L’arte non solo per l’arte. La settimana dedicata all’arte contemporanea si è conclusa ieri a Istanbul: con grande soddisfazione per la partecipazione e per gli affari. Protagonisti sono stati infatti i galleristi, turchi e internazionali (con la collaborazione di musei e istituzioni culturali): che hanno organizzato mostre nei loro spazi distribuiti soprattutto nel quartiere in attesa di totale riqualificazione attorno a Galata e Tophane, tour guidati, conferenze e dibattiti con grandi nomi del settore; che hanno partecipato in massa – 45 gallerie locali e 57 straniere, di provata fama – alla fiera Contemporary Istanbul, giunta alla settima edizione, in cui ancora una volta sono lievitati la superficie espositiva nel polo congressuale di Harbiye e gli artisti rappresentati, più o meno famosi: circa 600, per un totale di oltre 2000 opere – dipinti, sculture, installazioni e stravaganze varie – dal valore complessivo di 120 milioni di dollari.
Durante l’inaugurazione di giovedì sera molti artisti erano presenti per discutere di stili e novità, per farsi vedere, per godersi il bagno di folla: come l’ottuagenario Burhan Doğançay; e moltissimi gli acquirenti che non hanno badato a spese, sin da subito e fino a domenica: tanto che le gallerie più fortunate hanno dovuto scovare nuove proposte per non rimanere con le pareti degli stand sguarnite – ma numeri precisi e affidabili non sono stati forniti.
Il presidente dell’evento, Ali Güreli, ha esplicitato con determinata chiarezza l’obiettivo di fondo: trasformare la città sul Bosforo in uno dei centri internazionali dell’arte contemporanea, “attirare a Istanbul le 5000 persone che gestiscono il mercato mondiale dell’arte”. Ha invece illustrato il contesto il coordinatore generale, Hasan Bülent Kahraman: “Nell’ultimo decennio, si sono verificate profonde trasformazioni economiche e sociali, un nuovo gruppo di collezionisti è emerso. Abbiamo adesso un numero innumerevole di di gallerie specializzate nell’arte contemporanea”.
Il fenomeno è recente, gli ultimi 10 anni per l’appunto. Il museo Istanbul Modern, sempre a Tophane, ha aperto nel 2004: i due spazi di SALT dedicati anche alla ricerca, a Galata e Beyoğlu, nel 2010 e nel 2011. La Biennale d’arte è invece giunta alla dodicesima edizione (la tredicesima è prevista per il 2013) e si è affermata tra le più significative al mondo. Ma attraverso le gallerie, gli ateliers, il design, la moda, i negozi del lusso, la ristorazione per gourmet, interi quartieri prima abbandonati al degrado stanno rinascendo e ritrovando la vitalità smarrita dopo la fine dell’impero e l’esodo forzato delle minoranze (greci, ebrei, armeni, levantini) negli anni ’50 e ’60, sostituite da immigrati dell’Anatolia profonda.
Anche il ministro della cultura e del turismo Ertuğrul Günay ha voluto essere presente, non di persona ma con uno scritto citato nel comunicato stampa: “Istanbul, con un numero sempre crescente di centri d’arte, di musei, di eventi come la Biennale e Contemporary Istanbul, insieme al suo patrimonio culturale e alla sua forma economica, è riuscita a conquistare apprezzamenti nazionali internazionali. Siamo onorati di sostenere questa settimana di cultura”. Il sostegno ministeriale è però limitato (del resto, lo stesso Güreli ha confessato che la richiesta di sovvenzioni è partita con due soli mesi di preavviso), il boom dell’arte contemporanea è dovuto massimamente ai privati: alla fondazione Iksv per la Biennale e Istanbul Modern, alla banca Garanti per SALT, ai galleristi per Contemporary Istanbul e Art Istanbul, a molti altri imprenditori e industriali – o professionisti dell’arte – per iniziative analoghe come Istancool e Art Beat Istanbul. Il ritmo delle inaugurazioni è insostenibile. Il grande merito della settimana dell’arte contemporanea è quello di riunire in un progetto comune – per l’appunto di grande impatto – una serie di operatori che fino a oggi hanno lavorato in modo frammentato e con fondi insufficienti a disposizione.
Un impulso decisivo è arrivato nel 2010, quando Istanbul è stata capitale europea della cultura. Beral Madra, responsabile per l’arte contemporanea, è però rammaricata dalla mancata preservazione di quell’esperienza: l’agenzia che ha coordinato iniziative ed eventi è stata sciolta senza troppe cerimonie, disperdendo un patrimonio di relazioni faticosamente costruite; per quanto riguarda specificamente l’arte contemporanea, non ha avuto seguito ’Portable Art’: la rassegna itinerante per portarla in ogni angolo di Istanbul, ideata dalla stessa Madra. Che si è anche lamentata per “la cultura degli eventi”, per “la mancanza di attenzione gli artisti come individui”; del resto, “nel ministero competente mancano esperti di arte contemporanea e l’interesse è molto limitato”: mentre il ministero degli Esteri si è dotato di spazi espositivi all’estero “ma non ha adottato criteri rigorosi per selezionare gli artisti da invitare”. La soluzione: “Investimenti mirati e a lungo termine nell’industria creativa, apertura di spazi dedicati all’arte in ogni città e in ogni quartiere, formazione”.
Contemporary Istanbul è stata in ogni caso un successo, anche nell’attrarre – com’era nei piani – attenzione internazionale. Ospiti d’onore, nell’ambito delle celebrazioni per il quattrocentesimo anniversario dei rapporti diplomatici tra Turchia e Olanda, alcune gallerie dei Pesi Bassi particolarmente attente al settore dei nuovi media e della videoarte, mentre un folto drappello di artisti e critici olandesi ha animato uno speciale programma di discussioni aperte al pubblico; si è registrata anche una presenza di gallerie con base nell’Europa centrale e orientale, oltre che di nomi pesanti del circuito globale: su tutte la Marlborough Gallery, fondata a Londra e con sedi a New York, in Spagna, a Monaco e in Cile. La prossima edizione della duplice manifestazione partirà il 4 novembre 2013 e coinvolgerà anche i centri culturali stranieri, compreso l’Istituto italiano di cultura; anzi, della triplice manifestazione: visto che l’Art Istanbul e Contemporary Istanbul 2013 coincideranno con la terza settimana della Biennale targata Iksv.
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