Certo è uno spettacolo sentire il direttore del Giornale che vaneggia prendendo i tassisti abusivi come esempio di business evolutivo e Briatore bofonchiare di start up perché non gli veniva in mente la parola società, visto che non aveva il copione come nella sua trasmissione. Ora io dico come si può spacciare il signor billionaire, come imprenditore? E soprattutto come si fa a presentare uno che ha sempre navigato nei peggiori vizi italiani come l’uomo che illumina il cammino? Cosa c’entra Briatore, biscazziere, oscuro seduttore di ricchissimi commenda, ricattatore, manager pluri fallimentare, latitante recidivo, con i problemi cui si trova di fronte il Paese?
Se qualcuno ha interesse a sapere chi sia davvero Briatore, può andare a questa sintesi scritta due anni fa quando si inaugurò il suo reality. La carriera del Boss è ben conosciuta, una carriera che è quasi un antologia del peggio italiano. E tuttavia per fare spettacolo lo si mischia con cose che dovrebbero avere tutt’altra serietà. Ma il fatto è che ormai l’informazione è evasiva, scambia il personaggio di un reality per realtà, non per errore, ma come metodo per confondere le acque. Tanto chi è al di là dello schermo viene premiato per questa frivolezza reiterata e aggravata che oltretutto è premiata dall’audience e che alla fine ha come scopo finale quello di far confusione e trasformare il disorientamento in obbedienza e rassegnazione al massacro.