Ieri ho parlato dell’interrogatorio – come sospettato – a cui è stato sottoposto l’ex Capo di stato maggiore delle forze armate turche, İlker Başbuğ (in carica dal 2008 al 2010). Le risposte ai magistrati – civili e non più militari, dopo le riforme costituzionali del 2010 – non devono esser state particolarmente convincenti, il generale è stato successivamente arrestato: incriminato per le attività eversive e propagandistiche compiute creando una serie di siti web – due anni fa – per screditare il governo dell’Akp e il movimento religioso che fa capo a Fethullah Gülen. Immagino che l’opposizione kemalista griderà un’altra volta al complotto e che la stampa internazionale continuerà a prendere per buona la storiella dei “garanti della laicità” soppiantati dai “conservatori islamici” senza scrupoli; nei fatti, anche questo è un passo in avanti nel processo di transizione democratica della Turchia promosso – in modo ancora imperfetto e con molti errori, beninteso – dal primo ministro Erdoğan. Cosa accadrà? Secondo me, poco o nulla: non c’è spazio per nuovi colpi di stato in piena regola, ma chi ha sempre tramato nell’ombra – con mezzi infami – continuerà a farlo.