L’ARCHITETTURA DEL ’900 A FIRENZE (2^puntata): LA EX FABBRICA GOTI

Creato il 25 novembre 2012 da Postpopuli @PostPopuli

di Fabio Focardi

EX FABBRICA GOTI

Situata in una zona a nord-ovest della città di Firenze, più precisamente nel comune di Campi Bisenzio, in località Capalle, la ex Fabbrica Goti, è un edificio tra i più interessanti dell’architettura industriale del ’900 in Toscana.

Ex Fabbrica Goti, fronte su via dei Confini (vista da Nord verso Sud)

In un momento storico importante per l’industria tessile pratese, l’imprenditore Nazareno Goti decise di far costruire un edificio che potesse ospitare una nuova sede, produttiva e commerciale per la propria manifattura. L’incarico fu dato all’architetto (fiorentino d’adozione) Leonardo Ricci, che verso la fine degli anni ’50 completò la stesura del progetto che portò alla costruzione, già pochi anni dopo, di un esempio formidabile di fabbrica casa (le indicazioni della committenza furono proprio quelle di unire gli spazi della produzione e della commercializzazione con quelli adibiti ad abitazione per i lavoranti). Come detto, l’edificio principale fu concluso nel 1962 mentre una seconda parte, quella meridionale adibita alla filatura, sarà realizzata solo a fine anni ’60. Planimetricamente, l’edificio ha un impianto prevalentemente longitudinale, composto da due corpi di fabbrica distinti: il primo, ed anche quello costruito in prima battuta, è suddiviso a sua volta in due parti, una che si sviluppa sul lato ovest di via dei Confini adibita a produzione e vendita, e l’altra che si sviluppa sul lato orientale di via Galileo Galilei, atta ad ospitare i magazzini e le abitazioni; il secondo corpo di fabbrica è quello meridionale, costruito in in un secondo momento, ed ospita i locali per la filatura.

Ex Fabbrica Goti, fronte su via dei Confini (vista da Sud verso Nord)

Questa divisione formale è riscontrabile anche nel trattamento delle facciate. Il fronte occidentale (via dei Confini) ha un forte sviluppo orizzontale con una suddivisione in tre fasce: un basamento in pietra, una fascia completamente vetrata al piano rialzato a cui si accede tramite due rampe di scale situate sul fronte settentrionale, e un’ulteriore fascia vetrata schermata da un brise-soleil al piano primo; il tutto coronato da una copertura caratterizzata da una successione di piccoli frontoni. Chiude nella parte meridionale di questo fronte, una torretta in pietra, che accoglie al suo interno il vano scale di collegamento tra la parte bassa di produzione e vendita, con la zona al primo piano dove si trovano gli uffici della manifattura. Si attaccano a  questa torretta, i locali della filatura, compresi all’interno di un corpo ad un solo piano completamente vetrato (sempre sul versante occidentale di via dei Confini), posto sullo stesso basamento in pietra dei locali adiacenti. Sul lato orientale, quello di via Galileo Galilei, abbiamo due parti ben distinte: la parte dei magazzini e delle abitazioni, e quello della filatura. Il corpo dei magazzini presenta da nord verso sud due nuclei: quello maggiore caratterizzato da una corte recintata da un muro in pietra e da due grandi volumi semitrasparenti contenenti i corpi scala; il fronte è invece scandito da tre fasce vetrate, corrispondenti a tre piani fuori terra, con dei balconi aggettanti al primo e al secondo piano. Il nucleo minore, invece, è disposto su due livelli contenuti da speroni in pietra, dove al piano terra ci sono dei portali d’ingresso e al primo piano, al di sopra di una tettoia, si trova una finestratura a nastro; il tutto concluso da una torretta in pietra con feritoie di varie forme e dimensioni gemella di quella adibita a centralina ENEL, che delimita il lotto della manifattura e alla quale si attesta il corpo di fabbrica della filatura con un fronte semplicemente intonacato e con aperture intermedie.

Ex Fabbrica Goti, fronte su via Galileo Galilei (vista da Sud verso Nord)

Il fronte a nord è l’ingresso dal quale si accede, tramite due rampe di scale, direttamente allo spazio di produzione e vendita, ben visibile anche dall’esterno. Questo spazio di forma rettangolare con un rapporto di 7:2 è caratterizzato da 12 pilastri tricuspidati in calcestruzzo armato su ciascuno dei due lati longitudinali, arretrati sul fronte strada, che portano delle travi ricalate anch’esse in calcestruzzo armato. L’arretramento dei pilastri permette di svincolare la facciata dalla mera funzione strutturale, lasciando alla chiusura orizzontale, completamente vetrata, il compito di dare continuità agli spazi, unendo l’interno con l’esterno, riproponendo così appieno la lezione lecorbusierana elencata nei cinque punti della nuova architettura (per saperne di più vi consiglio di leggere il testo teorico dell’architetto elvetico “Verso una Architettura“). Un’opera, quella di Leonardo Ricci, ancora riconoscibile nel caos urbanistico di una zona industriale che si è ampliata seguendo un indirizzo in gran parte speculativo, che si distingue dalla monotonia della classica fabbrica tessile pratese degli anni 50-60, archetipo di un vecchio modo di concepire lo spazio di lavoro,  e che mette in relazione la funzionalità degli ambienti produttivi ed abitativi della fabbrica-casa con il paesaggio circostante e la sua comunità, seguendo il suo ideale modo di fare “architettura“.


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