Delusa? Non direi. Sono rimasta invece un po’ “sulla porta”, come si suol dire. Mi sono messa lì ad attendere e sono stata premiata.
Ieri, nel gironzolare tra chiese romaniche e viuzze inerpicate per le salite, ho avuto l’opportunità di stupirmi grazie a quella forma d’arte umana che tutti i viaggiatori conoscono molto bene: l’arte dell’incontro.
Non bisognerebbe mai dimenticare a casa la curiosità perché essa è regina quando si è in viaggio. Grazie ad essa, ieri ho assaportato davvero l’atmosfera del festival. Qui a Spoleto non ci somo eventi collaterali a quelli in cartellone. Ma un “fuori festival” ufficioso è pronto in ogni angolo.
Succede quando per caso si scopre una pittrice che espone quasi timida in un piccolo spazio adiacente al centro. Lei si chiama Paola Salvestrini, è toscana e negli occhi ha tutta la limpidezza e la luce dei suoi quadri. Il suo lavoro racconta di mare, di vita, di giochi posti dentro una realtà nuova, più limpida rispetto al mondo reale.
Uscendo dalla mostra di Paola, la curiosità mi ha fatto cogliere un suono che arrivava dall’altro lato della piazza. Quattro musicisti molto giovani avevano portato in piazza il loro modo di suonare. Stavano praticamente provando i pezzi che la sera stessa avrebbero dovuto eseguire in modo più ufficiale. Poco importava che fosse una prova o semplice voglia di diffondere la musica, in pochi minuti avevano attirato davanti a loro un bel po’di gente.
Grazie a loro e grazie a Paola ieri ho colto davvero la sensazione che la città stessa fosse diventata palcoscenico. E (anche) questo è il Festival dei 2Mondi.
(Fotografie: Gianluca Vecchi)
Giovy
Classe 1978, sbrindola, poliglotta e viaggiatrice per indole. Nasco e cresco in Veneto, divento grande in Svizzera per poi coltivare le gioie del cuore in Emilia. Mi sento un po’ la Mary Poppins dei viaggi: sempre ottimista e con mille proposte e soluzioni in tasca per percorrere tutti i kilometri possibili. Tutto il resto è un viaggio ancora da vivere e da raccontare.
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