L'arazzo

Creato il 22 aprile 2014 da Artesplorando @artesplorando
L'arazzo è un panno istoriato con motivi araldici, ornamentali o narrativi, eseguito con tecnica particolare su un telaio verticale (alto liccio) od orizzontale (basso liccio): sui fili (in genere di lino, canapa o stame) che costituiscono l’ordito (catena), divisi alternativamente in modo da formare due piani di lavoro, si avvolgono i fili colorati (di lana, seta, lamina d’oro o argento) che formano la trama del lavoro. Si procede dal basso verso l’alto, seguendo il modello (cartone) per zone di colore; il soggetto è eseguito ruotato lateralmente di 90° rispetto al suo assetto naturale, sicché i fili della catena, terminata l’opera, appaiono come coste orizzontali. Il termine italiano deriva dalla città di Arras, fiorente centro di produzione di arazzi nei sec. 14° e 15°, a differenza di quelli francese (tapissérie), inglese (tapestry), tedesco (Wandteppich) e spagnolo (tapiz) che derivano dal latino tapete. Il primo arazzo conservato proviene dalla chiesa St. Gereon di Colonia (11° sec., frammenti a Norimberga, Germanisches Nationalmuseum; Berlino, Kunstgewerbemuseum; Lione, Musée historique du tessus, Londra, Victoria and Albert Museum) presenta medaglioni con un toro assalito da un grifo. I primi arazzi con figure sono i frammenti con i mesi di aprile e maggio (Oslo, Kunstindustrimeseet), esemplari erratici di una manifattura norvegese del 12° sec., e soprattutto gli arazzi del duomo di Halberstadt (sec. 12° e 13°) con motivi religiosi (episodi della storia di Abramo) e allegorici (Carlo Magno e filosofi antichi). Nel tardo sec. 14° si assiste, specialmente nella zona nord-orientale dei paesi di lingua francese e nella zona sud-occidentale di quelli di lingua tedesca, a una radicale trasformazione, con ampie ed elaborate raffigurazioni che fanno dell’arazzo un capitolo fondamentale dell’arte del gotico internazionale. La casa regnante di Francia fu la principale committente di arazzi. Nei sec. 14° e 15° Arras domina l’industria (Storie di Jourdan de Blaye, Padova, Museo civico), nonostante la forte concorrenza di altre città fiamminghe e specialmente di Tournai. Si ricordano anche scuole regionali, come quella di Norimberga, altre renane e svizzere. Nel secondo decennio del 16° sec. è affidata a P. van Aelst, nella manifattura di Bruxelles, l’esecuzione dei cartoni degli Atti degli Apostoli di Raffaello. Questo avvenimento porta l’arazzo verso il gusto italiano. Nascono la serie di Vertunno e Pomona, le Cacce di Massimiliano, i Mesi di Luca da Leida; Firenze, seguita da Fontainebleau, inserisce le grottesche tra i motivi decorativi e affida i disegni degli arazzi – eseguiti da maestri tessitori fiamminghi – ad artisti quali Rosso e Pontormo (a. nel Quirinale). La tecnica raggiunge ricchezza e perfezione insuperabili. Le manifatture delle Fiandre, i cui arazzieri dirigevano quasi tutte le manifatture europee, si avviano verso una decadenza, che si accentua con il 17° sec., nonostante l’intervento di Rubens e della sua scuola. Il primato torna a Parigi, dove nel 1662 è fondata la manifattura reale dei Gobelins, rimasta superiore a ogni altra per durata e importanza. L’Italia, terza per importanza dopo Francia e Fiandra, ebbe manifatture a Ferrara, Mantova, Milano, Vigevano, Firenze, Roma (arazzeria Barberini, Ospizio di S. Michele), Venezia, Napoli, Torino. Non sono mancati tentativi di rilanciare l’arte dell’arazzo, sia nel 19° sec., sia nel 20°.
Oggi alcuni artisti dell'arte contemporanea utilizzano questa tecnica per realizzare le proprie opere.

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