La lingua dei personaggi, invece, è l’aspetto che per forza di cose arriva per primo allo spettatore: un impasto di latino maccheronico, volgare e qualche deriva dialettale, soprattutto romanesca, che spesso assume la forma di una poesia o della strofa di una canzone, anche in rima. Basti citare come esempio una sequenza di Brancaleone alle crociate: per difendere la strega (Stefania Sandrelli) dalle accuse del re Boemondo (Adolfo Celi), Brancaleone imbastisce un’arringa tutta in versi, e da questo momento in poi la maggior parte dei dialoghi sarà espressa allo stesso modo. Ma ci sono anche dei segni caratteristici della parlata all’italiana: l’imprecazione, che si trasforma da «l’anima de li mortacci tua» a «l’anima de li tuoi miliori», tradendo una chiara origine medievale. L’immaginario narrativo e iconografico dei film influenza tanto anche i costumi e il trucco, aspetto quest’ultimo che rende il personaggio di Gassman ancora più surreale e dimostra l’attenzione degli sceneggiatori nella selezione delle fonti cui si sono ispirati. La parrucca e il cipiglio ricordano infatti quelli di un eroe giapponese, resi in caricatura e necessari per accentuare il divario tra l’ego di Brancaleone e le sue reali capacità. Altra dimostrazione di conoscenza della letteratura ispiratrice è data da una citazione presente in Brancaleone alle crociate: «Gerusalem sovra tre colli è posta»,[1] parole che pronuncia Brancaleone mentre il gruppo si avvicina alla città ; parole che appartengono alla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso. Anche se non si coglie la citazione, questa è dissimulata così bene nel racconto da appartenere anche a questa storia e da rendere il film leggibile a più livelli, dissacrando poi la fonte.
La sequenza finale è un esempio di un’altra caratteristica comune a molte commedie all’italiana: l’epilogo romanzesco, che chiude una vicenda ma allo stesso tempo pone delle basi potenziali per un’altra avventura. Brancaleone ha un conto in sospeso con la Morte, che all’inizio della sua avventura gli aveva promesso di portarlo con sé. In uno scenario che evoca la partita a scacchi de Il settimo sigillo, la strega innamorata decide di immolarsi per Brancaleone. La Morte è soddisfatta perché «Li conti tornano», la strega si trasforma in gazza e vaga per il deserto sulle spalle di Brancaleone, contento di essere sopravvissuto e con la malinconia di aver perso, ancora una volta, la donna che lo amava.
[1]«Gerusalem sovra due colli è posta» è il verso originale della Gerusalemme Liberata, canto III, stanza LV
Archiviato in:Cinema Italiano, Classici, Commedie Tagged: brancaleone, brancaleone alle crociate, commedia all'italiana, critica cinematografica, gianmaria volontè, gigi proietti, L'armata Brancaleone, Mario Monicelli, paolo villaggio, recensioni film, Vittorio Gassman