Se potremo (concedendo una piccola dispensa all’emotività della semplificazione) definire il disastro del Vajont come “strage di Stato”, visto e considerato l’interessamento diretto, costante e continuo delle autorità centrali (fasciste e democratico-repubblicane) e dei loro apparati (Presidenza del Consiglio, ministeri, società nazionali pubbliche od a partecipazione pubblica) nella progettazione e nella realizzazione della diga, altrettanto non potrà e non dovrà dirsi del sisma che sconvolse l’Abruzzo il 6 aprile del 2009. Non allo Stato, infatti, bensì ai singoli costruttori (quindi soggetti privati) ed alle autorità locali che rilasciarono le concessioni, va ascritta e ricondotta la responsabilità di crolli come quelli di Via Sturzo, Via Poggio Santa Maria, ecc, Accusare genericamente lo Stato (che, ricordo, non è un’ entità astratta bensì l’insieme e l’unione dei singoli) sempre, comunque ed in ogni caso, è e rappresenta un esercizio di pigrizia intellettiva e un atto di profonda scorrettezza morale, specialmente se l’affondo arriva ed arriverà da settori della classe politica, bramosi di scavarsi nicchie di consenso tra i cittadini mediante il ricorso al demagogismo più ventrale ed al pathos scaturito dalla catastrofe.
Altra cosa, i ritardi e le deficienze nella ricostruzione. Ma questa è una fase successiva.