, non
dobbiamo considerarlo esclusivamente come fonte di rendita economica perché
produce l’olio extravergine di oliva, o che la crisi pone sul piatto della bilancia più le
spese di gestione agronomica del guadagno finale, ma dobbiamo considerare gli
oliveti specie quelli secolari come le “ nuove foreste del Salento ” *** che producono
una serie di servizi ecologici (producono ossigeno, caratterizzano il microclima,
contengono il rischio di desertificazione, controllano gli smottamenti, evitano il
ruscellamento delle acque meteoriche, assorbono grandi quantità di anidride
carbonica, caratterizzano il nostro paesaggio, sono opere uniche e irripetibili della
natura) che non possiamo quantificare economicamente, ma che prenderemmo in
grande considerazione nel momento in cui per ogni albero ci dovesse venire richiesto
un tributo o un indennizzo per la loro gestione !
Non possiamo oggi più che mai permetterci la leggerezza di sradicare il nostro
futuro, la nostra identità culturale e paesaggistica, i nostri oliveti secolari.
* Con il progetto LIFE NATURA CENT.OLI.MED LIFE 07 NAT/IT/000450 l’Istituto Agronomico
Mediterraneo di Bari, sede italiana del CIHEAM, ha effettuato uno studio sulla biodiversità presente
negli oliveti secolari al fine di elaborare delle linee guida inerenti la gestione degli oliveti con un
minimo impatto ambientale, al fine di conservare e valorizzare la biodiversità e il paesaggio.
** Per maggiori informazioni vedi Titani Olivi Monumentali del Salento, Roberto Gennaio, 2014,
Edizioni Grifo, Lecce
*** Lussureggianti foreste di querce sempreverdi come il leccio ricoprivano gran parte del Salento
prima che i disboscamenti per la produzione di legname e di carbone e il dissodamento del terreno
per la messa a coltura stravolgessero il paesaggio vegetale originario.

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