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L’arte del manifesto politico 1914-1989 – Jeffrey T. Schnapp

Creato il 22 maggio 2015 da Maxscorda @MaxScorda

22 maggio 2015 Lascia un commento

L'arte del manifesto politico
Conosciamo tutti la qualita’ delle stampe Skira e la missione nel dedicarsi all’arte a 360 gradi, annessi cataloghi di mostre ed eventi. Ultimamente si sta muovendo molto bene anche sul web, nonche’ sul fronte prezzi spesso davvero concorrenziali. Quando tuti questi elementi incrociano una antica passione, allora il gioco e’ fatto.
Amo l’illustrazione e la grafica pubblicitaria mi desta grande interesse e in fondo cosa e’ mai un manifesto politico se non il vendere qualcosa, che sia un’idea piuttosto che una mozzarella poco cambia in fondo.
Non dimentichiamo naturalmente che serve contestualizzare tempo e luogo evitando di schiacciarsi sulle conoscenze odierne. Si dice che un’immagine vale mille parole il che puo’ essere vero, a maggior ragione se ci si rivolge alla grande massa analfabeta che materialmente non e’ in grado di comprendere un testo ma un disegno si.
Percio’ piu’ nel passato che oggi, il simbolo diviene concetto, l’icona cronaca, la rappresentazione realta’.
Pubblicita’ si diceva percio’ reiterare gli stessi concetti crea bisogni o modifica le idee, quindi il piu’ sanguinario dei leader sorride e gli sorridono le persone attorno mentre il nemico digrigna i denti e aggredisce donne e bambini.0
E’ cosi’ anche oggi laddove si vuole convincere di qualcosa allora vi sono "donne e bambini", cambiano solo i media al soldo del reuccio di turno. Ad ogni modo il libro traccia un percorso molto chiaro, persino scontato all’interno dei regimi e parimenti nelle democrazie ad essi contrapposti, con comunismo, russo e molta Cina tra i primi ma non di meno nazismo e fascismo, le controparti statunitensi e inglesi, Spagna, Sudamerica e parecchi esempi mediorientali specie dall’Iran . Il bello e’ che sono tutti uguali, tolti accenti e stili graifci, con buona pace di chi s’illude che le dittature siano diverse tra loro. E’ formidabile pensare di mettersi nei panni dell’artista, perche’ di artisti si tratta e raffigurare concetti, invece che beni, dire "voi siete felici" o "il nemico e’ cattivo" tanto da convincere a crederci sul serio. Al manifesto sovietico poi sono particolarmente affezionato dal momento in cui molti grandi costruttivisti parteciparono -ebbero forse scelta?-  alla realizzazione di poster e manifesti, basta pensare ad artisti come El Lissitzky o Rodchenko, quest’ultimo tanto da diventare un evergreen riconoscibile e usato in molti contesti ancora oggi. La Cina poi si spinse ancora oltre, facendo di Mao una vera e propria icona pop al punto che Warhol ne intui’ per primo l’essenza profonda, omaggiandolo nei suoi ritratti alla stessa stregua di una Marilyn o ancora meglio delle scatole di fagioli.
Grande formato, curioso ed istruttivo, per saper leggere tra le righe dei proclami dei dittatori di ogni epoca, inclusa la nostra.


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