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L’Area Med, opportunità strategica per l’Italia

Creato il 18 gennaio 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
L’Area Med, opportunità strategica per l’Italia

Le prospettive economiche dei Paesi del Mediterraneo, all’infuori dell’eurozona, sono positive. Nel 2013 la crescita economica media dell’Area Med, inclusi i Paesi dell’eurozona, è stata dello 0,4%, valore trainato dai Paesi fuori dall’eurozona, il cui Pil in media è aumentato del 3,5%. I recenti provvedimenti in materia economica e fiscale, faranno di questi Paesi un’opportunità di sviluppo commerciale e industriale.

 

In tempi di recessione, i Paesi della sponda sud del bacino del Mediterraneo rappresentano per l’Italia e le nostre imprese un’opportunità più semplice da sfruttare rispetto all’Estremo Oriente e dell’America Latina.

Nella recente ricerca del centro studi di Euler Hermes, la zona Med viene suddivisa in tre aree economicamente strategiche. Troviamo l’area dei paesi della “Vecchia Europa”, composta da Grecia, Italia, Francia e Spagna; e l’area dei “Abtals” (Talenti), composta dai Paesi del Nord-Africa, come Marocco, Algeria e Tunisia, le cui economie sono spinte dalle ingenti risorse naturali e dalla crescita sostenuta degli stili di vita della classe media. In questa area ci sono anche paesi che stanno attraversando un periodo di instabilità politica, che influisce pesantemente sull’economia; su questi paesi ci sono quindi riserve sul breve termine. La terza area, denominata “Porta dell’Asia”, è formata dagli Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e dalla Turchia, con possibilità di crescita maggiore, per via anche dei tradizionali rapporti commerciali con il continente asiatico.

Ammortizzando il calo

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Il centro studi di Euler Hermes fa una previsione negativa sugli investimenti del nostro paese, -6,7% nel 2013 e un -2,1% nel 2014, determinato dal calo della domanda interna italiana e la contrazione del credito alle imprese non finanziarie, ma nonostante questi due fattori che incidono pesantemente sulla contrazione, l’Italia ha un grande vantaggio competitivo nella “Vecchia Europa”, ossia una maggiore diversificazione dei propri prodotti, prevalentemente di fascia media, e una solida e ampia base industriale, che ci fanno osservare con positività le previsioni economiche di medio termine, in ragione anche della ripresa della nostra competitività sul mercato dei prezzi dei beni che sta determinando, già oggi, una maggiore crescita delle esportazioni, come si apprende dagli ultimi dati Istat del primo semestre 2013.

Le prospettive economiche dei paesi del Mediterraneo, all’infuori dell’eurozona, sono molto positive. Nel 2013 la crescita economica media dell’Area Med, inclusi i paesi dell’eurozona, sarà dello 0,4%, valore che sarà trainato dai paesi fuori dall’eurozona, il cui Pil in media aumenterà del 3,5%. I Paesi che cresceranno saranno in primis Turchia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, oltreché, il Marocco – tra i Paesi del Nord-Africa – grazie alla sua stabilità politica e all’efficace politica improntata al commercio con l’estero. Nel 2014, l’intera zona dovrebbe arrivare a una crescita pari al 4,1%.

Quindi un bacino importante per l’export dell’Italia, che, proprio con i Paesi del Mediterraneo meridionale, potrebbe intensificare i rapporti commerciali, questi risulterebbero partners geoeconomicamente ideali per incrementare largamente quell’8% delle vendite attuali, verso i quali l’impresa italiana indirizza l’esportazione.

Successi in Turchia

Alcuni casi mostrano che questo processo è possibile ed è il caso della Turchia, con la quale l’Italia ha mantenuto il suo export in valore e volume pari a 21 miliardi di euro e le previsioni sono più che positive. Finora la presenza italiana sulle terre turche non ha risentito delle recenti proteste di piazza Taksim, prova ne è l’apertura, nell’imminente autunno, del primo stabilimento nel Paese dell’azienda Ferrero, che godrà della nuova normativa in materia economica e fiscale, intervenuta sugli sgravi e incentivi per l’avviamento di nuove imprese turche e la captazione di start-up estere e di imprenditori che delocalizzano la produzione dal paese di origine verso Istanbul. Come anche il caso Astaldi che insieme a un partner indigeno ha vinto l’appalto per il terzo ponte sul Bosforo e sta completando il terzo sul Corno d’Oro, confermando gli attuali affari italiani favoriti dalla recente e riformata disciplina dei contratti pubblico privato.

I due settori, determinanti il dinamismo della macroarea “Abtals - Porta dell’Asia”, saranno l’edilizia, col rafforzamento delle grandi infrastrutture pubbliche, e i trasporti, sia passeggeri sia industriali, come in Arabia Saudita, secondo mercato edile del Medio Oriente dopo quello emiratino, in cui nei prossimi 5 anni i progetti relativi al settore dell’edilizia ammonteranno a 613 miliardi di dollari, e in Turchia dove la Turkish Airlines, compagnia aerea di bandiera turca, prevede 90 milioni di passeggeri per il 2020, dai 39 milioni attuali, ed è stato lanciato il progetto di un terzo aeroporto a Istanbul. Buone previsioni anche per il mercato dei consumi e in particolare per l’automobile, con previsioni importanti per Emirati Arabi, Arabia Saudita, Turchia e Marocco.

Tuttavia, restano da superare anche gli ostacoli di ordine normativo e istituzionale domestico che ancora rendono sfavorevole il clima degli affari transnazionali dell’Italia, un limite pesante per le imprese che, ciononostante, sono destinate a trovare, nel Mare Nostrum, un nuovo e ricco mercato dove continuare a crescere.


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