" Non vi è centro nello spazio / se non dove l'io si sposa all'io, / e la bellezza è testimone e sacerdotessa" (Gibran)
L'incanto?... Sì, l'incanto. Lasciatevi intenerire... L'incanto ti si apre se Sicché richiamanoDunque pensa, vivi e godi le gioie d'artista! Comprendi che lo vuoi vedere...
È l'interstiziale una genuina creazione non di memorie, ma di "essenze", dunque rinnovate scoperte.
q uel margine,dalla Falce soverchiato, quel percepirsi nella ferita e da questa un'ultima vita, da quello t utti gli elementi dell'Arcano Non cedere all'illusione... un volto-struttura, lo scheletro:l'immagine che or ora vediamo ma non siamo.
"Ogni inutilità è soppressa [...] Il terribile vuoto scoperto è la stessa insensata e tranquilla bellezza della materia. Rallegriamocene perché tale scoperta è anzitutto gioconda. [...] L'artista non riceve più impressioni, ma scopre, scopre continuamente nuovi aspetti e nuove spettralità" (De Chirico).
Riscopre il terribile vuoto scoperto... alias meditazione. "L'arte nuova è l'arte gioconda per eccellenza" (De Chirico).
ALIAS MEDITAZIONE
" Tu non ci sarai più, darai origine a qualcosa che ignori totalmente; se non sei pronto a morire, il tuo interesse per la meditazione è falso, perché solo chi è pronto a morire rinascerà. Il nuovo non può essere un proseguimento del vecchio" (Osho)
L'Arcano senza Nome (XIII), la situazione simbolica che esso rappresenta, hanno una storia nella "meditazione". Pensate alla riflessione sulla morte che caratterizza il pensiero filosofico occidentale, ma soprattutto pensate all'esperienza profonda di una mistica teologia, per essa
- l'ombra contien la luce (il "buio diafano" di San Dionigi ),
- del negativo si riveste il positivo,
- e la perdita - come fra poco vedremo - ridiventa guadagno.
Jung definisce questa struttura (delle "cose che mutano nel loro stesso opposto"): " anantiodromica ". Ed è ciò che propriamente si mostra, la sola cosa che si possa vedere nello sviluppo del processo simbolico, cioè : "un'esperienza in immagini e di immagini", un movimento energetico e (ri)creativo.
Il resto è Oscuro, Vuoto, Estinzione, Buio, Nirvana, Agnosia oppure Dio... chiamatelo come vi pare... per la nostra incallita razionalità sarà sempre un paradosso - badate! - in grado però di (ri)velarne il senso. Ed io lo recito tutto per coloro che sanno.
IL COSTANTE, L'ETERNO SOTTO L'ACCIDENTALE
Del resto se vi ricordate anche noi dicevamo paradossi come... "l'immagine, il simbolo non è (ri)velato se non in considerazione di altre immagini...", oppure si sparlava abbondantemente di quel "frammento nel frammento che nel Tutto scompone e poi... ricompone sé..." (vedi il post: Simbolo e Immagine del Tarocco).
Sono per lo più giochi, giochi aurei dell'immagine che diventa creazione. Della parola che si (s)compone.
È assodato che il mistico non vi chiarirà i termini del suo Divertimento, lascerà piuttosto vibrare il Discorso, affinché sia tu a rivivere quell'esperienza stra-ordinaria, lo "stare-fuori": l'"e-stasi" che appare senza dubbio nell'autentico disconoscersi della parola.
E se dicessi ad esempio... che questo procedimento della trasmutazione interiore consiste in un "dialogo disincarnato di sé" - non trovereste puntualmente effigiato l'Arcano in questione (XIII)? Egli è la rappresentazione dello scheletro, e conseguentemente della morte che accompagna ogni vita gagliardamente vissuta nella meditazione. Il terribile vuoto scoperto apre il varco!
Meditare significa crea spazio per un'altra visione di Sé. Gli interrogativi a questo livello divengono essenziali, non mera letteratura intellettualoide.
"Chi sono io?" sarà pertanto la domanda che vortica dal profondo; sarà il buio di quella Terra, la , che sta dentro ciascuno di noi, e che deve portare alla rinascita del fiore - "tra le guerre dei nati-morti... nigredo
quel fondo, a marezzarlo sei tu, scesa
d'un balzo, e irrequieta la tua fronte
IL VERBO DEGLI UCCELLI
Allo stesso modo, nell'Invocazione che apre Il verbo degli uccelli, il Maestro Sufi fa delle parole un simbolo chiaro (spero!) per noi che un poco abbiamo indagato. E v'è tutta la nostra fatica nell'argomentare questioni di simbologia, lì risolta in dieci, forse cento audaci parole.
" E in qualunque modo Lo cercherai, Egli sfuggirà comunque, essendo inafferrabile. O tu che nulla hai voluto perdere, non cercare! Egli non è quel che tu credi, e allora taci una buona volta! Ogni tua parola, ogni tua conoscenza si riferisce a te soltanto - e però conosciti meglio! - non a Lui. È direttamente che devi conoscerLo, non attraverso te stesso" (Attar)
Vi si ritrovan pure "l'anantiodromica junghiana". Basti osservare con cura settanta righe più in basso nel testo, e una manciata di secoli più addietro.
" E allora non parlare di Lui; nessuna allusione Lo coglie, non esiste espressione adeguata. In quanto a te non esistere (ora è chiaro! Non creare resistenze al Vuoto con la tua fallace persona n.d.r.): altra perfezione non ti è concessa. Scompari a te stesso, giacche questo richiede l'unione! Perditi in Lui, giacché tutto il resto non è che delirio.
Entra nell'Uno, da "due" trasformati in Uno!"
E per finire la frase più bella...
... il Gioco perfetto di un Mistico senza tempo. Come Ròta il Mare l'onda spare.
" Puoi farlo da solo; devi farlo da solo. Non è necessario avere istruzioni, è un processo semplice, se lo fai; se non lo fai, sembra molto complicato. Persino la parola "meditazione" spaventa molte persone.
Pensano che sia qualcosa di molto difficile, complesso, arduo. Certo, se non la fai è ardua e difficile. È come nuotare: se non sai farlo, è difficilissimo; altrimenti, sai che è qualcosa di molto semplice. Nulla può essere più semplice del nuoto: non si tratta affatto di un'arte, tanto è naturale e spontaneo" (Osho)
giacché questo richiede l'unione! EccoVi il senso, il paradosso dell'Arcano senza il Nome.