L’arma della preghiera

Creato il 22 giugno 2014 da Silvanascricci @silvanascricci

Pregare è un diritto.

Ed è un diritto che io, atea, non vorrei fosse negato ad alcuno.

Ai cattolici, ebrei, mussulmani, induisti, buddisti, protestanti, anglicani, testimoni di Genoa, avventisti del settimo giorno e chi più ne ha più ne metta e non necessariamente nell’ordine scritto.

Pregare non è, però, un diritto che prescinde dal diritto degli altri.

Pregare, anche insieme ad altri, è essenzialmente un fatto privato.

Ma, comunque lo si voglia considerare non può e non deve essere un’arma scagliata contro qualcuno.

Arma reale o psicologica.

Soprattutto se questa arma viene usata contro chi compie un atto privato, spesso doloroso, certamente personale, e non contrario alle leggi dello stato come un’interruzione di gravidanza.

E invece è quello che accade, ogni martedì mattina davanti al Policlinico S. Orsola di Bologna.

E, sinceramente, ne abbiamo piene le ovaie.

La libertà di uno non può essere la scusa per la vessazione di altri.

Il diritto all’aborto è un diritto garantito dalle leggi dello stato esattamente come il diritto a professare una religione.

Ma come io non vado in chiesa ad insultare o a fare comizi per convincere i fedeli che Dio non esiste, credo sia giusto che i cattolici si astengano dall’andare in luoghi pubblici a fare pressioni psicologiche od azioni di disturbo verso chi non si attiene a dei principi religiosi che, come tali, non sono e non possono essere universali.

Le uniche leggi a cui siamo tutti tenuti sono le leggi dello stato (poi possiamo discutere se siano giuste o meno), ma solo a quelle.

Alle leggi della fede nulla dobbiamo.