L’arena dei Napoletani e degli Imperatori: il teatro romano di Neapolis

Creato il 16 agosto 2014 da Vesuviolive

“Per andare a casa di Metronatte bisogna, come sai, oltrepassare il Teatro dei Napoletani. E’ strapieno e vi si giudica con grande attenzione chi sia un buon flautista.”

Così Seneca, il celebre filosofo stoico del I secolo d.C., ci riporta nelle sue Epistole a Lucilio uno dei primi frammenti descrittivi live riguardo il teatro romano di Neapolis. L’arena (detta anche teatro romano dell’Anticaglia) è ubicata nel cuore del centro storico di Napoli, presso il decumano superiore, più precisamente tra via Anticaglia a Nord, via San Paolo a ovest, vico Giganti a est e, dalla sua parte meridionale, è tagliato da vico Cinquesanti.

Ai tempi del suo massimo splendore occupava la parte settentrionale del foro, la principale area pubblica cittadina. Le dimensioni della struttura erano davvero ragguardevoli: si pensa infatti che potesse accogliere fino a cinquemila spettatori. Datato al I secolo a.C., il teatro sorge al posto di un antecedente edificio greco del IV secolo a.C., anch’esso probabilmente destinato alla rappresentazione teatrale.

A differenza dell‘Odeion, che sorgeva accanto ad esso, destinato a particolari manifestazioni musicali ed oggi praticamente quasi scomparso, il teatro era scoperto. Il teatro di Neapolis fu una vera e propria ribalta per un vasto panorama culturale, anche al di là del territorio partenopeo. Basti pensare, infatti, che l’arena sarebbe stata prescelta da diversi imperatori come luogo appropriato per un certo tipo di rappresentazioni a loro gradite. Così faceva Ottaviano Augusto, che considerava il teatro come il “custode della cultura ellenica”.

Così l’imperatore Claudio, come riferisce Svetonio, vi fece rappresentare commedie in onore del fratello Germanico. Nerone, poi, lo rese perfino leggendario: proprio in questa sede il controverso imperatore debuttò con una sua ode cantata che, secondo alcune fonti, venne accompagnata da una scossa di terremoto: l’imperatore tuttavia valutò il fatto come un apprezzamento divino e di conseguenza costrinse il pubblico lì presente a rimanere ad ascoltarlo.

Dal 2003 è in corso un progetto di scavo e valorizzazione del settore occidentale del teatro, curato dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei e dal Comune di Napoli. È un intervento di “archeologia urbana” atto a mettere in luce le strutture del teatro. Le visite (all’interno del cantiere di lavoro) consentono di ammirare una parte del monumento che comprende gli ambulacri , i cunei di sostegno delle gradonate, il vomitorium occidentale ed il settore di cavea portato alla luce.

La parte oggi visibile è del I secolo d.C., probabilmente di un periodo postumo all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. In seguito sembrerebbe che, dopo essere caduto in totale disuso nel V secolo d.C., in età medievale sia divenuto parte di un sepolcreto, per poi mutare nuovamente in età Angioina e assumere, più o meno, l’aspetto odierno.

Chiunque si lasci stuzzicare dalla voglia di saperne di più di questa gemma incastonata nel centro della Napoli antica, le visite guidate sono effettuate da archeologi professionisti della società Apoikia e si svolgono il sabato alle ore 9.30, 10.00, 11.00 12.00. Al sito si accede da Via San Paolo ai Tribunali, 4.

Fonti:
Seneca - Epistulae morales ad Lucilium
www.cir.campania.beniculturali.it
wikipedia.org/wiki/Teatro_romano_di_Neapolis
www.napolidavivere.it


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